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L'Università di Catania recidiva negli abusi ai concorsi: dopo Scirè, il caso Cavallo

Il caso Scirè è ormai un "grande classico" del reclutamento universitario irregolare: nonostante i giudici amministrativi di Tar e Cga, rispettivamente nel 2014 e nel 2015, abbiano sentenziato le pesanti irregolarità dei commissari di quel concorso, l'ateneo catanese, peraltro non eseguendo la sentenza per ben 3 anni, non ha mai accertato il danno erariale subìto e non si è mai costituito parte civile al processo penale.

Un nuovo caso - nuovo si fa per dire visto che va avanti dal 2010 - rischia di gettare scompiglio, una volta di più, all'Università di Catania.

Si tratta del caso di Riccardo Cavallo, iscritto della prima ora a "Trasparenza e merito" e studioso abilitato come professore associato in Filosofia del diritto nonché docente a contratto nella medesima disciplina presso l’Università di Firenze e all’Università della Tuscia.

Le vicende concorsuali che lo hanno visto protagonista hanno dato luogo a due procedimenti giudiziari sempre nei confronti della stessa controparte.

Già nell’ormai lontano 2010, dopo essere stato illegittimamente escluso da un bando di concorso per l’attribuzione di un assegno di ricerca in Filosofia del diritto, Cavallo aveva visto riconosciute le sue ragioni, dopo un singolare procedimento, che aveva dichiarato fuori termine il ricorso al Tar Catania, nonostante fosse stato presentato nei 60 giorni, conclusosi con una condanna in via definitiva nei confronti dell’ateneo catanese al risarcimento danni per "perdita di chance", avendo sia il Tar, sia il Cgars ritenuto la procedura illegittima ab origine. Malgrado ciò, come Cavallo non ha mancato di rendere noto in una lettera indirizzata alla Procura della Corte dei conti regionale siciliana, la controparte ha continuato a percepire regolarmente l'assegno per circa 6 anni , con ingente danno erariale che supera i 100 mila euro. Anche su questo dato l'Università di Catania di fronte alla sua più che motivata richiesta si è sempre rifiutata di fornire le opportune spiegazioni.

Nel giugno 2017 l’ateneo catanese bandiva la proceduta per un posto di ricercatore a tempo determinato (tipo A) sempre nel settore scientifico disciplinare IUS/20 – Filosofia del diritto. Dopo la scadenza dei termini e la fissazione dei criteri di valutazione, Cavallo inoltrava all'ateneo una istanza di annullamento in via di autotutela, in cui sosteneva che quella formulazione dei criteri avrebbe favorito - come di fatto è accaduto - la solita controparte (quella del danno erariale), istanza respinta anch'essa senza una precisa motivazione.

A questo punto la commissione di quel concorso dichiarava Cavallo non idoneo alla partecipazione al concorso, nonostante fosse in possesso di specifica abilitazione scientifica nazionale per professore associato nella disciplina oggetto dello stesso, nonché di altri titoli specifici e scritti pubblicati in riviste di fascia A ritenute eccellenti dalla comunità scientifica del settore.

La non idoneità avrebbe comportato che, in caso di rinuncia o decadenza da parte del vincitore - come accaduto - avrebbe determinato il suo mancato subentro. Le successive istanze di Cavallo in cui reclamava, chiedendo ulteriori spiegazioni per l'accaduto, sono rimaste, ovviamente, lettera morta.

Dopo la decadenza della controparte che un mese dopo la sua nomina a vincitore dichiarava la rinuncia al posto, la procedura rimaneva dunque senza vincitore. Questa prassi di un concorso che rimane senza vincitore ricalca esattamente ciò che è accaduto nel caso Scirè, ovvero per 3 lunghi anni la sentenza del Tar non era eseguita, il decreto rettorale non veniva pubblicato e quindi la procedura stessa rimaneva senza vincitore dopo la decadenza della controparte a seguito delle sentenze di Tar e Cga.

A questo punto Cavallo proponeva un ricorso straordinario al Capo dello Stato (con rinvio degli atti al Tar) per chiedere di essere dichiarato vincitore della procedura in oggetto, di fronte alla strategia dilatoria ed elusiva dell'ateneo che non ha danneggiato solo il diretto interessato ma anche privato il dipartimento di un ricercatore in un settore sotto organico.

Nonostante il presente procedimento sia ancora pendente, l’ateneo catanese ha deciso di bandire un nuovo concorso per una posizione identica. E qualora Cavallo dovesse partecipare ed eventualmente vincere, l'ateneo potrebbe alla fine dichiarare, contraddicendo se stesso e la messa a bando del posto, come peraltro è già accaduto altrove, di non avere più alcun interesse per il “mutare delle esigenze di didattica e di ricerca”. Proprio come è accaduto nel caso della mancata proroga del contratto per il biennio a Scirè, in seguito ad una procedura mai messa in atto correttamente, su cui pende una nuova denuncia penale.

A ciò si aggiunge l’anomalia del bando richiamato, il quale, oltre a prevedere il possesso di ben due lingue straniere (inglese e francese) non giustificato da un eventuale “profilo plurilingue dell’ateneo”, risulta essere finanziato, per un terzo, da un ente esterno ovvero il centro di ricerca LabOnt presso l’Università di Torino. Appare più che legittimo il dubbio che tale finanziamento sia stato approvato dal predetto centro con largo anticipo rispetto all’effettiva pubblicazione del bando permettendo ai soggetti che ivi lavorano in possesso di tale informazione privilegiata, non solo di presentare la propria domanda di partecipazione, ma addirittura pubblicare saggi e monografie in vista di quel concorso.

Non ci vuole molta fantasia per capire che, come accade purtroppo in molti atenei italiani e come dimostrano le tante vicende segnalate da "Trasparenza e merito", l'università catanese non voglia selezionare il candidato più qualificato e meritevole, quanto quello prescelto o predeterminato; quindi non c’è mai spazio per un candidato poco gradito (perché indipendente e autonomo) al dipartimento o all'ateneo, perfino dopo le sentenze della giustizia amministrativa, e dunque ogni mezzo è lecito pur di estrometterlo.

Queste vicende dimostrano, una volta di più, che l'Università di Catania elude in maniera recidiva e sistematica le sentenze della magistratura, non ottempera quanto stabilito dai giudici e che non persegue affatto, al di là delle fumose affermazioni di principio del Rettore, una vera azione di trasparenza e merito nel reclutamento della propria classe docente.

A Cavallo, dopo aver segnalato tutto alla Corte dei conti regionale (contratto mai interrotto né sospeso, malgrado le suddette decisioni giurisprudenziali e le numerose diffide), non rimane dunque che rivolgersi alla Procura della Repubblica, fornendo tutta la documentazione del caso. A lui va il nostro incitamento e appoggio per proseguire, con forza e determinazione, la battaglia di legalità e trasparenza intrapresa.


Leggi la lettera di Cavallo all'ateneo catanese del 12 aprile 2019

Leggi la sentenza Tar Catania n. 1879 del 20 luglio 2012

Leggi la sentenza del CGARS n. 627 del 25 giugno 2013




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