Una recentissima sentenza del Consiglio di Stato inaugura un nuovo indirizzo giurisprudenziale annullando un concorso (risalente al 2016) per il posto di Professore Ordinario di Diritto Amministrativo (settore scientifico disciplinare IUS 10, settore concorsuale 12/D1), presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Foggia, per conflitto di interessi tra commissario e candidata vincitrice, ponendo così ulteriori vincoli nella composizione delle commissioni di concorsi universitari, in particolare sulla presenza di un “maestro” nella commissione di concorso in cui è valutato l’ “allievo”.
Nell’accogliere l’appello della ricorrente, la prof. Francesca Cangelli, i giudici, con la sentenza del 24 settembre 2020, danno corretta lettura della delibera ANAC n. 384 del 29 marzo 2017 nella quale c’era scritto che il presidente di commissione aveva indubbiamente intrattenuto rapporti accademici e di ricerca con la candidata vincitrice, per cui poteva “sorgere il ragionevole dubbio che gli incarichi professionali e personali conferiti da un parente e un affine della stessa, anche se anni addietro, possano determinare una situazione di conflitto di interessi, seppure potenziale” e “lascia intravedere la possibile esistenza di rapporti di amicizia personale con familiari e affini della candidata, che potrebbero travalicare la semplice relazione maestro/allievo, incidendo negativamente sull’indipendenza di giudizio del professore nella sua qualità di componente di una commissione valutativa”.
La professoressa Cangelli, che oggi è passata ad un altro dipartimento (non più Giurisprudenza ma Economia) e che all’epoca del concorso aveva presentato subito istanza di ricusazione del commissario per conflitto di interessi, tale da minare la (di lui) imparzialità di giudizio, nell’intervista rilasciata al quotidiano “L’Attacco” di Foggia, riferendosi all’iter seguito dall’ateneo, parla di “legalità violata” e dichiara: “E’ la fine di un incubo durato quattro anni pesantissimi per me e per la mia famiglia, anni nei quali la mia fiducia nella giustizia è stata fortemente minata da risposte negative o deboli, il mio amore per lo studio e la ricerca è stato messo a dura prova, persone che credevo amiche mi hanno voltato le spalle o, peggio, mi hanno apertamente pugnalato”.
Ebbene, noi di “Trasparenza e Merito” avevamo incontrato Francesca nel 2018, più di una volta, per parlare di legalità e trasparenza nelle procedure di reclutamento universitario italiano, con riferimento particolare a quanto stesse accadendo in quegli anni nell’ateneo foggiano. Ci era sembrata subito, oltre che una raffinata e qualificata docente esperta di diritto amministrativo, anche una persona caparbia, con grande senso della legalità e con enorme coraggio, tanto da sfidare il cosiddetto “cerchio magico” del suo ateneo. Tra-Me aveva scritto diversi comunicati (anche su altri casi di irregolarità all'ateneo di Foggia, ad esempio al Dipartimento di Agraria) e richiamato importanti articoli sulla stampa nazionale in quei duri momenti di cui parla la professoressa Cangelli. Erano i tempi in cui il Tar Puglia aveva appena respinto il suo ricorso (affermando che “non ogni rapporto di conoscenza e collaborazione tra candidati e componenti delle commissioni giudicatrici comporta l’obbligo di astensione”), e lei, ostracizzata e isolata nel suo ateneo e in particolare nel suo ex dipartimento, aveva fatto, coraggiosamente, un esposto alla procura per accertare eventuali reati. Alla fine, come ha deciso il massimo tribunale di giustizia amministrativa, aveva ragione lei.
L’obbligo di astensione del commissario sul candidato in conflitto di interessi sussiste - scrivono i giudici - quando l’intensità della collaborazione sia stata tale da far desumere una valutazione dello stesso candidato basata non esclusivamente sulle sue qualità scientifiche e didattiche, ma su elementi che non attengono a tali qualità.
Il ricorso in appello della professoressa Cangelli, che rappresenta la posizione di tutti coloro che credono in una procedura valutativa universitaria fondata esclusivamente su titoli e pubblicazioni, cioè su trasparenza e merito, è stato dunque accolto con conseguente annullamento di tutti gli atti successivi al bando di concorso, fatto salvo, come è ovvio, la possibilità da parte dell’Università di Foggia di indire ex novo la procedura oggetto del contenzioso.
L’augurio dell’associazione è che l’ateneo di Foggia, in virtù proprio del merito e della trasparenza ai concorsi, violati e negati ripetutamente in questo caso (non solo i verbali dei commissari ma anche le delibere di dipartimento e di ateneo), scelga la strada del rifacimento del concorso riprendendo la vecchia procedura e ripartendo dalla nomina di una nuova commissione, atto che rappresenterebbe quantomeno una forma di risarcimento morale a chi, per anni, ha lottato per l’affermazione della legalità.
Leggi la sentenza integrale del Consiglio di Stato del 24 settembre 2020
Leggi l'articolo integrale su "L'Attacco" del 26 settembre 2020
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