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Wired: Che fine ha fatto l’osservatorio contro i baroni universitari di Dino Giarrusso?


L’ex Iena è al lavoro al ministero dell’Istruzione da luglio, ma dell’osservatorio lanciato in estate nessuna traccia. Due associazioni Trasparenza e merito e l'Osservatorio indipendente denunciano la mancanza di risposte. Ad oggi nessuna traccia: "Il dottore non è in sede".

Nell'articolo del 31 gennaio 2019 pubblicato su "Wired - Storie idee e persone che cambiano il mondo" (chiamato anche la Bibbia di internet, ovvero la prima rivista nata in Rete, dal taglio molto moderno, dinamico e giovanile), hanno intervistato Giambattista Scirè come portavoce di Tra-Me e Marco Federici per l'Osservatorio indipendente sulla storia dei concorsi truccati all'Università.

Dice Scirè: "Chiediamo multe, sanzioni per i commissari che hanno commesso degli abusi e interventi negli atenei che non hanno rispettato le sentenze. Chiediamo che il ministero deve costituirsi parte civile nei processi e quando un Tribunale accerta in via definitiva il danno erariale devono essere i diretti interessati a pagare. Chiediamo immediatamente l'istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare sul reclutamento irregolare nelle università italiane: stiamo parlando di interi settori scientifico-disciplinari coinvolti. Davvero troppi per non meritare un'indagine parlamentare". Ma anche a Wired, come in precedenza alle due associazione, dal Miur nessuna risposta è arrivata né via mail né via telefono: "Il dottore non è in sede".

Uno stralcio dall'articolo:

"Di messaggi e segnalazioni sui concorsi truccati all'università la casella ministeriale ne è piena. 50 le ha fatte l'Osservatorio, 178 sono arrivate a Trasparenza e merito. Più di un centinaio direttamente dai singoli interessati al Miur. Ma al momento solo chiacchiere in sala riunioni e foto di rito postata su Twitter. Stop: solo parole e e nessuna risposta, né da Fioramonti né da Giarrusso che in viale Trastevere viene pagato 73 mila euro all'anno per essere a capo di un "piccolo team di collaboratori" con il compito di controllare la regolarità dei concorsi universitari e far saltare le baronie.

In realtà le uniche risposte che abbiamo ricevuto sono automatiche. Il ministero ci ringrazia e promette di aggiornarci. Ma poi non succede niente. Vorremmo capire se questi approfondimenti vengono effettivamente fatti. Altrimenti un'iniziativa che avrebbe dovuto spaventare i baroni diventa qualcosa che gli fa gioco. Se c'è un osservatorio che non osserva si ha la sicurezza di non essere sanzionati. A meno che non ci si metta di mezzo la magistratura, ma chissà con che tempi. Negli incontri formali abbiamo chiesto da tempo un pacchetto di interventi concreti."


Leggi l'articolo integrale su "Wired" del 31 gennaio 2019




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