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L'Università di Catania "bandita" sussurrava al ministero, il nome dell'ex DG Livon nell'inchiesta

Aggiornamento: 2 set 2019

Tempo fa avevamo reso pubblico in un comunicato il discutibile (per non dire altro) operato dell'ex direttore generale del Miur Daniele Livon a proposito delle note ministeriali a sua firma che davano parere opposto rispetto alle sentenze dei Tar e del Consiglio di Stato (si veda: La giurisdizione dello Stato si è fermata alle porte del Miur, vero dottor Livon? ). Lo stesso, come abbiamo più volte ricordato, risulta coinvolto nella vicenda della ASN irregolare del 2012 nel settore scientifico di Scienze e tecnologie dei sistemi arborei e forestali, con ricorsi accolti e denunce in corso.

Adesso un articolo di oggi sul "Fatto quotidiano" dal titolo "L'Università "bandita" sussurrava al ministero", che sottotitola "Nell'inchiesta della Procura etnea il nome di Livon, ex dg Miur, citato dall'ex rettore Pignataro sospeso", nel quale è scritto che l'Università di Catania "puntava a convincere anche i piani alti del ministero a soccorrerla, come nel caso di Livon, potente ex direttore generale del Miur, capace di attraversare indenne ben cinque governi fino all'approdo all'Anvur. Il suo nome è nelle carte dei pm catanesi , tirato in ballo dall'ex rettore dell'ateneo Pignataro, ora sospeso, che dice di essersi rivolto proprio a Livon. Nell'estate 2016, Pignataro era stato dichiarato decaduto dal Tar siciliano. In quel periodo, intercettato dai magistrati, discute con Uccio Barone e Carmelo Monaco, altro docente, delle chiamate esterne a cui Monaco e Barone erano interessati (una delle quali riguardava il figlio di Barone) ma rimaste ferme perché non è stato possibile emanare i bandi. Scrivono i magistrati: "La stessa sera Barone chiama Pignataro: "Quel punto della...diciamo delle tre cattedre, perchè si blocca e non può andare avanti?...C'è il problema delle risorse...se no si perdono". L'ex rettore spiega che non si tratta di ordinaria amministrazione e di aver già risolto, ottenendo da Livon l'accantonamento dei punti" (...) In un altro passaggio delle intercettazioni sono ancora Pignataro e Barone a parlare. "Ho cercato di salvaguardare alcune cose e ci sono riuscito, no? C'era il rischio di perdere risorse perché entro il 20 dicembre avremmo dovuto presentare il programma triennale e mi sono fatto scrivere da Livon la nota che noi lo faremo entro il 20 marzo", dice l'ex rettore (...) A Livon chiediamo come abbia comunicato con Pignataro: "Con una nota ufficiale protocollata". Non ricorda però se e quando fosse arrivata. "In questo momento non ricordo. Però sono abbastanza sicuro sia stata una richiesta ufficiale". Che però non fornisce e che dovrebbe essere al ministero: peccato che anche da lì ci rispondono che a dare gli atti ufficiali dovrebbe essere lo stesso Livon. L'unico atto a disposizione conferma la proroga: è il verbale del senato accademico del 16.2.2017: "L'Ateneo si è trovato nell'oggettiva impossibilità di adottare il documento di programmazione triennale 2016-2018 nei termini previsti, conseguentemente, il ministero ha disposto la proroga del suddetto termine al 20.3.2017". Così l'articolo del "Fatto".

Dunque - ricapitolando - Pignataro (all'epoca rettore dell'ateneo di Catania) chiede a Livon (all'epoca direttore generale del Miur) una proroga alla scadenza del piano triennale. In gioco ci sono i punti organico per le chiamate che sono finite nell'indagine su "Università bandita", ovvero dei concorsi truccati. Livon acconsente. Dopo due anni, l'ateneo di Catania si ritrova di nuovo senza rettore per l'inchiesta che ha colpito anche il rettore successivo, Basile, nominato appena due anni fa, con la nota staffetta della fascia di capitano, come risulta dalle intercettazioni. Il Miur, negli sviluppi di questa vicenda, ha evitato incredibilmente - accampando scuse giuridiche, in realtà per ragioni eminentemente politiche - di commissariare l'ateneo.

Ora la domanda che sorge spontanea è la seguente: alla luce di queste intercettazioni nelle quali emerge che un rettore di un ateneo chiede nel 2017 una nota ministeriale al direttore generale del Miur per risolvere un problema dovuto ad una sentenza amministrativa e quest'ultimo gliela prepara immediatamente, non credete che - forse - potrebbe esserci stato un leggero conflitto di interessi tra Miur e UniCt e che probabilmente esiste un problema di conflitto di interessi grande quanto una casa tra Miur, Anvur e Crui (conferenza dei rettori)?

Sottoponiamo queste domande agli inquirenti che dovranno indagare ma le sottoponiamo anche alla classe politica che dovrà gestire le sorti di questo ministero e controllare - si spera - sugli abusi degli atenei italiani. Perché l'autonomia di gestione ha fallito chiaramente e non si può continuare a usare lo specchietto delle allodole dell'autonomia universitaria per coprire e minimizzare i gravi e abusi reati commessi dagli atenei. Non è più procrastinabile una soluzione chiara, di sistema, sul reclutamento universitario, pena la perdita ancora maggiore della poca credibilità che è rimasta al mondo universitario, così come quella del mondo stesso della politica.

Intanto all'ateneo di Catania oggi si svolgerà la prima contestatissima votazione, valida per eleggere il nuovo rettore. E' stato depositato un ricorso da parte di alcuni docenti di UniCt sulle procedure che hanno portato a queste elezioni, ed il tribunale amministrativo si esprimerà nel merito del ricorso il 12 settembre.


Leggi l 'articolo sul Fatto quotidiano del 23 agosto 2019

Leggi l' ordinanza del Tar Sicilia del 22 agosto 2019

Leggi l' articolo su "Sud Press" a proposito della tornata di elezioni e del ricorso (22 agosto 2019)

Leggi il verbale del 16 febbraio 2017 (pag. 7) del Senato accademico dell'ateneo di Catania



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