top of page

Il caso Cavallo a UniCT: un decennio di abusi e ritardi a Giurisprudenza

Un caso nuovo (si fa per dire) - visto che si protrae all’incirca da un decennio (2010-2020) - rischia di gettare un’ombra sinistra nelle già torbide vicende concorsuali dell'Università di Catania.

Si tratta del caso di Riccardo Cavallo, iscritto della prima ora all'associazione “Trasparenza e merito” e studioso abilitato per ben tre volte come Professore Associato in Filosofia del diritto, nonché docente a contratto nella medesima disciplina presso varie università italiane, tra cui, Brescia, Catanzaro, Firenze, Modena, Urbino e da ultimo Viterbo.

L'affaire sul reclutamento dell'ateneo di Catania, che ha avuto il suo apice nell'inchiesta “Università bandita” del giugno 2019 e di cui si attendono gli esiti processuali sembra ricalcare – in linea generale - un copione già visto e che può riassumersi nel modo seguente: 1) l'operato illegittimo delle commissioni di concorso a vario livello; 2) la mancata ottemperanza alle sentenze della magistratura (come dimostra, l’ormai noto, “caso Scirè”).

Nello specifico, le vicende concorsuali che hanno interessato Cavallo hanno dato luogo a due procedimenti giudiziari che hanno avuto come protagonista sempre la stessa controparte. Già nell’ormai lontano 2010, dopo essere stato illegittimamente escluso da un concorso per l’attribuzione di un assegno di ricerca in Filosofia del diritto bandito dall’allora Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Catania, Cavallo aveva visto riconosciute le sue ragioni, con una condanna in via definitiva (e corrispettivo danno erariale) nei confronti dell’ateneo catanese al risarcimento danni per “perdita di chance”, avendo sia il Tar, sia il CGARS ritenuto la procedura illegittima “ab origine”.

Un ruolo determinante in tale vicenda, è stato svolto dall'allora Preside della Facoltà di Giurisprudenza, Prof. Di Cataldo, che ha disposto tale esclusione senza averne i poteri e che - nella delicata fase dovuta alle decapitazioni dei vertici dell'ateneo interdetti dai giudici del tribunale di Catania - ha rivestito il ruolo di Decano dopo le dimissioni del Rettore Basile occorse lo scorso luglio in seguito alle ben note vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’Ateneo catanese.

Ma veniamo al prosieguo di questo, a dir poco, surreale caso.

Nel giugno 2017 l’ateneo catanese bandiva la proceduta per un posto di ricercatore sempre nel settore scientifico disciplinare IUS/20 – Filosofia del diritto. Dopo la scadenza dei termini e la fissazione dei criteri di valutazione, Cavallo inoltrava un’istanza di annullamento in via di autotutela (respinta dall’ateneo senza alcuna motivazione), in cui sosteneva che la formulazione dei criteri avrebbe favorito - come di fatto avvenuto - ancora una volta, il c.d. candidato interno (successivamente decaduto per circostanze non ancora chiare). Di fronte alla decisione dell’Ateneo di dichiarare che la procedura si fosse conclusa senza alcun vincitore essendo Cavallo, classificatosi al secondo posto, ma ritenuto “non idoneo” per soli due punti, illegittimamente “sottratti” al titolo di dottore di ricerca, proponeva ricorso straordinario al Capo dello Stato al fine di chiedere di essere dichiarato vincitore di tale procedura. L’Università si opponeva l’ultimo giorno utile, con il conseguente trasferimento del procedimento presso il Tar Catania.

