"Trasparenza e Merito" è il solo unico faro che, attraverso ricorsi e denunce, tiene alta l'attenzione, con azioni concrete ed efficaci, sul contrasto vero alla Mala università in Italia. Nel corso di questi anni siamo stati riconosciuti dai tribunali come parte civile nei processi che vedono coinvolti docenti universitari di svariati atenei che hanno abusato ai concorsi, chiamati a rappresentare la collettività, ovvero la cittadinanza tutta e quei docenti onesti e corretti, che hanno subito un danno consistente nell'offesa all'interesse perseguito dal sodalizio stesso dell'Associazione (e posto nello statuto quale ragione istituzionale della sua stessa esistenza), con la conseguenza che ogni attentato a tale interesse nei concorsi italiani si configura come lesione di un diritto soggettivo inerente l'identità dell'Associazione stessa, e come tale dovrebbe essere risarcito. Ci siamo conquistati un ruolo di primo piano, coinvolgendo migliaia di sostenitori (più di 4300), e ben 727 docenti e ricercatori.
Come abbiamo fatto? Semplice: mettendoci la faccia con l'esempio.
Nel corso di questi anni, infatti, abbiamo pubblicato, con tanto di fotografie, curriculum vitae e storie, i casi di almeno una cinquantina di persone (24 i volti nella sezione “testimonianze” sul sito, altrettanti casi di persone protagoniste in comunicati nella sezione “notizie”), esemplificativi di centinaia e centinaia, solo la punta di un iceberg, che hanno subito abusi ai concorsi ma che hanno deciso di prendere il coraggio a quattro mani e di denunciare tutto, suscitando sentenze amministrative favorevoli, che hanno creato precedenti giuridici fondamentali, e dando vita a inchieste delle Procure di tutta Italia.
L'Associazione invita tutti coloro i quali si sono presentati a concorsi di dubbio o illegittimo esito, con documentazione alla mano a seguito di accesso agli atti, di valutare l'eventualità di poter fare contenzioso attraverso un ricorso oppure di denunciare, sussistendone gli estremi, all'autorità giudiziaria competente.
Intanto vi segnaliamo l'ultimo caso, in ordine di tempo, di una persona, l'ennesima, che ha deciso finalmente di metterci la faccia pubblicamente. Il caso è quello del collega, professore associato di Filosofia morale, Francesco Adorno, ex iscritto al disciolto Osservatorio indipendente sui concorsi, ed iscritto da lungo tempo a TRA-ME.
Raccontiamo la sua storia, affinché sia d'esempio per tutti.
Nell'agosto 2018 l’Università di Salerno bandisce un posto per un professore di prima fascia in Filosofia morale. Oltre ad Adorno c’è un altro candidato, anch'egli professore associato nella stessa Università. Nel bando si specifica che l’impegno scientifico richiesto è di “ricerche scientifiche sui rapporti tra filosofia morale e le possibili intersezioni con la valorizzazione del patrimonio culturale nella pluralità delle sue accezioni dal paesaggio all’etica dell’ambiente”. Il profilo scientifico sembra calzare come un guanto all’altro candidato che, ovviamente, lo vincerà. La commissione si forma, abilmente pilotata da alcuni docenti del dipartimento, come sempre accade nei concorsi universitari italiani dove niente è lasciato al caso, e nel febbraio 2019 invia i giudizi definitivi all’Università. Ma già qui cominciano i problemi. In primo luogo, i giudizi non sono analitici ma, come risulta dalla successiva sentenza del tribunale che li annulla, sono compilati un po’ all’ingrosso: in particolare su premi e riconoscimenti, partecipazioni e organizzazioni di convegni nazionali e internazionali, titoli e pubblicazioni varie. Si dà inoltre il caso che su un punto specifico della valutazione il totale della traduzione dei giudizi in termini numerici fornisca un risultato che sarebbe favorevole di 135 a 131 al candidato poi risultato perdente. Come se non bastasse, segnalano i giudici, l’imprecisa conversione tra giudizi (eccellente, ottimo, ecc.) e punti (10, 9, 8, ecc.), rende di fatto impossibile una vera comparazione tra i due candidati. La verità è che il vincitore è tale perché, secondo quanto stabilito dal Tar Campania, il suo impegno scientifico corrispondeva al profilo del bando più del profilo scientifico di Adorno. Il più classico esempio di bando sartoriale che, dopo la condotta materiale della commissione, influisce illegittimamente sulla dichiarazione del vincitore. Fatto sta che l'ateneo, il dipartimento e il consiglio di amministrazione avallano comunque gli atti e procedono alla chiamata nel maggio 2019. Quando giunge la dettagliata e inoppugnabile sentenza del Tar Campania (sez. Salerno) che annulla il concorso, ordinando il suo rifacimento, con un nuovo elemento: il vincitore, nel frattempo, è stato messo a riposo dal novembre 2020 per raggiunti limiti di età, per cui in realtà il concorso, che non è “ora per allora”, ma “ora per ora”, avrebbe un solo candidato, cioè il prof. Adorno, che è stato già giudicato idoneo da quella stessa commissione. Ma il vincitore non si arrende e presenta appello cautelare al Consiglio di Stato che nell’ordinanza del dicembre 2020 spiega che non c’è niente da cautelare perché l’appellante è appunto a riposo. Incurante di questo dettaglio tecnico, che renderebbe inutile il concorso anzi dannoso dal punto di vista erariale, perché uno dei due candidati ove mai dovesse inverosimilmente risultare vincitore non potrebbe prendere servizio, comincia la lunga trafila del rifacimento del concorso, tipica purtroppo di tanti altri concorsi in atenei italiani, il cui primo passo consiste nel formare la commissione.
Inizia così una serie di errori materiali, di dimissioni, e ricusazioni ad oltranza, di dubbia legittimità. Il Rettore si premura di far sapere di essere impegnato a garantire la più ineccepibile neutralità al concorso al DISPAC, quando già il TAR ha annullato lo stesso perché tutto era tranne che neutrale.
E così la battaglia del prof. Adorno continua.
Il nostro consiglio è, in attesa dell'esito nel merito del Consiglio di Stato, di presentare un esposto-denuncia in Procura nei confronti della controparte, del Rettore dell'Università di Salerno e del responsabile amministrativo del procedimento.
Il nostro augurio è che il prof. Adorno abbia riconosciuto il risultato del suo valore scientifico, ottenendo finalmente il posto da ordinario che gli spetta e che un ateneo un minimo corretto o quanto meno rispettoso dell'etica pubblica, delle sentenze della magistratura, e forse anche del buon senso, eviterebbe di portare ancora inutilmente per le lunghe.
Leggi la sentenza integrale del Tar Campania (sez. Salerno) del 20 luglio 2020
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