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Tirreno:"La guerra di Paolo contro la precarietà dura da 12 anni". 4 ricorsi contro l'ateneo di Pisa

Aggiornamento: 2 set 2019

Ennesimo clamoroso caso di malauniversità, un altro all'ateneo di Pisa, tristemente noto per il caso di Giulia Romano. Ne scrive "Il Tirreno" oggi, con un articolo firmato Pietro Barghigiani , dal titolo "La guerra di Paolo contro la precarietà dura da dodici anni". Pisa, ateneo in tribunale: quattro ricorsi e battaglie per ottenere una stabilizzazione. "Elogi da ricercatore, poi faccio i concorsi e vengo escluso".

Si può leggere nell'articolo: "Gli elogi come ricercatore. Lo stop, ripetuto con pervicacia che ha già portato l'ateneo in tribunale, arriva con puntualità al momento di passare di ruolo. Uno sguardo strabico sulla carriera universitaria di uno studioso che da almeno 12 anni cerca di fare il salto nella categoria dei professori, ma ogni volta l'asticella non solo viene alzata. Viene proprio rimossa. Azzerando aspettative. Senza, però , spegnere la voglia di combattere. E, infatti, è già stato depositato il quarto ricorso al Tar.

E' la storia del dottor Paolo Rogini (recentemente iscritto a "Trasparenza e Merito", ndr), 52 anni, di Livorno (...) Dopo dodici anni, ancora, non si sciolgono i nodi di una vicenda che ha visto tre ricorsi, due al Tar e uno al Consiglio di Stato. Ora siamo a quota quattro. La vicenda parte nel 2007, quando viene bandito un posto per ricercatore a tempo indeterminato, qualifica che adesso non esiste più, all'allora facoltà di Economia sul settore di Geografia economico politica. I concorrenti sono due, tra cui appunto Paolo Rognini. Le prove, due scritti e un orale, si svolgono nell'ottobre 2008. Risulta vincitrice la controparte e da qui inizia l'avventura legale, tra avvocati, bolli, sentenze e ricorsi. Nel dicembre 2011 il Tar Toscana, per molteplici motivazioni, accoglie il ricorso con annullamento delle prove e condanna l'Università di Pisa alle spese. Si arriva al 2012 quando la controparte presenta ricorso al Consiglio di Stato. Ricorso che viene respinto dopo la presentazione di una memoria difensiva. Si ritorna al concorso per la seconda, volta, , e nonostante l'istanza di ricusazione della commissione, un'istanza alla Commissione etica di ateneo per ingiustizia e disparità di trattamento, e una segnalazione alla Procura della Repubblica da parte di Rognini, tutto rimane invariato e nell'ottobre 2012 risulta di nuovo vincitrice la controparte.

Riparte il ricorso al Tar Toscana, respinto una prima volta - e qui siamo nel giugno 2017 - accolto in appello al Consiglio di Stato con annullamento delle prove e condanna dell'Università di Pisa alle spese. Inizia poi il periodo delle commissioni che non riescono a costituirsi. Da quel giungo di due anni fa, nonostante l'esecutività immediata della sentenza, inizia il toto-commissione: tre, per la precisione, che, appena nominate, rassegnano tutte le dimissioni. Si arriva a marzo di quest'anno dove si ripete per la terza volta il concorso che vede come unico candidato il dottor Rognin, visto che l'altra, nel frattempo, ormai è associato e si autoesclude dalle prove.

Anche senza "competitor" l'Università di Pisa il ricercatore Rognini proprio non lo vuole. Solo che da accademia bipolare allo stesso tempo gli stipula un contratto di docenza al Dipartimento di Scienze della Terra e gli conferisce un "ottimo con lode" per una tesi di dottorato sulla comunicazione tra scienza e politica."

Così l'articolista sul "Tirreno".

Ormai si tratta di un caso di malauniversità al giorno (oggi addirittura due in un giorno). I tribunali dello Stato (amministrativi e penali) con i loro tempi lunghissimi non riescono a perforare il muro di omertà e di ritorsioni dell'Università italiana. La politica e il Miur stanno a guardare senza attuare alcuna forma di controllo, senza neppure intervenire dopo che reati e abusi vengono dimostrati in sentenze di tutti gli ordini e gradi, con la scusa, stucchevole, abusata e vergognosa, dell'autonomia degli atenei. Altro che cooptazione regolamentata. Non può esserci l'autonomia di usare soldi pubblici alle spalle dei cittadini, per interessi personali e privati o di lobby, e contro i candidati più meritevoli, da parte dei vertici degli atenei e dei dipartimenti che abusano. Si vergognino, dunque, i colleghi silenti del mondo accademico, si vergognino i vertici degli atenei e dei dipartimenti che non rispettano neppure le leggi dello Stato, si vergognino la politica e il Miur per tutto ciò che lasciano che si perpetri ai danni di persone perbene.

Noi di "Trasparenza e Merito", compatti, imperterriti, sempre più convinti di poter riuscire, presto o tardi, ad avere ascolto e a cambiare questi squallidi metodi in uso in tanti atenei, andiamo avanti.


Leggi l 'articolo integrale su "Il Tirreno" del 23 agosto 2019



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