L'oggetto della controversia, in estrema sintesi, ruota fondamentalmente intorno ad un elemento: la corretta valutazione del titolo di dottore di ricerca, cioè la sua congruenza o meno con il settore scientifico-disciplinare IUS/20 – Filosofia del diritto. In tale concorso, infatti, al titolo di dottore di ricerca di Cavallo (100% di Filosofia del diritto, come certificato dal sito del Miur), la commissione ha attribuito 12 punti, mentre a quello della controparte, pur essendo solo al 50% in Filosofia del diritto, ha assegnato il punteggio massimo, cioè 14 punti. Sembra incredibile ma è andata proprio così. I due punti di scarto sono stati cruciali nell'esito finale della graduatoria, nonostante Cavallo avesse precisato nella documentazione presentata che il suo dottorato era di Filosofia del diritto, ma tale dicitura è stata espunta dai verbali, forse per uno dei tanti errori commessi dalla Commissione nell’assegnazione del punteggio.

Per inciso, nell'ordinanza del Gip del tribunale di Catania riguardante “Università bandita” viene riportata, tra l’altro, una più che significativa conversazione telefonica tra i professori Salvatore Cesare Amato (ordinario di Filosofia del diritto) e Roberto Pennisi (allora Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza) avente per oggetto alcuni bandi da emanare, tra cui quello in Filosofia del Diritto a cui partecipa Cavallo, dalla quale risulta che Pennisi si diceva molto preoccupato, tra le altre cose, del fatto che la controparte di Cavallo non avesse inviato ancora il proprio curriculum vitae e l’elenco delle pubblicazioni in vista del consiglio di dipartimento che avrebbe dovuto deliberare la richiesta di bando (cfr. cfr. pp. 525-528 dell'ordinanza cautelare reperibile al seguente link: http://www.sudpress.it/wp-content/uploads/2019/08/Università-Bandita-ordinanza-GIP-rid.pdf).

Il 10 maggio 2019 l'ordinanza del Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione siciliana si è pronunciata accogliendo il nuovo ricorso presentato da Cavallo. L'ateneo, con decreto del 19 novembre 2019, seppur al termine di una procedura illegittima in quanto non disciplinata da alcuna fonte né legislativa, né tantomeno in nessun regolamento dell’ateneo, nominava una nuova commissione, ma quest’ultima, a distanza di sei mesi, non ha ancora concluso i suoi lavori, malgrado fosse stata nominata «ai soli fini dell’esecuzione dell’ordinanza cautelare CGA n. 307/2019 e, pertanto, al solo fine di valutare il titolo di dottorato».

Ad oggi non solo la commissione non ha formulato nessun giudizio, ma ha addirittura chiesto in data 7 febbraio 2020 una proroga dei lavori senza alcuna motivazione, accolta dal Rettore con la concessione del termine massimo (4 mesi, oltre quelli già previsti ex lege per il contenimento dell’epidemia da Covid-19) quando i lavori avrebbero ben potuto concludersi nella riunione dello scorso 23 gennaio, o successivamente in via telematica, come previsto dalla stessa normativa (del resto, quasi tutti gli altri concorsi banditi dallo stesso Ateneo catanese in questo periodo, malgrado prevedessero anche la convocazione dei candidati, si sono svolti regolarmente online). Sarebbe bastato che la nuova Commissione avesse applicato il criterio già stabilito, ovvero la perfetta congruenza del titolo con il settore previsto dal Bando (dottorato 100% in Filosofia del diritto) affinché Cavallo potesse essere dichiarato vincitore. Ma nulla di tutto ciò è avvenuto!

