Sembra ieri ma sono trascorsi già nove anni dal giorno del suicidio di Norman Zarcone, il dottorando in Filosofia dell’università di Palermo, che a 27 anni si suicidò lanciandosi dai locali della facoltà in viale delle Scienze dopo aver saputo che, dopo tre anni di dottorato di ricerca senza borsa di studio svolti con ottimi risultati, per lui non c’era alcuna possibilità di futuro nel mondo accademico. Non perché non avesse le qualità, i requisiti, o non avesse ottenuto i risultati previsti ma solamente perché non faceva parte delle persone che, in modo determinato a priori, secondo modalità che nulla hanno a che fare con il merito e la trasparenza prevista per legge nei concorsi pubblici, possono entrare all'Università. Norman lasciò un biglietto per spiegare i motivi del tragico gesto: “La libertà di pensare è anche la libertà di morire. Mi attende una nuova scoperta anche se non potrò commentarla”.
Il padre di Norman, Claudio Zarcone, che nel corso di questi anni ha svolto una meritoria battaglia senza tregua per rivendicare l'assurdità e l'ingiustizia del sistema di reclutamento universitario truccato che ha spinto il figlio a quel tragico gesto, ha scritto una nuova lettera indirizzata alle Istituzioni e diffusa mediante la stampa. Ne pubblichiamo qui alcuni stralci:
"Mio figlio è morto nel 2010, ma muore anche oggi, muore ogni giorno perché lo Stato, questo Stato nel quale continuo a credere malgrado tutto e nel quale ha creduto anche Norman, troppo spesso divora i propri figli dopo averli demotivati, frustrati e mortificati. Troppi silenzi da parte delle istituzioni, troppa ipocrisia di Stato per un omicidio di Stato ogni giorno più evidente.
Sono stanco di rimanere intrappolato nelle logiche imbalsamate di una politica ignava, bugiarda, votata esclusivamente alle copertine (...)
Il corpo di Norman che per dire, osare, parlare, denunciare, gridare con insolenza (insolenza ha come storia semantica, insolito), dopo aver parlato, ha taciuto per sempre.Ma se il suo corpo oggi tace, il messaggio espresso con struggimento è invece rimasto ad ammonirci sulle mafioserie di un sistema che purtroppo gode ancora di troppe coperture politiche, istituzionali; esso stesso espressione di un modo di pensare servile, mafioso e dalle traboccanti compiacenze nei suoi confronti da parte del controllore. Di modo ché, in questo rimando di responsabilità che vanno dal controllato al controllore, si cade nell’effetto matrioska. Il gioco delle responsabilità diviene allora, il gioco delle complicità e dell’omesso controllo nell’incastro che va dal pezzo più grande a quello più piccolo. Chiedo con convinzione e veemenza che i casi di baronaggio vengano giudicati con l’articolo 416 bis del codice penale: “L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva…”.
Vi invito a leggere la dichiarazione dell’attuale Rettore, una dichiarazione che offende la memoria di Norman, che rende il senso della loro ‘latitanza’ da stanare: “Nel mondo universitario la cooptazione esiste e non può essere considerata necessariamente un male. Mi sembra normale che lo studente che all’interno di quella scuola si è impegnato duramente cerchi il riconoscimento del suo lavoro, un piccolo vantaggio, naturalmente nel pieno rispetto delle leggi” (4 aprile 2018).
I concetti di piccolo vantaggio e di rispetto delle leggi sono uno schifosissimo ossimoro, la prova provata che i baroni universitari sono dei ‘demotivatori istituzionali’ in quella terra di nessuno che è diventata l’università italiana. E fin qui la storia non mi ha mai, purtroppo, smentito (gli ultimi casi di Catania vi dicono niente?). Allora io scrivo. Scriverò col sangue agli occhi. Altri continueranno forse a farlo. Loro – i mestatori istituzionali – sono forti, potenti, si sentono imbattibili, forse lo sono per complicità di sistema. Ma io scriverò e griderò ancora “mafiosi!”, di più non potrei fare. Poi, se altri grideranno, faremo traballare – almeno questo – le certezze, le impunità e la ‘latitanza’ di chi si sente inattaccabile. E non casualmente dall’Italia intera fioccano premi e borse di studio in memoria di Norman, come quella che prenderà il via in Campania nel giorno della morte di mio figlio."
Palermo, musica e intrattenimento per ricordare Norman Zarcone:
Venerdì 13 settembre sarà il giorno del ricordo. Alle 10 verrà commemorato nel corso di una cerimonia che si svolgerà a Brancaccio davanti alla rotonda a lui intitolata dal Comune di Palermo. Quattro ore di musica e intrattenimento no stop con Ernesto Maria Ponte, dalle 20 a mezzanotte, in piazza Bellini. Ci saranno il cantautore Enrico Scardina e la Norman Zarcone Rock Orchestra Project mentre Giovanna Di Marco reciterà passi scelti di Leonardo Sciascia.
Leggi l'articolo su MessinaOra.it del 10 settembre 2019
Leggi l'articolo su Repubblica (ed. Palermo) del 10 settembre 2019
Voglio parlare con il papà di Norman come posso fare?
Sono insegnante di lettere