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UniFoggia, Agraria: giustizia debole e riforme sconsiderate "tombano" le denunce all'università

E' quanto riporta un articolo pubblicato il 19 gennaio su "L'Attacco", quotidiano di Foggia, che condividiamo e rilanciamo. Sul caso di Agraria, da noi affrontato in più di un'occasione, prescrizione dei reati imminente. I fatti denunciati sono del 2013, l'esposto è del 2016, la polizia giudiziaria conclude le indagini nel gennaio 2019, il processo si avvia solo nel febbraio 2021.


Scrive "L'Attacco":

"La forte crisi che ha interessato l’Università italiana sul versante del reclutamento dei docenti ha portato alla ribalta delle cronache nazionali numerosi scandali riguardanti i concorsi per professore. Nella stragrande maggioranza dei casi l’Autorità giudiziaria ha risposto con significativa prontezza alle denunce dei coraggiosi che – a costo di essere definitivamente ostracizzati dal mondo accademico – si sono opposti ai concorsi truccati e ai soprusi perpetrati ai loro danni.

Emblematica l’espressione adoperata dal professor Barone, uno degli imputati dell’inchiesta dell’Università di Catania, che nelle intercettazioni li definisce “stronzi da schiacciare”. Le inchieste (Catania, Firenze, Roma Tor Vergata, per

citare le più note) hanno condotto a richiedere l’avvio di processi a carico di rettori e professori ordinari coinvolti a vario titolo in questi percorsi, per reati quali falso, abuso d’ufficio, corruzione.

Processi nei quali si assiste al silenzio assordante delle Università, che non hanno ritenuto di costituirsi parte civile per difendere la propria immagine dagli illeciti dei singoli. In parallelo sono fioccate le pronunce del giudice amministrativo che hanno annullato concorsi e provvedimenti emanati contro gli scomodi dissidenti.

L’Attacco ha sempre seguito negli scorsi anni con attenzione le numerose polemiche dell’era dell’ex rettore Maurizio Ricci. Anche nell’Ateneo "daunio" pochi coraggiosi si sono opposti con ricorsi e denunce ad una gestione assai controversa: commissioni di concorso illegittime, immotivati dinieghi di accesso ai documenti, provvedimenti disciplinari abnormi, disinvolte gestioni di fondi di ricerca, concorsi che hanno favorito le progressioni di carriera dei “vicinissimi” all’ex Magnifico.

Su tali vicende persino il TAR Puglia, che spesso aderisce alle decisioni di Unifg, ha talora accolto i ricorsi e il Consiglio di Stato è arrivato a ribaltare un consolidato orientamento giurisprudenziale sulla presenza dei "Maestri" nelle commissioni di concorso, data la gravità della vicenda che ha riguardato il concorso vinto dalla professoressa Vera Fanti e impugnato dalla professoressa Francesca Cangelli, annullato a settembre 2020.

Mentre sul versante penale l’Autorità giudiziaria – in controtendenza rispetto al panorama nazionale – sembra aver dato una risposta più blanda.

Anche in presenza di severe indagini della polizia giudiziaria (giunte talvolta a proporre la sospensione cautelare degli indagati dalle cariche accademiche) e di

sentenze del giudice amministrativo (che bollavano come illegittimi atti e comportamenti degli organi di Unifg), solo di rado sono stati avviati i processi, mentre numerose sono state le richieste di archiviazione.

Due le vicende per le quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio.

La prima riguarda il concorso della professoressa Cangelli, che ha condotto a richiedere l’archiviazione per l’ex rettore Ricci, l’ex prorettrice Milena Sinigaglia e l’ex direttore di Dipartimento Aldo Ligustro, nonostante le indagini della Guardia di Finanza avessero condotto a conclusioni differenti, e il rinvio a giudizio della commissione composta dai professori Follieri,

Marenghi e Barone (figlio del Barone degli “stronzi da

schiacciare” dell’inchiesta catanese).

Per i primi due professori la vicenda si è conclusa con l’assoluzione, in sede di giudizio abbreviato, celebratosi prima della sentenza di annullamento del concorso da parte del Consiglio di Stato. Anche per il terzo, Barone, il giudizio si è concluso con l’assoluzione, arrivata con sentenza del 16 febbraio scorso.

