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UniPisa: discrezionalità, chiamate "al buio", violazioni del codice etico sul concorso di ICAR-14

Non c’è pace all’Università di Pisa, uno tra gli atenei - come risulta da segnalazioni, ricorsi e sentenze dei tribunali - con davvero troppi casi di irregolarità.

Nel 2019 l’Ateneo toscano bandisce un concorso per un posto da Professore Ordinario nel settore ICAR-14, Progettazione Architettonica, al Dipartimento di Ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni. Vi partecipano 3 professori associati, 2 già in servizio nel suddetto ateneo e in possesso dell’Abilitazione Scientifica Nazionale per la prima fascia, Boschi e Lanini. Nel giugno 2019 il rettore emette il decreto di nomina della commissione, la cui composizione appare viziata da illegittimità secondo quanto stabilito dall'atto di indirizzo del Miur relativo al Piano Anac. E’ infatti presente in commissione una docente (si veda il comunicato) che, ben oltre il limite del numero consentito di concorsi all’anno, presenzia all’ennesima procedura. La valutazione della commissione si conclude nell’ottobre 2019 dichiarando “maggiormente idoneo” il candidato Lanini). Chiuso il concorso, il Consiglio di Dipartimento dovrebbe solo approvare la proposta di chiamata ratificata da successivo Consiglio di Amministrazione.

Il candidato Boschi non ci sta e durante una seduta del Consiglio di Dipartimento denuncia la violazione dell’art. 13 del Codice Etico di Ateneo da parte di Lanini, per aver il medesimo partecipato alla nomina della Commissione giudicatrice. Nel frattempo anche l’ “Osservatorio indipendente sui concorsi universitari” invia una istanza di annullamento del concorso all’attenzione del rettore, mentre “Trasparenza e Merito” denuncia pubblicamente l’accaduto (vedi il comunicato). Nonostante ciò il Consiglio di Dipartimento, a fine novembre 2019, infischiandosene di segnalazioni, denunce pubbliche e diffide, procede lo stesso e approva la procedura di chiamata di Lanini, senza alcuna motivazione, nemmeno rispondendo alla violazione contestata. Una prassi, quella di approvare all’unanimità, che non è casuale: meno di un mese prima la sentenza del TAR Toscana n. 1342 aveva censurato tale condotta - messa in atto nello stesso Ateneo dal Dipartimento di Linguistica -, riconoscendo l’illegittimo l’operato del dipartimento e inviando gli atti in Procura (come ricorda il comunicato). A questo punto il candidato Boschi invia una ulteriore diffida ad adempiere nei confronti dell’Ateneo, nella quale lamenta l’”approvazione al buio” del Consiglio di Dipartimento.

L’intricata vicenda prosegue con il Consiglio di Amministrazione dell’ateneo che non delibera e in una successiva seduta decide di “non dar corso alla proposta di chiamata, rinviando gli atti al Rettore per l’eventuale adozione di provvedimenti in autotutela”. Il rettore comunica nel gennaio 2020 l’annullamento in autotutela per la violazione dell’art. 13 del Codice Etico da parte del Prof. Lanini. Un articolo su “Il Tirreno” del 29 gennaio 2020 suggella l’accaduto e titola: «Università, carriere e veleni: ateneo di Pisa, candidato si sceglie i commissari chiamati a decidere la sua promozione», mentre un nuovo comunicato di TRA-ME rincara la dose. Nonostante l’annullamento del concorso in autotutela infatti, come segnala l’Associazione, la comunicazione del rettore appare comunque in contrasto con le norme del Piano Nazionale Anticorruzione e non delinea affatto un iter procedurale di rinnovazione della procedura conforme con le vigenti prescrizioni normative e legislative, anzi, omette del tutto qualsiasi informazione al riguardo (si veda qui).

Nel febbraio 2020, a pochi giorni dal lockdown dell’intero Paese, con un nuovo decreto, il rettore stabilisce la riapertura dei termini e la volontà di ri-bandire un nuovo concorso. Riaperta la procedura, con un ulteriore decreto del maggio 2020, si presentano i due soli candidati Lanini e Boschi. Quest’ultimo richiede al direttore del Dipartimento, mediante l’invio di una PEC, di poter prendere visione e conoscere preventivamente i criteri per la formazione della lista dei professori eleggibili nella commissione giudicatrice, come da disposizioni legislative vigenti. Inspiegabilmente la comunicazione dei criteri è procrastinata e non verrà mai assolta. L’elenco dei 10 professori eleggibili è sottoposto all’attenzione del Consiglio di Dipartimento del settembre 2020, per la necessaria approvazione e nomina della commissione. In tale occasione, Boschi rileva la violazione (all’art. 21 del Codice Etico) degli obblighi di trasparenza e di motivazione prescritti ex lege 241/1990. Nessuna informazione o criterio sulla formazione della commissione sono stati resi disponibili. Inoltre 8 commissari sul totale dei 10 appartengono all’associazione PROARCH (tutto ciò è facilmente verificabile ai seguenti link, 1 e 2). A seguito di ciò il Consiglio di Dipartimento non delibera la proposta di chiamata e il direttore comunica al consiglio che è necessario “un supplemento di istruttoria”, proponendo di acquisire il parere scritto dell’amministrazione centrale prima di procedere con la proposta di nomina della commissione. Mentre Boschi segnala al rettore la violazione del Codice Etico posta in atto, il successivo Consiglio di Dipartimento approva l’elenco e individua dal medesimo i 5 nomi dei componenti della commissione, senza adottare la procedura del sorteggio prescritta dal Piano Anac.

Ricapitolando: il primo concorso è stato annullato riconosciuta la potenziale ingerenza del candidato poi risultato vincitore sulla procedura di nomina della commissione; nella sua riedizione la fase preliminare di individuazione dei 10 professori eleggibili è assolta, senza esposizione dei criteri, senza alcun parere scritto dell'amministrazione, in via del tutto “discrezionale” dal direttore di dipartimento. In entrambi i casi, due procedure “al buio” sono state approvate all’unanimità.

Il quieto vivere è stato turbato solo dal Prof. Boschi che ha fatto mettere agli atti della recente seduta del Consiglio di Dipartimento una propria comunicazione, nonostante il direttore di Dipartimento l’avesse diffidato dall’intervenire.

Un plauso, dunque, da parte dell'Associazione a chi - e si tratta di rare mosche bianche - fuori dal grigio conformismo accademico, estraneo alla legge del silenzio e del quieto vivere, decide di opporsi, chiedendo trasparenza.

Sarà utile ricordarlo qui, pubblicamente, all’Ateneo di Pisa: le disposizioni normative vigenti non permettono, in un concorso pubblico (secondo l’art. 97 della Costituzione), di procedere a valutazioni in assenza di criteri predeterminati. Ciò pregiudica la stessa immagine di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione. In condizioni di palese trasparenza violata dal Dipartimento, come nel caso di specie (lo stabilisce la sentenza del TAR e uno stesso atto del rettore con annullamento della procedura), avanziamo pacatamente sospetti di parzialità e di possibile differente trattamento verso i candidati da valutare.



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