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UniPisa-casoVeterinaria: silenzio Comitato etico, sentenza non eseguita, rapporto lavoro non estinto

Forse ricorderete il caso del concorso per Ricercatore a tempo indeterminato bandito nel lontano 2010 dal Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Pisa, del quale ci siamo già occupati più volte in passato perché irregolare, come ha stabilito il Consiglio di Stato nel 2018.

Si aggiunge a tanti altri casi che hanno visto protagonista, in negativo, l'ateneo di Pisa. Per citare solo i più clamorosi: il caso della Prof.ssa Giulia Romano a Economia aziendale, che ha vinto tutti i gradi di giudizio dei ricorsi amministrativi ma che non sono bastati per ottenere il posto da professore ordinario che avrebbe, senza alcun ombra di dubbio, meritato (sulla vicenda pesa l'aspetto penale con il rinvio a giudizio per un componente di quella commissione); i casi di Progettazione architettonica, con l'ateneo che ha eluso le sentenze; il caso di Paolo Rognini a Geografia economico-politica, anch'egli vincitore di sentenze amministrative che hanno riconosciuto le sue ragioni ma senza esito concreto, costretto a fare un esposto in procura; il caso di Linguistica, con il tribunale che ha inviato gli atti in procura e con una nuova recente pesantissima, possiamo dire rivoluzionaria sentenza, della quale parleremo presto.

In sintesi, la Dott.ssa Alessandra Gavazza, collega iscritta a “Trasparenza e Merito”, aveva fatto ricorso al TAR contro la chiamata della vincitrice illegittima, in quanto la presa di servizio era incompatibile stante la presenza del suo convivente (poi divenuto marito) nello stesso Dipartimento in qualità di docente. Il TAR inizialmente aveva respinto il ricorso e lei si era appellata al Consiglio di Stato che, il 6 agosto 2018, aveva definitivamente accolto le sue ragioni (si veda la sentenza allegata). L'intera documentazione era stata inviata fin dall'inizio dalla Gavazza al Comitato Etico dell’Ateneo pisano (di cui, come è noto, fa parte anche il Rettore, il Direttore generale e varie altre componenti dell’Università), che con una delibera del 2014 aveva sospeso la propria valutazione di merito in attesa dell’esito del procedimento amministrativo, ai sensi dell'art. 23 del codice etico. Ebbene ad oggi, nonostante la conclusione ormai definitiva della vicenda giudiziaria sul piano amministrativo, il Comitato Etico dell'Università di Pisa, nonostante ulteriori sollecitazioni da parte della candidata ingiustamente penalizzata al concorso, non ha mai più risposto, né detto una sola parola in merito. Dovrebbe ben sapere il Rettore di Pisa che una determinata condotta può risultare al contempo giuridicamente legittima ma eticamente censurabile (e viceversa). Proprio a questo dovrebbe servire, se avesse un vero ruolo efficace e non invece un mero valore ornamentale, la Commissione Etica, vale a dire valutare e censurare comportamenti che non assumono rilevanza giurisdizionale ma che nondimeno presentano profili eticamente scorretti per l'istituzione universitaria. Ciò detto, dopo l'esito della sentenza del Consiglio di Stato, veniva pubblicato sul “Tirreno” un articolo dal titolo “Annullata l'assunzione della ricercatrice. È la moglie di un prof del dipartimento. La candidata esclusa dalla selezione a Veterinaria vince al Consiglio di Stato. Violata la legge Gelmini contro il nepotismo”. Quello che qualsiasi persona di buon senso dentro l'Ateneo avrebbe dovuto agilmente rilevare non è stato nemmeno preso in considerazione dai vertici dell'ateneo, né dal comitato etico, ma è stato messo in evidenza, a seguito della sentenza, da un quotidiano. C'è qualcosa che chiaramente non funziona nell'Università italiana.