La difesa ha ovviamente prodotto la sentenza passata in giudicato di assoluzione degli altri due docenti e addotto, nonostante l’acclarata illegittimità del concorso, gli effetti della riforma dell’abuso d’ufficio, intervenuta nel frattempo.

Una riforma che ha sensibilmente ridotto l’area della rilevanza penale delle violazioni commesse.

La seconda vicenda riguarda l’esposto presentato dai professori Diego Centonze e Sandro del Nobile in merito alla gestione del finanziamento erogato dal MIUR al DARE Puglia, il Distretto agroalimentare regionale.

A conclusione delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza il pm ha ritenuto anche in questo caso di escludere la responsabilità di Ricci e Sinigaglia (graziati dalla riforma dell’abuso d’ufficio che la depenalizzato l’acclarata violazione di regolamenti), mentre ha chiesto il rinvio a giudizio per 19 soggetti - di cui 18 dipendenti dell’Università di Foggia - per avere commesso reati quali la falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (per avere falsamente attestato, firmando i cosiddetti Time Sheet, di avere svolto attività lavorativa che di fatto non avevano svolto), truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche per un ammontare di 314.957,55 euro, peculato per avere distratto la somma di 2.047.272,54 euro destinata all’Università di Foggia.

Anche in questo caso sembra che l’interesse pubblico alla corretta gestione che il giudizio penale ha ad oggetto sarà mortificato dalla eccessiva lentezza della macchina giudiziaria, che condurrà verosimilmente alla prescrizione ormai imminente.

I fatti sono del 2013, l’esposto del 2016, la polizia giudiziaria concluse le indagini nel gennaio del 2019, il processo si avvia solo a febbraio 2021.

Gli esposti evidenziano gravi illeciti, le indagini della polizia giudiziaria le confermano, la Procura le ridimensiona, il tempo passa e i giudici assolvono anche grazie ad infauste riforme o alla prescrizione.

Ma i fatti restano, le violazioni sono accertate anche quando ritenute al di fuori della rilevanza penale.

Allora, si chiedono in Unifg diversi docenti, perché l’Ateneo – che ha scelto di non costituirsi parte civile – non procede almeno sul piano disciplinare? O è uno strumento riservato ai “dissidenti”?


Ce lo chiediamo anche noi di "Trasparenza e Merito", con una piccola precisazione e una postilla. Intanto va ricordato che i colleghi e amici Del Nobile e Centonze hanno inviato una PEC al Ministero chiedendo, in quanto parte lesa e danneggiata, come risulta dagli atti, la sua costituzione come parte civile al processo. Si attendono notizie in merito.

Non è esatto dire che nella "stragrande maggioranza dei casi l'Autorità giudiziaria ha risposto con significativa prontezza alle denunce dei coraggiosi".

Ci risulta, piuttosto, che in alcune Procure d'Italia le denunce circostanziate e dettagliate giacciano nei cassetti. In controtendenza, per prontezza ed efficacia, le Procure di Catania, di Firenze e di Perugia. Un po' poco per dare un quadro generale del funzionamento della macchina giudiziaria inquirente come positivo, quando invece ci troviamo dinanzi a parecchie criticità.

Infine, per limitarci all'argomento oggetto dell'articolo de "L'Attacco", cioè la Procura di Foggia sul tema "abusi" all'Università, è giusto segnalare all'opinione pubblica che, secondo un recente articolo del "Sole24Ore", la città di Foggia si collocherebbe al 103 posto su 107 città - quindi in fondo alla classifica - per quanto riguarda la questione "Giustizia e sicurezza" dei cittadini. Ci pare che ci sia poco altro da aggiungere sull'efficienza della macchina giudiziaria locale, come d'altronde stanno a dimostrare le lentezze e le lungaggini, per non dire altro, sui casi denunciati all'Università. Speriamo vivamente che il Procuratore capo Vaccaro, al quale qualche tempo fa è stato conferito il premio speciale "Città di Foggia" come cittadino che si è distinto nel 2019 per meriti, lo confermi sul campo anche a proposito delle questioni denunciate e sollevate nella mala gestione dell'ateneo. Più che un augurio, il nostro è un appello.


Leggi l'articolo su "L'Attacco" del 19 febbraio 2021



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