Dal concorso dei veleni all’università dei misfatti.
Ormai è una “università dei misfatti”, una indecenza che non scandalizza più nessuno. Non passa giorno che non ci arrivi una segnalazione di abuso da un ateneo italiano, non passa giorno che sul giornale non ci sia un articolo che descriva di concorsi pilotati o truccati, addirittura la notizia del rettore di Firenze indagato per abuso di ufficio ad un concorso non è più nemmeno una notizia, tanto che è stata segnalata con un trafiletto.
Ieri ennesimo articolo sul “concorso dei veleni, quello per un posto da professore ordinario in ginecologia all’università di Padova. I quattro candidati tutti "impresentabili", tutti con pendenze giudiziarie. Alla fine vince uno, il più appoggiato, gli viene un infarto e deve rinunciare. Due fanno ricorso, il Tar lo accoglie ed annulla. Ora l’ultimo intrigo, l’ennesimo, e cioè la registrazione da parte di uno dei professori associati durante una riunione del consiglio di dipartimento e la frase pronunciata, a quanto sostiene la denuncia (fatta ai carabinieri, al rettore, al ministero e all’Anac), dal direttore del Dipartimento “Abbiamo un candidato forte”, a cui sarebbe seguita la scelta di comporre la commissione con membri esterni al reparto perché sarebbe già stato individuato il vincitore, menzionato nella registrazione stessa. Come capite, se fosse vero, come non è difficile pensare, si tratterebbe di vari reati insieme, cioè abuso di potere, d'autorità e abuso in atti d'ufficio. L’accusa specifica? La scoperta dell’acqua calda, cioè quello che accade puntualmente in (quasi) tutti i concorsi di tutti i settori di tutti i dipartimenti di tutti gli atenei d’Italia: concorso pilotato, con un esito deciso ancora prima di conoscere i nomi e i profili degli altri contendenti.
Si legge nell'articolo su Repubblica del 21 giugno 2020:
"PADOVA - "Abbiamo un candidato forte". Ruota intorno a questa frase pronunciata nel corso di una riunione tra colleghi la battaglia giudiziaria che si sta consumando in una realtà eccellente della sanità veneta: il reparto di Ostetricia e ginecologia dell'azienda ospedaliera di Padova. Erich Cosmi, ginecologo, responsabile della scuola di specializzazione e presidente del corso di laurea in Ostetricia, ha registrato e denunciato il suo superiore Giorgio Perilongo, direttore del Dipartimento della salute della donna e del bambino. Una lettera con relativa mozione di sfiducia è stata poi presentata al rettore Rosario Rizzuto, al ministero dell'Università e della Ricerca e all'Anac, l'autorità nazionale anticorruzione. L'accusa è forte: concorso pilotato, con un esito deciso ancora prima di conoscere i nomi e i profili degli altri contendenti.
Una denuncia formale è stata presentata ai carabinieri, atto che innescherà gli accertamenti della procura. "Non è possibile che venga indicato un vincitore senza conoscere quali sono gli altri candidati - sostiene Cosmi - la trasparenza dell'Università va rispettata e difesa. Per questo ho ho scritto anche al mio datore di lavoro, ovvero il Miur, oltre che all'Anac, perché non si verifichi una concorsopoli universitaria". Il professor Perilongo nega tutto e, anzi, promette una querela per calunnia nei confronti del collega. Ma andiamo con ordine.
Lunedì 8 giugno Perilongo convoca i medici di Ostetricia e ginecologia, annunciando due nuovi concorsi per professore associato: un primo interno al dipartimento per cui è stata definita la commissione, e un secondo rivolto anche all'esterno. Il caso scoppia su quest'ultimo. "Prima ancora che il bando venisse pubblicato Perilongo già sapeva che ci sarebbe stato un candidato forte, come l'ha definito lui", denuncia Cosmi, il quale contesta anche la scelta di Perilongo di comporre la commissione con membri esterni al reparto. "Non rispetta le linee di indirizzo dell'Anac e del Miur", accusa.
Cosmi e un'altra collega hanno registrato con il microfono dei telefonini tutto l'intervento del loro superiore, forti del principio per cui la registrazione di una riunione formale tra pubblici ufficiali è prevista per legge. In quel contesto Perilongo avrebbe indicato anche il nome del vincitore del concorso, ovvero il professor Roberto Tozzi, ginecologo-oncologo in servizio in una casa di cura di Palermo. "È tutto falso", replica il direttore del Dipartimento, ribadendo la correttezza della procedura e la totale trasparenza. Ma nella denuncia presentata Cosmi contesta i reati di abuso di potere, d'autorità e in atti d'ufficio.
Una bella gatta da pelare per il rettore dell'Università di Padova, cui Cosmi chiede un intervento celere: "È il garante della trasparenza, quindi gli chiedo ufficialmente di prendere una posizione. Il concorso ex articolo 18 per un posto da associato va sospeso, non può essere messo a bando come se niente fosse". Il clima in reparto era teso già da un paio d'anni, da quando i rapporti si erano incrinati per via di un altro concorso per una cattedra da ordinario a Ginecologia e ostetricia. Una partita giocata a colpi di ricorsi, a cui avevano preso parte i professori padovani Guido Ambrosini, Erich Cosmi, Pietro Salvatore Litta e l'esterno veronese Massimo Franchi. Quest'ultimo, dopo essere risultato vincitore, aveva rinunciato all'incarico. Il posto è tuttora vacante."
Per un quadro più completo delle vicende del cosiddetto "concorso dei veleni" si rimanda a:
articolo su "la Repubblica" 21 giugno 2020
articolo su "Mattino di Padova" del 23 settembre 2018
articolo su "Il Gazzettino" del 25 ottobre 2018
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