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UniBologna surreale: ormai le cattedre le comprano i privati, con i soldi per la beneficenza

Che i privati si comprassero e finanziassero gli assegni di ricerca era successo, ma che potessero comprarsi addirittura le cattedre intere sembrerebbe abnorme - uno scherzo - eppure è proprio così. E' successo all'Università di Bologna.

Le suore pagano una cattedra all'Alma Mater: erogazione milionaria per un posto di Storia contemporanea. Una cattedra di storia contemporanea all'Università può essere considerata un'azione di carità e di beneficenza? L'articolo/inchiesta su "La Nazione" del 26 febbraio 2019.


Questa storia comincia due anni e mezzo fa, una vicenda passata per rifiuti di atenei, dimissioni da consigli di amministrazione, cambi di statuto di fondazioni caritatevoli, istituti bancari, erogazioni liberali. Perché mai la Compagnia Figlie di Sant'Angela Merici, che ha la sua sede in via Bianchi di sotto 81 a Siena (il refuso è del decreto rettorale di Bologna), composta da circa 25 suore, abbia voluto firmare una fidejussione del valore di circa 2 milioni di euro per avere una cattedra di Storia contemporanea in studi di istituzioni religiose all'Università di Bologna? A chi potrebbe giovare una operazione di questo tipo se non esclusivamente all'assegnatario della stessa cattedra? Inoltre, sembrerebbe che i soldi della fondazione debbano essere destinati per carità e iniziative di beneficenza, secondo appunto i voleri della fondatrice della Compagnia, la Beata Bianca Piccolomini. Una cattedra all'Università in Storia contemporanea , dunque, può essere annoverata nelle opere di carità e beneficenza? Già una università , Siena, a seguito della proposta del presidente delle fondazione di istituire questa cattedra, non l'aveva ritenuta affatto una buona idea, in quanto non conforme ai programmi didattici dell'università, ovviamente. Ma poi, invece, come per magia è arrivata la risposta positiva del rettore Ubertini dall'ateneo bolognese.

Nel decreto si richiama l'atto di "erogazione liberale" sottoscritto tra la Compagnia delle suore e l'Alma mater, davanti a un notaio di Brescia. Quasi una scena degna di una fiction americana che mescola rinascimento, chiesa, chiostri di clausura, università, atti da notai, sembra di sognare ma è tutto vero. Di fronte ad un mondo universitario dove i fondi pubblici sono sempre meno e dove i ricercatori e docenti sono sempre più precari, il rettore di Bologna tira fuori dal cilindro una storia da film, geniale, se non ci fosse da piangere.

L'esito della selezione ancora non c'è stato ma qualunque esso sia non potrà che essere farsesco: e c'è un solo particolare che potrebbe rivelarsi di intralcio per un esito, appunto, che appare scontato, e cioè che nel decreto del rettore c'è una clausola che "il candidato non deve rivestire cariche di qualsiasi natura all'interno del soggetto finanziatore Compagnia Figlie di Sant'Angela Merici".

Si chiude l'articolo de "La Nazione" con un interrogativo che attanaglia pure noi di "Trasparenza e merito": chissà se essere presidente di una fondazione con un consiglio nominato a maggioranza dalla Compagnia rientra nella clausola? Aggiungiamo, per correttezza di informazioni, i nomi della commissione incaricata dal rettore: Maurizio Ridolfi, Università della Tuscia di Viterbo, Patrizia Gabrielli, Università di Siena, Giovanni Orsina, Università Luiss di Roma. Auguri vivissimi ai commissari dunque, e come sempre nei concorsi degli atenei italiani, vinca il migliore!


Leggi l'articolo cartaceo integrale su "La Nazione" del 26 febbraio 2019



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