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Notizia epocale: Tra-Me ammessa parte civile a Università Bandita per rappresentare i cittadini

L’ammissione come parte civile di “Trasparenza e Merito” da parte di un Tribunale della Repubblica, nel corso dell'udienza preliminare tenutasi ieri pomeriggio nell'aula 2 al piano terra del Palazzo di Giustizia di Catania, in un importante processo, come quello scaturito dall’inchiesta denominata “Università Bandita” per le gravi ipotesi di reati commessi all’Ateneo di Catania, rappresenta un momento epocale, una prova di maturità ed un precedente importantissimo – anche in vista di altri processi che coinvolgono atenei - che certifica l’attività svolta in questi anni, secondo statuto, dalla nostra associazione a supportare chi intende contrastare episodi di “mala” università e corruzione ai concorsi.

Il Tribunale di Catania legittima e riconosce la dignità morale dell’associazione a rappresentare e farsi portatrice dell’interesse diffuso che tutela la buona università, cioè quella parte sana della comunità accademica, e tutti i cittadini contro il grave danno arrecato (stipendi a persone non meritevoli, disservizio universitario e mancata alta formazione) dai pesanti reati di cui sono imputati alcuni docenti.

D’ora in poi "Trasparenza e Merito", che finora ha già avuto un crescente riconoscimento in termini di iscritti (da 10 oggi siamo diventati circa 600 tra docenti e ricercatori che hanno fatto segnalazioni, ricorsi o denunce), in termini di consenso presso l’opinione pubblica e in termini di capacità di comunicazione presso i mass media, rappresenterà sempre più, con maggiore forza e autorevolezza, un punto di riferimento per chi intenda denunciare abusi e ingiustizie all'università, e interpreterà sempre più il ruolo di soggetto attivo nei confronti delle istituzioni per una proposta di riforma radicale dell’attuale sistema universitario.

Facciamo dunque appello ai colleghi dell'università e ai cittadini affinché si rivolgano a noi in misura sempre crescente.

Provoca rammarico, indignazione e preoccupazione l’assenza alle udienze, almeno fino ad oggi, dell’Ateneo catanese del Ministero dell’Università e della Ricerca, ambedue inclusi nell’elenco delle parti offese stilato dalla Procura, e non può che evocare scenari di "fedeltà" alle reti del precedente potere accademico inquinato, rafforzate da consolidate alleanze politiche. Fatto gravissimo se le istituzioni si defilano perché scoraggiano e disincentivano le vittime e i cittadini a reagire al sistema corruttivo. Speriamo, dunque, in un provvidenziale, seppur tardivo, ravvedimento.

Un sentito ringraziamento per il risultato ottenuto va a tutti i nostri associati e sostenitori sparsi per l’Italia, alla competenza tecnica dimostrata dall’avvocato Giovanni Inzolia che assiste l'associazione in questa causa, e alla limpida decisione del Giudice del Tribunale di Catania, Dott.ssa Marina Rizza, che l'ha ammessa.


Catania, 19 dicembre 2020


Giambattista Scirè

(Amministratore e responsabile scientifico di

“Trasparenza e Merito. L’Università che vogliamo”)


Leggi il comunicato ufficiale del 19 dicembre 2020



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