Le inchieste delle Procure sui concorsi truccati e la mala università in giro per l'Italia negli atenei hanno preso la forma di una vera e propria Mani pulite in ambito accademico, un terremoto che da un ateneo all'altro si sta espandendo a macchia d'olio. Da Catania ("Università bandita") a Firenze ("Concorsopoli a medicina"), da Perugia a Milano, con il coinvolgimento di due rettori che andranno a processo. Di recente Palermo con l'inchiesta "Università allegra", ancora in ambito di medicina con l'arresto di due docenti e il coinvolgimento di una ventina di persone. Ora, ancora una volta a seguito di una denuncia di una collega iscritta a "Trasparenza e Merito", emerge questa inchiesta denominata "Magnifica" che coinvolge l'Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Come descrive un comunicato ufficiale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria che alleghiamo.
I militari del comando provinciale della Guardia di finanza sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica - diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri - hanno dato corso a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale interdittiva emessa dall’ufficio Gip del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 6 professori ordinari e 2 dipendenti dell’area amministrativa dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Tra le persone sottoposte alla misura cautelare del divieto temporaneo all’esercizio del pubblico ufficio ricoperto presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria figurano anche l’attuale Rettore (Santo Marcello Zimbone), sottoposto ad una misura interdittiva della durata di 10 mesi, nonché il suo predecessore, l’attuale Prorettore Vicario (Pasquale Catanoso), sottoposto ad una misura interdittiva della durata di 12 mesi. Nei confronti di quest’ultimo, il Gip ha altresì disposto l’esecuzione di un sequestro preventivo del valore di circa 4 mila euro. Contestualmente, i finanzieri hanno dato esecuzione a decreti, disposti dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, di perquisizione domiciliare e personale nei confronti di 23 soggetti, di perquisizione di sistemi informatici/telematici in uso all'università, nonché di richiesta di consegna di documentazione ritenuta essenziale ai fini probatori.
L’operazione costituisce l’esito di un’articolata indagine condotta dal nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria che ha consentito di ipotizzare – fatte salve successive valutazioni di merito – condotte illecite, commesse in un arco temporale molto significativo, dal 2014 al 2020, integranti l’esistenza di un’associazione dedita alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica nella direzione e gestione dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e delle sue articolazioni compartimentali. Le indagini traggono origine da un esposto, presentato alla locale Procura della Repubblica, da una candidata non risultata vincitrice, nel quale venivano segnalate condotte irregolari perpetrate in occasione dell’espletamento della procedura di valutazione comparativa per un posto di ricercatore universitario. Contro l’esito della selezione, la candidata aveva promosso alcuni ricorsi presso i competenti organi di Giustizia amministrativa ma, stando alle indagini, le veniva suggerito di rinunciare all’azione giudiziaria intrapresa ed "aspettare il proprio turno" per avere accesso a future opportunità professionali all’interno del dipartimento.
L’indagine ha evidenziato anche irregolarità nella selezione delle commissioni esaminatrici attraverso la scelta di componenti ritenuti "affidabili" e pertanto idonei a garantire un trattamento favorevole ai singoli candidati scelti "direttamente" o a seguito di "segnalazione". I concorsi che sarebbero stati truccati, secondo gli inquirenti, riguardavano indistintamente le posizioni di ricercatori, di professori ordinari e associati, di assegnisti di ricerca nonché le selezioni per l’accesso ai dottorati di ricerca e ai corsi di specializzazione.
Inoltre, sulla scorta delle indagini poste in essere venivano riscontrate ulteriori e molteplici irregolarità nella gestione delle risorse universitarie: le autovetture di servizio, infatti, venivano sistematicamente sottratte alle loro finalità istituzionali per essere utilizzate ai fini privati, nonché taluni appalti dei lavori edili di manutenzione dei locali universitari venivano assegnati in assenza di apposite procedure di gara e sulla base di false prospettazioni della realtà fattuale. Peraltro, l’indebito utilizzo delle risorse dell’ente non ha riguardato solo le autovetture di servizio contestazioni di peculato concernono, infatti, anche le carte di credito intestate all’Università, reiteratamente utilizzate per pagare spese di natura prettamente personale.
Le condotte contestate agli indagati consistono – ad oggi e fatte salve le valutazioni dei successivi organi di giudizio - nella associazione a delinquere (art. 416 c.p.), nella concussione (art. 317 c.p.), nella corruzione (artt. 318 e 321 c.p.), nell’abuso d’ufficio (art. 323 c.p.), nella falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art.479 e 476 co.2.c.p.), nella turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (art. 353 bis c.p.) e nel peculato (art. 314 c.p.).
Si legga il comunicato della Guardia di Finanza di Reggio Calabria del 21 aprile 2022
Si legga l'articolo su "Gazzetta del Sud" del 21 aprile 2022
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