Sulla base di quanto risulta dalla pagina web di UniCt, infatti, la commissione, in ben 6 mesi, si è riunita soltanto una volta presso i locali dell’Università di Catania, ma non è dato sapere cosa abbia deliberato, in quanto l'ateneo ha negato più volte a Cavallo l'accesso, con il pretesto che si trattasse di un atto endo-procedimentale, né tantomeno quest’ultimo è stato prodotto in giudizio dall’Avvocatura. Ma vi è di più! Siamo giunti al paradosso, per cui una commissione nominata appositamente per dare esecuzione ad un’ordinanza cautelare, ritiene – senza assolutamente spiegarne la ragione – di non poter adempiere al proprio mandato fino alla sentenza di merito. E il Rettore, anziché chiedere alla commissione di ottemperare procrastina ulteriormente la conclusione dei lavori. Tale strategia dilatoria dell'ateneo, oltre a danneggiare il diretto interessato, ha privato anche il dipartimento di uno studioso più che qualificato e in “possesso di un rilevante curriculum” (cfr. Sentenza n. 2998/2010 del Tar Ct) in una disciplina, per di più, sotto-organico, come si può facilmente evincere, comparando i docenti dell’intero macro-settore 12/H (che comprende oltre Filosofia del diritto, anche Storia del diritto medievale e Diritto romano) presso il DIGIUR: 1) Filosofia del diritto solo 2 docenti (Prof. Salvatore Cesare Amato e Prof. Alberto Andronico); 2) Storia del diritto medievale e moderno 6 docenti (di cui: 4 professori e 2 ricercatori); 3) Diritto romano 8 docenti (di cui: 5 professori e 3 ricercatori).

A distanza di tre anni dal bando e ad un anno dalla decisione del C.G.A.R.S., ora non resta che attendere l’udienza di merito del Tar Catania prevista per il prossimo 25 giugno 2020, ma al di là dell’esito processuale, sia il Dipartimento di Giurisprudenza, sia l’Ateneo, non si sono certo distinti per una condotta all’insegna dei principi di trasparenza e legalità; né sembrano esserci segnali di resipiscenza, continuando l’Amministrazione, malgrado il nuovo Rettore abbia più volte dichiarato dopo la sua elezione che l’Università di Catania avrebbe davvero voltato pagina, a porre in essere comportamenti volutamente dilatori e elusivi anche di decisioni giurisprudenziali.


P.S. Due giorni prima dell’udienza presso il TAR, prevista per il 25 giugno, l’Avv. Vincenzo Reina ha presentato una memoria, in cui non avendo forse argomentazioni giuridiche, ha riportato “erroneamente” il dato riguardante, non a caso, il dottorato di ricerca di Cavallo, malgrado l’Amministrazione non avesse mai contestato, nel corso degli anni, tale dato inoppugnabile. Nello specifico, mentre quello frequentato da Cavallo era il XV ciclo del corso di dottorato afferente, come già chiarito ampiamente e in più occasioni con prove documentali, al 100% al solo ed unico settore di Filosofia del diritto, l’Amministrazione ha, invece, riportato i dati di un ciclo di molto successivo, cioè il XX quando il dottorato ha subito una completa rimodulazione della sua conformazione e del collegio dei docenti che ha investito anche i settori scientifico-disciplinari comportando una riduzione al 20% di Filosofia del diritto, in modo da far rientrare anche altri settori. E’ chiaro come tale inesatto riferimento avrebbe potuto indurre in errore i giudici del TAR, specie per i tempi così stretti con cui è stato sollevato. Lo stesso “errore” stranamente è stato effettuato – ma con effetti opposti – anche per il dottorato della controparte che ha frequentato il XXII ciclo (Filosofia del diritto al 50% e Diritto ecclesiastico 50%); ma anche in questo caso, l’Università ha volutamente ripreso i dati, ancora una volta, di un ciclo sbagliato, il XX, l’unico tra tutti i cicli di dottorato, in cui Filosofia del diritto e Diritto Ecclesiastico erano (non si sa come) erano entrambi indicati al 100%. Si allegano per maggiore chiarezza gli “screenshot” del sito Miur, da cui emergono tali dati incontrovertibili (cfr. allegato n. 4).


Si veda l'ordinanza del C.G.A.R.S. del 10 maggio 2019

Si legga il decreto rettorale di nomina della Commissione del 19 Novembre 2019

Si veda il decreto di proroga della Commissione dell’8 Aprile 2020

Si veda l'allegato 4 sui cicli del dottorati in questione, tratti dal sito del Miur



bottom of page