Il "caso" di Paolo Rognini, collega dell'Associazione, ricercatore in geografia economico-politica, e la sua incredibile storia con l'ateneo di Pisa, che abbiamo raccontato sul nostro sito in tre comunicati (Intervista e denuncia affinché non accada mai più , La guerra di Paolo contro la precarietà , Vince la cattedra, anzi no... ) si arricchisce di nuovo ulteriore capitolo.
E' di qualche giorno fa, infatti, la quarta sentenza positiva del Tar Toscana, in 14 anni, che riconosce le sue ragioni per il concorso da ricercatore a tempo indeterminato bandito nel lontano 2007.
Come ricordano i giudici, ricapitolando la sua storia:
"Veniva completata la fase di nomina dei componenti la Commissione che si concludeva (a seguito di una serie di rinunce) con il decreto Rettorale che nominava la Commissione; nella riunione preliminare, la Commissione prendeva atto della rinuncia presentata dalla dott.ssa Lazzeroni (che, nel frattempo, aveva conseguito la nomina a professore associato) ed i lavori si concludevano con il decreto Rettorale che approvava gli atti di una procedura che non vedeva alcun vincitore, essendo stato dichiarato inidoneo il ricorrente (unico candidato rimasto in lizza)".
La cosa incredibile è che lo stesso Ateneo, negli anni seguenti, si dimostrava affetto da comportamento bipolare, perché riconosceva premi e contratti di insegnamento a Paolo, tutto tranne che il posto che le sentenze e perfino il buon senso avrebbero dovuto riconoscergli.
Adesso la nuova ennesima sentenza, che sembra più una beffa, visto che si appiglia ad un cavillo tecnico per annullare gli atti di quel concorso ripetuto tre volte e l'operato dell'ennesima commissione abusiva, sancendo che la nuova commissione "non prevede più la presenza di un ricercatore, aumenta ad almeno due componenti la presenza dei professori ordinari e, soprattutto, demanda la scelta dei due componenti non designati dalla facoltà che ha richiesto il bando ad un sistema di sorteggio e non di elezione".
Una considerazione a margine di questa sentenza che, si spera, l'ateneo sarà costretto ad eseguire stavolta correttamente, sorteggiando una commissione imparziale che sancisca quello che sarebbe dovuto essere sancito già da 14 anni, cioè la vittoria di quel concorso da parte di Paolo: occorre una riforma della giustizia amministrativa in modo tale che le sentenze dei tribunali siano efficaci e riconoscano finalmente il diritto essenziale del ricorrente vincitore al bene primario per eccellenza, ovvero il reintegro effettivo nel posto di lavoro, e non un semplice annullamento o il riconoscimento di un irrisorio risarcimento del danno erariale (pagato peraltro, sempre, non dai singoli responsabili, a meno che non sia accertato il reato anche penalmente e la singola individuale responsabilità dei commissari).
Leggi la sentenza integrale del Tar Toscana del 25 marzo 2021
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