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Linkiesta: "Sapienza, la storia del ricercatore privato della carriera e di un progetto milionario"

Un dettagliato articolo di Pietro Mecarozzi su "Linkiesta" nel quale affronta il caso del collega membro di "Trasparenza e Merito", Antonio Zuorro, riporta l'ateneo di Roma "La Sapienza" al centro della polemica. Dal materiale raccolto emerge come il polo capitolino non lo abbia assunto in quanto vincitore di un concorso pubblico, nonostante una chiara sentenza della Giustizia amministrativa, sottraendogli inoltre la titolarità di un progetto da 7,2 milioni di euro. Ne riportiamo qui ampi stralci.


Scrive "Linkiesta":

"Il grido di dolore è quello di un ricercatore. L’ateneo, invece, uno dei più importanti d’Europa: la Sapienza di Roma. La posta in gioco è un fondo europeo da 7,2 milioni e la carriera di un giovane ricercatore dell’Ateneo; il contraltare un groviglio di pressioni, professori prestanome e bandi disattesi. Si parte con la non applicazione di un regolare concorso pubblico con il quale il ricercatore Antonio Zuorro viene tenuto al di fuori dell’Università, per poi procedere con la distrazione del progetto e dei fondi vinti da quest’ultimo e concludere con un puzzle di rimpiazzi. Ma andiamo con ordine. Dopo alcuni assegni di ricerca, Zuorro nel 2012 vince un bando per ricercatore a tempo determinato (di tipo A) nel settore scientifico “Principi di ingegneria chimica”. La sua attività si concentra principalmente sullo sviluppo di processi chimici e biotecnologici innovativi. Un lavoro che gli assicura a fine ottobre 2015 la proroga del contratto di ricercatore di tipo A fino al 31 ottobre 2017 (le date in questa matassa sono fondamentali, un consiglio: tenerle bene a mente). Non contento, Zuorro a metà 2017 tenta un concorso per diventare ricercatore di tipo B (settore scientifico-disciplinare ING-IND/24), che in gergo prelude un passaggio propedeutico a professore associato. Il ricercatore vince la procedura e la Commissione giudicatrice il 4 luglio dello stesso anno formalizza nella sua relazione finale la legittimità di Zuorro a essere assunto dalla Sapienza con un contratto a tempo determinato di tre anni.

Nell’attesa di prendere servizio, durante l'estate del 2017, a sottolinearne lo spessore accademico, Zuorro partecipa e vince - contro ogni previsione - in qualità di coordinatore scientifico, un progetto di ricerca europeo in “Horizon 2020” (programma europeo per la ricerca e l’innovazione), per un valore di 7,2 milioni di euro. (...)

A margine della vicenda, Zuorro nel giugno 2018, dopo oltre un anno di attesa, presenta ricorso al Tar del Lazio, il quale lo scorso 17 luglio, a stabilire oneri e onori delle parti, ha emesso una sentenza esecutiva (la 9428/2019) con la quale accoglie pienamente il ricorso, facendo presente che le motivazioni addotte dalla Sapienza per la mancata chiamata, oltre che dubbie nella loro ragionevolezza, in ogni caso riguardavano il precedente e ormai esaurito contratto di RTD di tipo A, vicenda in ogni caso del tutto distinta ed autonoma dal nuovo ruolo di RTD di tipo B.

La traversia della non assunzione, infatti, fa perno per i vertici della Sapienza sul fatto che Zuorro avesse un precedente periodo di cumulabilità tra l’impiego di ricercatore di tipo A e quello di docente presso un Istituto comprensivo di Roma. I documenti raccolti, tuttavia, dichiarano tutt’altro. È vero che dal 2009 ai giorni in questione Zuorro risulta essere in servizio presso l’Istituto Comprensivo “Visconti”, ma è anche vero che l’attività del ricercatore non entra mai in contatto con quella di docente dell’Istituto. Dietro ufficiali attestazioni, Zuorro usufruisce di periodi di aspettativa senza assegni, garantita per legge agli assegnisti e ai ricercatori dall’ex articolo 22, legge 240/2010, poi modificato dal D.l. numero 5 del 2012, convertito a sua volta nella legge 35 del 4 aprile 2012.

A conoscenza del fatto che un Ateneo non può essere al di sopra della legge, nemmeno se trattasi della Sapienza, la mancanza non sussiste, come del resto l’incompatibilità delle due cariche. A un nostro contatto l'Ateneo preferisce comunque non commentare la vicenda. Mentre a conferma della tesi difensiva si schierano le parole dello stesso Tar del Lazio, che notifica come “non possono incidere né sui requisiti di partecipazione al successivo concorso, né sul suo svolgimento, né sul suo esito, sicché, l’intera vicenda non può legittimamente porsi come causa ostativa all’assunzione”. (...)

E poi rimane comunque la questione irrisolta del progetto: cosa c’entra il discusso accavallamento di impieghi passati con la vittoria del concorso pubblico per RTD/B (avvenuto a due anni di distanza) e soprattutto con il progetto europeo? Cosa si teme di Antonio Zuorro?

Ora, se la questione assunzione rimane in balia degli uffici giudiziari, il nodo progetto europeo assume sfumature insolite. Quantomeno curiosa nei modi e nei tempi, per giunta, si rivela la manovra che sotto il nome di “integrazione” vede l’Ateneo sostituire il Dott. Zuorro e tutto il suo team giusto due giorni dopo il trasferimento dei fondi europei. Il tutto, cercando oltremodo di non far trasparire alle aziende lo stato di confusione in cui galleggia il progetto. (...)

Ci si chiede, allora, perché Sapienza ha sostituito il ricercatore Zuorro che aveva ideato, organizzato, presentato e vinto il progetto EXCornsEED, con un ordinario, Giancarlo Fabrizi, che evidenzia un’assoluta distanza dalle tematiche proprie del progetto? Le pubblicazioni scientifiche, a tal proposito, non mentono. E non è un caso che SigmaAldrich (la più grande multinazionale della chimica) a tale cambio di coordinatore ha immediatamente risposto ritirandosi dal partenariato.

Provando a risolvere questo rompicapo, le domande irrisolte abbondano. Come mai Sapienza non ha seguito il parere legale della propria avvocatura e successivamente la sentenza del TAR Lazio di luglio e non ha da subito assunto Zuorro quale vincitore di regolare concorso pubblico?

Il Consiglio di Stato (Sezione VI) già a settembre ha rifiutato la richiesta di sospensione della sentenza avanzata dall’Ateneo e proprio quest'oggi si dovrà esprimere in Camera di consiglio.

Ferma restando la fiducia nella magistratura, i fatti sono così chiari e la sentenza del Tar così ben argomentata che il comportamento dell’Ateneo trova difficilmente giustificazioni valide, se non in un accanimento sulla persona.

Gli interessi sono molti e non del tutto svelati in questo capitolo, come del resto gli attori in campo e i benefici economici, per via del progetto europeo. La vittima, invece, è una sola, a rappresentanza però di una vita e di un dramma più grande: quello del ricercatore."


Leggi l'articolo integrale su "Linkiesta" del 10 ottobre 2019



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