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Dopo l'intervista a Rep la ministra Messa sospenda immediatamente "chi ha sbagliato ai concorsi"

La ministra Messa in una intervista a Repubblica tv: i commissari che sbagliano ai concorsi devono essere espulsi dal sistema, le università hanno il diritto di contrapporsi alle sentenze dei tribunali dello Stato, il ministero non si costituirà come parte civile al processo "università bandita" di Catania. Idee confuse, inadeguate e contraddittorie. Bisogna, piuttosto, volare alto: ecco la nostra proposta di riforma dell’università italiana.


Abbiamo seguito, ieri, la video intervista alla neo ministra Messa, iniziativa nella quale è intervenuta la collega dell'associazione, la ricercatrice Agnese Rapposelli, ennesima vittima della mala università. Abbiamo poi letto, oggi, il titolo dell'articolo di Repubblica “Subito via dall'Università chi pilota i concorsi. La vera rivoluzione e cooptare i migliori”, in cui la professoressa Messa, evidentemente, ha inteso chiarire meglio il suo pensiero.

Sulla scorta della prima affermazione, che "Trasparenza e Merito" condivide e persegue da anni, chiediamo alla ministra di procedere immediatamente, con gli strumenti previsti dall'ordinamento, nei confronti di tutti i componenti delle commissioni giudicatrici (locali e nazionali) che hanno tentato (talvolta persino riuscendovi) di “aggiustare” e “truccare” i concorsi universitari, casi in cui ci sono già sentenze definitive (penali, civili, amministrative o contabili) di censura e di condanna, a partire dalla grottesca e scandalosa vicenda che coinvolge Giambattista Scirè, simbolo della malauniversità.

Naturalmente la nostra associazione si riserva di fornire alla ministra Messa anche l'elenco delle sentenze definitive nelle quali i giudici hanno ordinato alle università di sottoporre a nuova valutazione (con commissioni a composizione diversa) i candidati perché l'originaria commissione aveva “abusato” delle proprie prerogative, dichiarando vincitori alcuni candidati senza che ne avessero merito, sentenze che in molti casi non sono state eluse.

Ora che la Ministra sembra aver finalmente varcato il Rubicone (se abbiamo ben compreso, debbono essere non solo “multati” o “sanzionati” ma addirittura “licenziati”, “espulsi”, quei docenti che, in qualità di componenti delle commissioni giudicatrici, hanno “truccato” i concorsi) non resta che attendere che si passi dalle parole i fatti e quindi di vedere realizzati i provvedimenti conseguenti.

Nel prosieguo dell'intervista la ministra Messa ha chiarito il senso complessivo della sua ricetta per cambiare l'università: cooptazione legalizzata, ancora più autonomia e potere agli atenei e ai dipartimenti nel reclutamento, deresponsabilizzazione del ministero. Si tratta di una visione dell’università che non ci appartiene e che peggiorerebbe le cose. Il ministero, a nostro avviso, deve avere una importantissima funzione di garanzia e controllo e deve svolgere un ruolo di etica pubblica, ma deve anche svolgere un serio ruolo di indirizzo e quindi non può esimersi dall'essere parte attiva. Viene da chiedersi, a questo punto, a cosa serva un ministero specifico dell'Università e Ricerca, con tutto i soldi che i cittadini pagano per tenerlo in piedi, quando di fronte a situazioni come queste la ministra dichiara apertamente la sua inadeguatezza, la sua inutilità. Demanda al parlamento o agli atenei. E cosa ci starebbe a fare allora un governo o un ministero competente? Aboliamolo, cancelliamolo, dismettiamolo. No, la nostra è una visione di ministero e di università totalmente opposta.

Altrettanto grave risulta la dichiarazione di non costituzione come parte civile a tutela delle vittime della mala università nel processo “università bandita” all’ateneo di Catania. Ricordiamo, per chi non lo sapesse, che la Procura della Repubblica di Catania ha individuato 27 parti offese tra le quali l'università di Catania e il Ministero dell'Università e della Ricerca nella persona del legale rappresentante pro tempore, ovvero rispettivamente il prof. Priolo e la prof.ssa Messa, per i danni conseguenti a tutti i capi di imputazione contestati ai docenti rinviati a giudizio. La ministra, anche in questo caso, declina ogni responsabilità. Non basta mettersi nelle mani del rettore di quell'ateneo, che non si è costituito al processo, per tutelare gli interessi che il Ministero rappresenta. Spiace dover ricordare e constatare che, ad oggi, l’unico soggetto presente e attivo, che è stato legittimato nel processo dai giudici a rappresentare e tutelare gli interessi della parte buona dell’università e di tutti i cittadini e contribuenti danneggiati pesantemente dai reati commessi dai docenti sotto processo e dal linguaggio emerso pubblicamente nei contenuti delle intercettazioni, è proprio la nostra associazione "Trasparenza e Merito. L'Università che vogliamo".

Ciò detto, vista la completa inutilità del ministero e tenuto conto dell’atteggiamento di contiguità agli scandali dei vertici di tanti atenei italiani, rendiamo pubblica la nostra proposta di riforma complessiva e radicale dell’università italiana. Questa riforma non può avere come interlocutore un ministero dato in appalto a soggetti cosiddetti “tecnici” che rappresentano, in realtà, delle parti in causa, come la CRUI (Conferenza dei rettori), e che quindi non possono svolgere una reale funzione di controllo, garanzia e ispezione, perché in palese conflitto di interessi. Affidare a un rettore il ministero dell'università è ed è stato come attribuire il ministero dell'economia o del lavoro al presidente di Confindustria, una assurdità. L’università è un bene pubblico e non può essere gestita, in modo autoreferenziale dagli atenei o regolata da un ministero inerte, inconsistente o peggio complice. Occorre un interlocutore che sia espressione di una libera e democratica elezione, una figura politica in grado di assumersi la responsabilità di scelte forti per un settore cruciale, un volano essenziale e ineludibile, per la crescita e lo sviluppo dell'intero paese, cioè l'istituzione universitaria.

Trovate il testo della nostra proposta di riforma nella lettera aperta che alleghiamo. Suggeriamo alla ministra, tenuto conto della sua affermazione di ieri e del titolo di Repubblica di oggi, di leggere con attenzione i punti 6 e 7.


La lettera aperta di TRA-ME con la proposta di riforma dell’università italiana

Guarda la video-intervista in forma integrale di Repubblica tv alla ministra del 6 maggio 2021

Leggi l'articolo de "la Repubblica" del 7 maggio 2021



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