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I concorsi farsa e il danno ai progressi scientifici con ricaduta sui cittadini: il caso Camerota

C'è un video racconto sul sito "Medicina e informazione" che si intitola "Inseguendo un coniglio bianco…". Guardatelo.

Si tratta di una intervista al Prof. Filippo Camerota, ricercatore e fisiatra presso la Clinica ortopedica de "La Sapienza" di Roma, nella quale parla di un protocollo clinico che all'epoca era stato appena avviato grazie ai suoi studi e a quelli del suo gruppo di ricerca e che fu testato nei confronti di una bambina spastica che non aveva mai camminato in vita sua fino all'età di 7 anni e che, dopo alcune sedute di cure, e dopo qualche tempo, in un successivo video che i suoi genitori felicissimi inviarono al professore, rincorreva nel giardino di casa un coniglio bianco.

Questo aneddoto molto bello e commovente esprime al meglio la storia del nostro collega associato a "Trasparenza e merito", ma può simboleggiare, più in generale, quella di tanti altri colleghi con curriculum scientifico di livello, in qualsiasi altro settore scientifico, che dimostrano quindi enormi capacità e qualità, ma che però vengono messi ai margini dell'università italiana solamente per una ragione: non hanno santi in paradiso a cui farsi raccomandare, non si piegano e non si sottomettono agli scambi di favori, credono nella legalità e nella trasparenza dei concorsi.

Ma cosa è accaduto? Andiamo per ordine.

In occasione della tornata del 2012 dell'Abilitazione scientifica nazionale per il suo settore concorsuale 06 /F4 Medicina fisica riabilitativa emersero varie irregolarità commesse da parte della commissione, tanto è vero che in una lettera inviata a "Roars", Camerota aveva parlato di "esiti dell’abilitazione scientifica nazionale che hanno dato credito all’idea che nulla sia cambiato rispetto al vizio accademico di privilegiare i nomi eccellenti o comunque ricercatori a vario titolo organici ai baroni, a prescindere dai titoli conseguiti" ed aveva ricordato che "un interessante studio statistico sui risultati di questo settore disciplinare ha dimostrato che i non abilitati erano in possesso di valori di partenza (non falcidiati dalla "sottosettorialità") di gran lunga superiori agli abilitati". Aveva poi concluso: "Con accordi gestiti nelle segrete stanze, non uno dei figli con cognomi illustri, tacendo di generi e nuore ha avuto giudizio negativo malgrado le mediane e abbattuti i concorrenti aspettano la cattedra."

Quel dibattito su "Roars", se pure interessante in termini generali, sarebbe rimasto, come tanti altri all'epoca, solo un profluvio di vane parole al vento o nel deserto, se Camerota non avesse deciso, invece, di passare dalle parole ai fatti e di fare ricorso alla giustizia amministrativa.

Ecco che infatti, successivamente, il Tar Lazio, con una importante sentenza nella quale si legge "l'introduzione ex post di criteri - non previsti nel bando e nelle norme che regolano la procedura di abilitazione - con efficacia condizionante ai fini della idoneità, si rivela illegittima anche per la violazione del principio di correttezza e trasparenza delle operazioni di valutazione", riconobbe le sue ragioni annullando gli atti di quella valutazione ma soprattutto ebbe il risultato tangibile di spingere la commissione successiva ad agire con correttezza e così ad abilitarlo, come avrebbe già meritato.

Come se non bastasse l'idoneità all'abilitazione per professore associato gli fu riconosciuta anche nella tornata del 2016, alla quale si aggiunse anche quella per professore ordinario.

Per dovere di informazione va ricordato che in quella tornata di Asn nel suo settore concorsuale, si ebbero ben 11 abilitazioni a Professore Associato e 7 a Professore Ordinario dopo sentenze della Giustizia amministrativa, cioè a dire una elevata percentuale sul totale, uno scandalo che fece dimettere l'intera commissione, al punto che all'epoca ne parlano anche i giornali (in particolare Repubblica "Aspiranti prof, pioggia di sentenze contro i baroni").

Ma veniamo all'oggi. Il collega, dopo essersi complimentato per la nostra efficace battaglia ed aver deciso di iscriversi all'Associazione per condividere il senso di una azione corale e non più individuale sulla trasparenza e sul merito dei concorsi universitari, ci ha recentemente segnalato che in quei pochi concorsi per la seconda fascia riservati a docenti esterni nel settore concorsuale  06/F4, settore disciplinare MED 34, ovvero tra i pochi concorsi banditi ai quali è ammesso a partecipare, pur avendo un elevata produttività scientifica (Pubblicazioni su Scopus: 73, H index: 22, citazioni: 1307), rischia puntualmente di rimanere al palo, proprio come accaduto in occasione delle precedenti tornate di Asn qualora non avesse deciso di rivolgersi alla magistratura.

In realtà uno dei motivi tecnici (peraltro non conforme all'articolato della Legge 240/2010 che lo vieta espressamente, almeno secondo alcune recenti sentenze del Consiglio di Stato) che rischiano di rendere vane, cioè una farsa, queste procedure di valutazione, e di far vincere sempre il candidato "prescelto" e "predeterminato", sta nella specificazione del tema dell'attività di ricerca previsto nei suddetti bandi.

In sostanza, lamenta giustamente il collega, è come se un'intera area del sapere venisse ricondotta ad una precisa e specifica abilità tecnica. Di fronte a bandi sartoriali scritti "senza alcun pudore e remore", il collega, forte anche delle precedenti ragioni ottenute in sede di giustizia, intende dar battaglia.

A lui va tutto il nostro appoggio, la nostra ammirazione e solidarietà per i risultati ottenuti. Un esempio di coraggio e determinazione, nonché di professionalità e competenze, come dimostra il suo solido curriculum scientifico.

Sempre più docenti, dunque, iniziano a credere nella possibilità di una rivoluzione culturale sul reclutamento affidata alle finalità sostenute nello statuto della nostra associazione. E voi cosa aspettate a partecipare a questa sacrosanta battaglia?


Guarda il video "Inseguendo un coniglio bianco…" su "Medicina e informazioni"

Leggi la sentenza del Tar Lazio del 3 agosto 2016

Leggi l'articolo di Giovanni Valentini su "Repubblica" del 4 aprile 2014



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