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Il Mattino: "UniPadova, posto comprato. A processo professore di chirurgia"

Un articolo pubblicato ieri sul "Mattino" (ed. Padova) si intitola "Posto in specialità comprato. A processo il prof. Bassetto". Indagine su chirurgia plastica. Abuso di ufficio contestato. Scoperto un contributo di 128 mila euro non corretto.


"Il 12 novembre prossimo davanti al tribunale in composizione collegiale finiranno, con l'accusa di abuso di ufficio, un professore, uno specializzando e suo padre. Il docente è un ordinario di chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva nell'Università di Padova e all'epoca direttore della Scuola di specializzazione nella stessa materia, gli altri due un dentista e il figlio, all'epoca dei fatti, nel 2013, specializzando. L'indagine è stata condotta dal pubblico ministero Sergio Dini. Gli accertamenti degli investigatori scattano in seguito ad alcune verifiche dopo il primo troncone d'indagine sulla scuola di specialità di Chirurgia plastica. C'è stato anche un ricorso al Tar proposto da una giovane dottoressa contro la controparte e l'ateneo padovano per l'annullamento (per vizi formali) deciso dai vertici dell'Università del concorso di ammissione alla scuola di specializzazione in Chirurgia plastica (e la graduatoria nella quale la dottoressa occupava una posizione più alta) per l'anno 2012-2013. Si scopre che il vincitore illegittimo si era visto assegnare un posto nella specialità finanziato con un contributo di 128 mila euro dalla società Mair Research. Un posto aggiuntivo rispetto a quelli previsti. La società sponsor è amministrata da un imprenditore amico del padre dello specializzando. Nel 2013 il figlio non era riuscito ad ottenere il punteggio adeguato per entrare nella scuola. Grazie a quell'annullamento, era stata rifatta la prova nel settembre successivo. Prova superata, stavolta, grazie al posto in più, quello pagato. A inguaiare i tre indagati, i tabulati telefonici che confermerebbero frequenti contatti in quel periodo tra il cattedratico, il dentista, titolare nel capoluogo berico di un ambulatorio di chirurgia plastica. Le fonti di prova che figurano nel corposo fascicolo d'udienza consistono nel verbale d'interrogatorio dello stesso docente, dei tabulati telefonici e delle indagini compiute dai carabinieri del Nas. La parte offesa è stata identificata proprio nell'ente universitario padovano. C'è un precedente. Nel 2017 il tribunale di Padova ha già condannato a 16 mesi un docente universitario, direttore della Clinica plastica-ricostruttiva dell'azienda ospedaliera universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine e a 14 mesi una dottoressa triestina che si sarebbe "comprata" il posto nella scuola di specializzazione grazie a una sponsorizzazione del padre."


Leggi l'articolo cartaceo su "Il Mattino di Padova" del 3 settembre 2019



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