Se siamo arrivati a questo punto, allora è proprio vero: "Trasparenza e merito" inizia davvero a far paura agli atenei italiani. Il nostro sito è diventato come una specie di virus, una febbre che, dopo i tanti ricorsi accolti e le sentenze positive, sta contagiando sempre più candidati docenti sparsi in tutti gli atenei italiani. Un po' come negli anni Venti quando, in epoca di proibizionismo, messa al bando in America la vendita degli alcolici, l'ambiente apparentemente morigerato e conformista in realtà andava a procurarsi le bevande alcoliche: ecco, allo stesso il mondo accademico, oggi, va a sbirciare sul nostro sito. Con la differenza che la nostra Associazione non nuoce affatto alla salute dei docenti, anzi tutt'altro.
Ed ecco che, dunque, chi dirige l'orchestra e pretende di continuare, nonostante tutto, a decidere il bello e il cattivo tempo nel reclutamento universitario, utilizzando spesso procedure e mezzi palesemente irregolari, allora cerchi di correre in qualche modo ai ripari affinché i messaggi e le informazioni sulle modalità di "liberazione" veicolate dal nostro sito arrivino a meno utenti possibili.
Tempo fa vi avevamo parlato del caso dell'Università di Firenze che aveva vietato l'accesso al nostro sito da tutte le postazioni della rete informatica dell'ateneo, segnalandolo come "malicious website". Ce lo avevano segnalato alcuni iscritti all'associazione e, subito dopo aver reso pubblica la questione attraverso un comunicato, avevamo ricevuto una comunicazione di scuse da parte del responsabile della rete dell'ateneo nel quale si diceva che si era trattato di un errore ingiustificabile e che l'ateneo avrebbe rimediato quanto prima rendendo nuovamente visibile il sito. Almeno si spera che quanto detto sia realmente accaduto, visto non abbiamo avuto modo di fare una verifica.
Adesso un nuovo caso di censura preventiva, ed è la volta dell'Università di Messina. Anche stavolta molte segnalazioni da parte di iscritti all'associazione ci hanno inviato degli screenshot nel quale si evince chiaramente che, provando ad accedere al nostro sito, da un qualsiasi terminale dell'ateneo di Messina, compare la seguente comunicazione:
"La connessione non è privata. Gli utenti malintenzionati potrebbero provare a carpire le tue informazioni da www.trasparenzaemerito.org (ad esempio password, messaggi o carte di credito)."
Come potete ben capire si tratta di una soluzione tecnica molto semplice da mettere in atto da parte di una rete di sistema per censurare un sito o una risorsa web. Si impedisce a tutti i computer facenti parte di quella rete (o di una sottosezione della rete) di accedere ad un determinato indirizzo IP, rendendolo irraggiungibile. Una semplice astuta mossa del genere può impedire l'accesso a un portale web da tutti i dispositivi collegati a quella rete. In realtà più che di azione astuta si tratta di un vero boomerang perché, come dovrebbero iniziare a capire certi "Signori degli atenei", è impossibile mettere il bavaglio ad attività come la nostra, semmai qualcuno potrebbe riuscire a metterci, al massimo, un bavaglino. Ma il bimbo di Tra-Me sta iniziano a diventare grande e come si sa, dopo la nascita e l'infanzia, l'età dell'adolescenza può essere qualcosa di incontenibile, che i bavagli e tanto meno i bavaglini non possono minimamente impensierire.
Ora, che questo meccanismo venga messo in atto da parte di una istituzione pubblica nei confronti di un sito come il nostro, che fornisce semplicemente informazioni utilissime agli utenti, ai cittadini, ai docenti, ai ricercatori, ai candidati che contrapporsi ai tanti episodi di mala università e che intendono presentarsi con consapevolezza critica ai concorsi universitari, appare davvero fuori luogo, anzi risulta essere un atto di una gravità inaudita. Si chiama censura, e non è legale, se non viene motivata in modo preciso e circostanziato. Dubitiamo che qualcuno al mondo possa riuscire a farlo in termini convincenti nei confronti del nostro sito. Aggiungiamo che ci risulta, invece, che paradossalmente sia possibile l'accesso dalle postazioni di molti atenei italiani a siti ritenuti evidentemente molto più istruttivi e affidabili del nostro dai responsabili dell'università, quali per esempio siti relativi a scommesse sportive o giochi d'azzardo on line quali il video poker, etc. mentre il sito di Tra-Me viene equiparato ad altri siti proibiti e censurati come il noto YouPorn e altri.
Come capite, a questo punto, si è superato il limite del livello di guardia della decenza, sfociando nel ridicolo.
Ci pare di poter dire che alcuni atenei italiani vorrebbero rendere il nostro paese alla stregua di quei luoghi arretrati del mondo che applicano le norme più restrittive di controllo sulla navigazione in rete, ci riferiamo a paesi come la Corea del Nord (il cui governo ha il controllo su tutti i oc connessi alla rete), seguita dal Myanmar (ex Birmania, dove il governo applica filtri stringenti sui messaggi di posta elettronica) e da Cuba (da cui fino a poco tempo fa si poteva accedere a internet solo tramite “access point” governativi e l'attività era monitorata grazie al filtro IP), a seguire poi l'Arabia Saudita, l'Iran, la Cina, la Siria, la Tunisia, il Vietnam e il Turkmenistan. Ecco, questo pare sia il modello di libertà di accesso e di navigazione in rete degli atenei italiani per i suoi cari e benamati dipendenti.
Visto che già è stato riscontrato più di un caso di ateneo che pratica la censura preventiva nei nostri confronti, invitiamo dunque tutti i nostri iscritti a monitorare dalle loro rispettive postazioni l'accessibilità del nostro sito e , in caso contrario, di comunicarlo attraverso una mail al nostro indirizzo. Segnaliamo, inoltre, l'indirizzo mail del responsabile della rete informatica dell'ateneo di Messina affinché gli iscritti possano "bombardarlo" con le loro mail di protesta in modo tale da ovviare a questo grave inconveniente, quello di non poter liberamente avere accesso alle informazioni sui bandi e i concorsi universitari e le sentenze, si spera non voluto dall'ateneo messinese come nel caso dell'ateneo fiorentino:
webmaster@unime.it
Che sia ben chiaro, d'ora innanzi, ai responsabili di tutti gli atenei italiani: NESSUNO potrà mai ridurre al silenzio "Trasparenza e merito".
Visualizza gli screenshot1 e screenshot2 di alcune postazioni dell'ateneo di Messina del 3 maggio 2019
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