"The Lancet", rivista scientifica inglese, tra le più prestigiose riviste di maggior impatto nel mondo in ambito medico, intitola un articolo "Asphyxia of Italian academia in medicine and political deference" e cita "Trasparenza e Merito".
Si tratta della pubblicazione di uno studio condotto dai colleghi professori associati della Scuola della Salute Umana dell'Università di Firenze, il neurochirurgo Pasquale Gallina, e l'otorinolaringoiatra Oreste Gallo, entrambi membri dell'associazione.
Concorsi universitari "cuciti addosso" ai candidati. Bandi pubblici che nella maggior parte dei casi vedono in corsa un unico partecipante. E una statistica sconcertante: il 94% delle cattedre di medicina (cioè posti per professore associato e ordinario) assegnate nelle università toscane, dal 2012 al 2019, dopo l'entrata in vigore della cosiddetta "legge Gelmini" (240/2010), sono andate ad accademici che avevano rapporti con quegli stessi atenei, mentre solo 6 volte su 100 selezioni "aperte" hanno privilegiato ricercatori esterni. E' una fotografia impietosa quella scattata dallo studio dei due docenti. Uno studio che dà l'idea di quanto i casi esplosi nelle inchieste di Firenze (a Medicina, Diritto Tributario) e di Catania (in tutti i dipartimenti) non sono affatto isolati, ma sono la prassi dell'accademia italiana.
L'articolo (che pubblichiamo qui integralmente, con in allegato anche l'appendice intera che riguarda tutti i concorsi analizzati nello studio) prende in esame i posti da docente banditi dalle facoltà di medicina delle università di Firenze, Pisa e Siena negli ultimi otto anni.
Su 221 concorsi "cosiddetti aperti", scrivono gli autori, ben 137 (il 62%) avevano un unico partecipante, mentre solo 37 (il 17%) ne contavano tre o più. Numeri "in conflitto con la larga platea di possibili candidati", si legge su "The Lancet". Infatti sono centinaia e centinaia gli studiosi di questi settori a possedere l'idoneità all'abilitazione scientifica nazionale e che quindi potrebbero partecipare ai concorsi ma che non lo fanno perché vengono "consigliati", indotti o minacciati, come dimostrano alcune inchieste delle procure. Altri 97 cattedre di medicina sono state assegnate dai tre atenei tramite l'articolo 24 della legge Gelmini, che prevede la possibilità di assumere direttamente ex ricercatori a contratto "come un sistema di ricompensa", commentano gli autori. Dei 175 posti messi a bando tramite articolo 18, cioè con selezioni nazionali e internazionali, 15 (il 94%) sono andai a chi già era assegnato a quei dipartimenti universitari o agli ospedali collegati.
"Reclutare personale esterno costa più che promuovere quello interno", spiegano Gallo e Gallina, "così spesso si predilige cucire addosso il profilo di una cattedra alle caratteristiche del candidato preferito, e dissuadere gli altri dal competere". Il risultato è che "il sistema resta bloccato su se stesso, vittima di un'oligarchia, mentre brillanti scienziati restano ai margini". Occorre dunque su questi casi una presa di posizione chiara e netta, come dimostra il preoccupato articolo di "Lancet", da parte della comunità scientifica internazionale.
Ormai nell'accademia italiana casi di nepotismo, familismo, favoritismo ai concorsi (come dimostrano fior di studi internazionali che citano l'Italia come "caso di studio"), ma anche di corruzione (come dimostrano le ultime inchieste delle procure) sono la prassi, la normalità, non l'eccezione. Le università italiane sono gestite in modo non dissimili dai casi emersi in passato in paesi come la Romania (2008) e l'Ucraina (2015) , cioè con tassi di irregolarità e abusi ai concorsi universitari e di corruzione nella pubblica amministrazione estremamente elevati. Basti un dato: secondo "The Global Competitiveness Report" l'Italia si colloca in 126a posizione su 148 paesi nel mondo a proposito di lotta contro "favoritism in decisions of government officials". E basti ricordare anche un recente studio del collega Giovanni Abramo su "Scientometrics" e su "Economia politica", in cui emerge che un totale di 323 casi di favoritismo/discriminazione ("lack of merit's evalutation") su 422 candidati risultati vincitori per professore associato in tutti i settori banditi dalle università italiane.
Il risultato complessivo di tutto ciò è una più bassa qualità della ricerca e dell'insegnamento, e in casi come le materie di ambito medico, un grave rischio per la vita e per la salute dei cittadini con la promozione di medici/studiosi incompetenti o raccomandati.
Leggi l'articolo integrale in lingua inglese su "The Lancet" del 1 agosto 2020
Leggi il documento integrale in appendice "Supplementary Appendix" con tutti i concorsi presi in esame nel periodo 2012-2019 nello studio dei professori Gallo e Gallina
Leggi l'articolo integrale su "la Repubblica" (ed. Firenze) del 1 agosto 2020
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