top of page

Università maschilista:sospeso e multato il docente di storia che ha insultato in pubblico la Meloni

Sospensione immediata in attesa del "procedimento interno" del collegio di disciplina e della sanzione. Il docente di storia contemporanea dell'Università di Siena, Giovanni Gozzini, non solo dovrà affrontare una "udienza" all'interno del proprio ateneo ma da domani non potrà esercitare la sua professione fino a quando non avrà scontato la "pena" che verrà stabilita dall'università - così riporta un articolo del "Corriere della Sera" del 22 febbraio 2021. Sul "caso Meloni-Gozzini" avevamo scritto ieri.


Le parole violente di aggressione verbale usate nei confronti dell’on. Giorgia Meloni dal prof. Giovanni Gozzini, docente di storia contemporanea all’Università di Siena, sono intollerabili, vanno condannate con forza, non solo a parole ma occorrono provvedimenti con sanzioni severe, come prevede il codice etico degli atenei (codice etico che andrebbe applicato però a partire da chi trucca i concorsi!). Occorre però andare oltre il caso specifico.

In primo luogo si tratta di un maschilismo, di un paternalismo, di una misoginia e di un sessismo che affliggono troppi, la maggioranza della popolazione, proprio per una ragione storica e culturale dei rapporti di potere, perché gli uomini si trovano in una posizione in cui per loro è quasi scontato abusare del potere, tanto non pagano nulla a nessun livello, e perché molte donne tacciono e acconsentono che questo accada.

In secondo luogo occorre dire che il mondo accademico rappresenta l’emblema di questo meccanismo, purtroppo. Colpisce e amareggia, e deve indignare ancor di più, che ad usare termini come “VACCA”, “SCROFA”, “RANA DALLA BOCCA LARGA”, non sia un cittadino qualunque che passa per strada, ma un professore universitario e quindi un educatore, che dovrebbe appunto insegnare, alzare il livello del discorso, non inquinarlo in modo intollerabile.

Si tratta di un linguaggio riprovevole, anti democratico, purtroppo diffusissimo nel mondo dell’università. Gli esempi, infatti, si potrebbero moltiplicare all’infinito, ne basta prenderne uno, recente, cioè la volgarità sessista delle conversazioni tra docenti nell’inchiesta università bandita. In questo caso ancora più grave e pericoloso perché alla violenza maschilista si associa l’abuso, l’ingiustizia e l’illegalità ai concorsi che venivano truccati prima dell’esito. Un mix letale. L'Università è una ambiente non solo gerarchico, militaresco, ma anche maschilista. Sentite cosa dicevano al telefono, alcuni docenti dell’Ateneo di Catania.

“Stanno bandendo un posto per CITA…stiamo premiando chi ci sputa addosso…”. Sapete chi sarebbe “Cita”, la scimmia? Semplice, un candidato donna ad un concorso che aveva osato chiedere un accesso agli atti e si apprestava a fare ricorso al tribunale amministrativo, poi rientrato.

“Vediamo quanti sono questi STRONZI che dobbiamo schiacciare” - dice il presidente (membro interno) di una commissione di concorso a proposito dei candidati che avevano osato liberamente presentare domanda. Tra cui diverse candidate donne.

“Ad un paio di persone si può dare l’onore delle armi..che se lo mette ‘NTO CU…rriculum” - commenta, sferzante, un docente della stessa commissione addomesticata.

“Siccome io sono rimasto INCULATO…per una MINCHIA di registrazione” - aggiunge uno dei docenti.

“Il CRETINO..vabbè lo distruggeremo..CAZZO…è un uomo finito..poi ho incontrato a quell'imbecille di sua moglie..le ho detto, guarda io ti consiglio di fagli ritirare questa cosa...non so se si può ritirare...chi ni sacciu...perché così ci sta danneggiando a tutti..ci divertiremo...a idda non la consideriamo...lei non andrà mai in una commissione di dottorato, né avrà mai un dottorando...tranquilla...hanno pestato la merda! ora se la piangono…” - dice un direttore di dipartimento a proposito di un docente che non aveva ritirato il ricorso nonostante le minacce e le intimidazioni e della sua compagna, una donna.

L’Università non può essere un luogo in cui si trasmettono agli studenti e ai cittadini questi esempi di comportamento distorti e deviati. Occorre che il rettore prenda subito provvedimenti, occorre che il ministro dell’università intervenga spiegando che l’Università è una cosa seria, occorre che tutta la cittadinanza metta da parte il solito timore reverenziale nei confronti di questi accademici e li costringa ad assumersi la responsabilità delle loro azioni (gli abusi ai concorsi) e del loro linguaggio vergognoso.

L’Associazione "Trasparenza e Merito" condanna senza mezzi termini tutto questo, chiede misure forti e provvedimenti.

Non è questa l’Università che vogliamo!


Leggi l'articolo sul "Corriere della Sera" del 22 febbraio 2021



bottom of page