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Linkiesta: "Università, i concorsi truccati trionfano e la politica continua a far finta di niente"

L'articolo di Giambattista Scirè in prima pagina il 10 gennaio 2018 sul quotidiano "Linkiesta" prova a dare una scossa al silenzio sui concorsi universitari.

"Può mai un candidato con meno titoli, oppure uno non provvisto neppure del dottorato di ricerca o abilitazione scientifico nazionale o ancora con curriculum scientifico non congruo al settore messo a bando, vincere un concorso a cattedra e insegnare all’università? Se l’ateneo è italiano la risposta è sì. Benvenuti ad àtisrevinu, il paese dell’università al contrario ovvero un sistema familistico, nepotistico, clientelare, molto spesso corrotto e in alcuni casi che agisce con metodi mafiosi." E' l'incipit del contributo al dibattito sull'università in un articolo pubblicato oggi su Linkiesta.it dal titolo "Università, i concorsi truccati trionfano e la politica continua a far finta di niente", nel quale si chiede formalmente a nome di Trasparenza e Merito. L'Università che vogliamo l'istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare sul reclutamento truccato. "Quali sono i rimedi che propone l’associazione? - prosegue Scirè - In realtà, basterebbero delle semplici modifiche alle procedure di reclutamento attraverso una proposta di legge: abolizione dei concorsi locali; sorteggio simultaneo delle commissioni con numero allargato a 7 membri; determinazione preventiva da parte del Miur, per ciascun settore, dei punteggi minimo e massimo, espressi in centesimi, per tutti i titoli e pubblicazioni previsti dal decreto ministeriale 243/2011 per ricercatore, da estendere anche alle posizioni di I e II fascia; rideterminazione, secondo un modello più automatico, dell’abilitazione scientifica nazionale; dare la possibilità ai vincitori del concorso di scegliere la sede di destinazione, sulla base della effettiva disponibilità di fondi ed esigenza didattica; penalizzazioni in percentuale sui fondi ordinari per gli atenei che si rendono colpevoli di non vigilare con i loro uffici sulle irregolarità (ad esempio il 5% in meno per chi propone bandi profilati, per chi non sanziona conflitti di interessi e illogicità di valutazione e non adegua le commissioni alle norme previste dall’Anac); sospensioni e multe pesanti per i commissari che si sono macchiati di irregolarità a livello di giustizia amministrativa o di reati penali ai concorsi." Conclude Linkiesta, riconoscendo l'importante contributo dell'associazione ad una rivoluzione culturale sul reclutamento: "Se negli atenei italiani insegnano persone prive dei requisiti per farlo un motivo c'è, ed è risaputo da tempo: gli esiti dei concorsi sono stabiliti a tavolino. L'associazione Tra-me cerca da tempo di opporsi a questo sistema. Ma la politica fa finta di nulla, e ancora una soluzione non c'è".





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