Il 14 novembre 2018, intanto, il Dipartimento di Scienze Veterinarie dava parere negativo circa la sussistenza di interesse a riaprire la procedura. Come dire che, se l'esito del concorso non è quello che l'Ateneo ha predeterminato e previsto, cioè se qualcosa “va storto”, ad esempio se un giudice o un tribunale stabilisce che sono state violate le regole e che l'esito del concorso è stato illegittimo, allora l'Università può sempre dire di avere scherzato, di essersi sbagliata e che quel posto, che era stato bandito per una reale esigenza didattica e di ricerca, successivamente non “interessa più” al Dipartimento.Nell'ottobre del 2016 la vincitrice irregolare veniva chiamata dal Dipartimento di Scienze Veterinarie come Professore Associato, nonostante il procedimento giudiziario fosse in corso. Nel 2018, inoltre, la stessa persona veniva nominata direttore sanitario dell'Ospedale Didattico Mario Modenato del suddetto Dipartimento. A quel punto la Gavazza era costretta a presentare una nuova causa di ottemperanza al Consiglio di Stato nei confronti dell'Ateneo e della controparte. Anche in questo caso vincendo nuovamente, con sentenza del luglio 2019, al Consiglio di Stato che ha costretto l'Università alla ripetizione del concorso, previa esclusione della vincitrice illegittima. I giudici hanno sottolineato che DEVE ESSERE ESTINTO il suo rapporto di lavoro con l'Ateneo (si veda la nuova sentenza allegata). Tale evento veniva prontamente reso noto, nuovamente, da un articolo del “Tirreno”, dal titolo fin troppo ottimistico e risolutivo (ma è sembrato impossibile al giornalista che una Pubblica Amministrazione Universitaria potesse non eseguire l'ordine del Tribunale) “Assunzione illegittima, addio cattedra. Prof non poteva partecipare al concorso”.

A questo punto l'Università di Pisa si è trovata con le spalle al mure e costretta “obtorto collo” a riconvocare la commissione nel luglio 2019 per la ripetizione del concorso, la quale stavolta, nel dicembre 2019 (con approvazione degli atti a gennaio 2020) ha dichiarato vincitrice la Gavazza. Successivamente all'esito del giudizio di ottemperanza, la controparte aveva presentato un ulteriore contro-ricorso al Consiglio di Stato, chiedendo un riesame della sentenza e una riforma della stessa precisamente per la parte riguardante l'estinzione del rapporto di lavoro che già doveva essere stato applicato (ma che non lo era stato). Ebbene, ancora una volta il Consiglio di Stato, con la sentenza (che alleghiamo) del marzo 2020 ha dichiarato il ricorso della controparte inammissibile, sottolinenando la responsabilità dell'Ateneo di Pisa per “non aver portato alle definitive conclusione l'estinzione del rapporto instauratosi con la vincitrice della procedura annullata”.

Ad oggi non ci risulta sia pervenuto alcun atto formale da parte dell'Ateneo di Pisa che dunque non ha applicato né adempiuto ad una sentenza del massimo tribunale amministrativo dello Stato italiano e che non ha, a quanto risulta fino ad oggi, estinto il rapporto lavorativo con la contro-interessata dichiarata illegittima, che risulta tuttora in servizio.

La Dott.ssa Gavazza, costretta ai tanti ricorsi giudiziari e amareggiata di fronte al silenzio dell'Ateneo pisano, aveva concorso e vinto un posto da ricercatore (tipo B) in un altro Ateneo.

L'Ateneo di Pisa e il suo Rettore farebbero bene a rivedere l'atteggiamento di ostilità nei confronti di chi denuncia gli abusi ottenendo tutte le ragioni, attenendosi piuttosto all'esecuzione delle sentenze dei giudici.


Leggi la sentenza del Consiglio di Stato del 6 agosto 2018

Leggi la sentenza del Consiglio di Stato del 16 luglio 2019

Leggi la sentenza del Consiglio di Stato del marzo 2020

Leggi l'articolo sul “Tirreno” del 10 agosto 2018

Leggi l'articolo sul “Tirreno” (ed. Pisa) del 19 luglio 2019

Leggi l'articolo sul “Tirreno” (ed. Viareggio) del 19 luglio 2019



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