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Eccovi il nuovo gioco: i dolori del giovane Fioramonti, trova le differenze tra ieri ed oggi


1)

"Le riforme non propongono rimedi, ma puntano solamente a togliere l'ossigeno ad un malato terminale. Si parla molto della «privilegiocrazia» e del nepotismo inveterato che spinge tanti giovani studiosi verso l'estero, ma non viene quasi mai raccontato cosa accade a quelli che restano. A quelli che il concorso (sì, il fatidico concorso) riescono a vincerlo. Perché l'assetto baronale delle nostre università non avvilisce soltanto quelli che sono costretti a partire, ma deprime anche il talento di quelli che restano.

Ci sono tanti ricercatori competenti in Italia. Ma la competenza non è l'elemento decisivo per vincere un concorso. Devi infatti essere sostenuto da qualcuno che conta. Un professore ordinario, meglio se uno di quelli potenti. Quindi anche quando sei bravo e meriteresti di vincere il concorso solo per i famigerati titoli, avrai comunque bisogno della «spintarella». Dovrai fare la corte a qualcuno. Se sei fortunato ti verrà chiesto di fare corsi gratuiti per un paio di anni, giusto per dimostrare fino a che punto arriva la tua fedeltà. Poi, dopo esserti sudato la benevolenza della gerarchia e una volta trovati i finanziamenti, verrà finalmente indetto il «tuo» concorso. Salvo rarissime eccezioni, i concorsi in Italia vengono preconfezionati con un «nome e cognome». Per questo sono sempre pochi i candidati alternativi che si presentano alle prove, nonostante la pletora di precari che cercano un posto. Ma il timore di essere additati come i guastafeste è forte, anche perché la ruota potrebbe girare a loro favore la prossima volta.

Quando il concorso alla fine lo vinci (e l'avresti vinto comunque perché hai i titoli per vincere in modo trasparente), ti resterà sempre l'amaro in bocca. La competizione era truccata. Dovevi comunque vincere. E questo sentimento avvilente non ha soltanto un impatto psicologico sulla tua autostima, ma ti costringe anche ad un graduale processo di asservimento nei confronti della gerarchia che ti ha «spinto». Da quel momento, sai benissimo che la tua carriera accademica la devi al sistema. Non riuscirai a dire di no a chi ti ha regalato il concorso. Non sei più un intellettuale autonomo. Devi riconoscenza imperitura all'elite baronale. E così comincerai a sobbarcarti di mansioni che non sono previste dal contratto. Ti ritroverai a fare il docente, il tutor, l'assistente magari persino il portiere o il bidello. Molto spesso, ti verrà chiesto di insegnare corsi per i quali non sei qualificato, con risultati mediocri anche per gli studenti. E la tua ricerca? Finisce con il cadere in secondo piano. Proverai a farla nei ritagli di tempo. Con pochi o senza fondi. Basta guardare le cifre messe a disposizione dal Miur nei Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale (Prin).

Salvo eccezioni, è spesso così che procede il sistema. Chi entra nell'università viene inserito in un vero e proprio ingranaggio che lascia poco o nessuno spazio all'innovazione. Il talento, anche quando c'è, viene negato ed avvilito. I tagli imposti dal nostro ministro renderanno ancora più difficile sottrarsi all'assetto baronale dell'accademia italiana. Quindi, aspettatevelo pure, assisteremo ad una nuova fase di nepotismo dilagante, con i poveri ricercatori a sgobbare dalla mattina alla sera pur di assicurarsi gli avanzi. Disposti a tutto pur di essere chiamati a fare qualche lavoretto. Precari fino all'osso, verranno ridotti ad insegnanti di liceo, tutti dedicati alla docenza e senza più tempo per fare ricerca. Come si può ancora credere che questa classe politica sia in grado di dare uno slancio all'università italiana? Quanti baroni siedono oggi in parlamento, sia tra l'opposizione sia tra la maggioranza? Quanti di loro mandano i figli alla scuola privata e all'università all'estero?"


Lettera di un precario della ricerca, 21 febbraio 2010



2)

"Voglio darvi un aggiornamento sulla nostra azione in merito alle segnalazioni di potenziali irregolarità concorsuali nel reclutamento universitario, oltre che su alcuni importanti cambiamenti all’interno del mio staff presso il MIUR.

A questo proposito, è stata nostra premura creare a suo tempo un’apposita casella di posta elettronica, che in pochi giorni è stata letteralmente inondata. Questo evidenzia il bisogno dei cittadini dell’ascolto da parte delle istituzioni. Purtroppo si tratta di situazioni generate da un malcostume minoritario ma ancora troppo diffuso oltre che da norme che generano confusione, e con riferimento alle quali stiamo lavorando già con il Parlamento per garantire più trasparenza nei processi concorsuali (come ripetuto nei post precedenti).

L’attività di studio e valutazione delle singole pratiche è stata, in molti casi, estremamente complessa e continua a richiedere molto tempo ed approfondite analisi: ogni messaggio ha infatti un formato diverso, le informazioni talvolta sono parziali o si sovrappongono con le comunicazioni inviate direttamente alla Direzione Generale ed all’Ufficio per le Relazioni con il Pubblico (URP) del Ministero. Abbiamo risposto a varie centinaia, ma molte restano ancora da evadere. Continuiamo quindi il lavoro di raccolta e sistematizzazione delle istanze e nel frattempo portiamo avanti la nostra azione per dare una struttura a questo processo.

La complessità del compito affrontato in questi primi mesi di sperimentazione, infatti, ci ha spinti ad immaginare una procedura standard che sia quanto più possibile rapida ed efficace. A breve verrà prodotto un documento precompilato che accompagni ciascuna segnalazione (così da facilitare ai segnalatori la sintesi dei singoli casi e allo staff l’analisi di quanto esposto) ed un documento standard per la richiesta di accesso agli atti riguardanti lo stato delle segnalazioni stesse. Inoltre, già nei prossimi giorni avremo una persona in comando presso il Ministero dedicata esclusivamente a questo compito. Poi, entro la fine dell'anno, in occasione del piano di riorganizzazione del MIUR, verrà istituito un ufficio preposto all’interno della Direzione Generale competente. Questo era proprio l’obiettivo che ci eravamo prefissati all’inizio di questo percorso: attivare presso il MIUR un vero e proprio ufficio di Ricezione e Consulenza, che svolga questa attività in modo regolare ed istituzionale.

È fondamentale rendere più trasparente possibile il sistema di reclutamento e quanto più veloce possibile il riscontro alle sollecitazioni del Ministero, così da scoraggiare definitivamente ogni eventuale tentativo di abuso.

Lo ripetiamo nuovamente: tale attività non si sostituisce assolutamente alle più ordinarie vie legali ed alla magistratura amministrativa, a cui devono riferirsi tutti coloro che ritengono di aver prova diretta di irregolarità. Il Ministero può soltanto svolgere attività di ascolto, vigilanza e di indirizzo generale."


Post su facebook di un Vice Ministro del Miur, 30 marzo 2019






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