Un articolo pubblicato oggi sul "Fatto Quotidiano", dal titolo "Siamo una squadra: l'università bandita sceglie la continuità", con rimando in prima pagina e il commento di Marco Travaglio: "Università di Catania: dopo le retate sui concorsi truccati, favoriti al posto del rettore 2 prof incistati nel "sistema". Che aspetta Bussetti a commissariare?". Nell'articolo è riporta la chiarissima conclusione dei magistrati dopo questa prima fase dell'inchiesta: “L’élite culturale di cui parla il Basile è tale perché ha illegalmente occupato i ruoli nevralgici dell’università orientando in favore di parenti e affini l’assegnazione di concorsi che avrebbero dovuto premiare i più capaci in ossequio al dettato previsto dall’articolo 3 della Costituzione”."
Scrive il Fatto quotidiano:
"Il nuovo rettore dell’ateneo di Catania che uscirà fuori dalle urne del 23 agosto rischia di nascere già vecchio, in continuità col sistema raso al suolo un mese fa dall’inchiesta “Università bandita”. Tra i cinque candidati alla carica, infatti, i due nomi forti sono Roberto Purrello e Francesco Priolo. Persone stimate ed estranee alle indagini, ma i cui nomi ricorrono in più di un passaggio dell’ordinanza con cui il Gip di Catania ha sospeso dall’attività, per presunti concorsi truccati, otto docenti e il rettore Francesco Basile.
Purrello, figlio di professore universitario e due fratelli ordinari, è ordinario di Chimica ed è legato a Giacomo Pignataro, rettore prima di Basile e uno degli otto docenti sospesi. Purrello, come raccontano le intercettazioni dell’inchiesta, si sente spesso con Pignataro per preparare le elezioni che poi avrebbero portato alla nomina di Basile nel 2017 e a tal fine si incontrano a casa di Giancarlo Magnano di San Lio. Pignataro dice a Purrello: “Noi siamo una squadra” e Purrello replica di aver trovato altri voti per Basile. Francesco Priolo, 57 anni, ordinario di Fisica della Materia e Pignataro, per la campagna 2017 incontra anche Priolo “ribadendo che già esiste un solco tracciato che ha permesso di trovare un equilibrio tra le diverse aree”, sottolineano i pm. Per l’ex rettore è importante la continuità e ribadisce il concetto a Priolo e Basile. Entrambi i candidati, Purrello e Priolo, hanno sottoscritto due settimane fa, con altri 8 docenti, un documento di solidarietà all’ex rettore Basile.
Ma non manca chi contesta la legittimità delle elezioni. Come la costituzionalista Ida Nicotra, componente dell’Anac e la politologa Sara Gentile, professeur invité al Cevipof di Sciences Po di Parigi, autrici di due appelli per il rinvio in base alla norma del regolamento universitario che vieta elezioni nei mesi estivi.
Il decano Vincenzo Di Cataldo, noto giurista, tre fratelli professori e imparentato per parte di madre con la famiglia Magnano di San Lio, cita invece un’altra norma dello statuto che prevede, in caso di anticipata cessazione della carica di rettore, il potere per il decano di indire nuove elezioni entro 60 giorni.
Ma c’è anche chi ha chiesto il commissariamento dell’ateneo, come l’eurodeputato Dino Giarrusso, la deputata Simona Suriano (M5S) e l’associazione Trasparenza e Merito, fondata dal ricercatore di Storia Giambattista Scirè, che si batte da tempo contro il sistema dei concorsi truccati anche per esserne stato vittima.
La novità è che il commissariamento è stato formalmente richiesto anche da quattro giuristi catanesi i quali hanno spedito un invito al Consiglio dei Ministri. Il Miur, facendo leva sulla legge Gelmini, afferma che il commissariamento si può chiedere solo per motivi di dissesto finanziario, ma i giuristi ribattono che il potere di vigilanza del Ministero si estende alle situazioni di eccezionale gravità.
Uno dei firmatari è l’ex direttore generale dell’ateneo Lucio Maggio, estromesso nel 2014 dall’ex rettore Giacomo Pignataro. Dopo aver fatto causa per il reintegro l’ex direttore generale vinse in primo grado ma poi perse in appello. Da anni Maggio presenta denunce in Procura sulla gestione dell’ateneo e da una di queste si è sviluppata l’inchiesta che ha portato al terremoto giudiziario nell’ateneo catanese. “Settecento milioni di euro l’anno è il bilancio dell’ateneo di Catania che però figura al penultimo posto della classifica Censis 2019 dei mega atenei italici. – denuncia Maggio – Non è un caso che in questo ultimo quinquennio Catania abbia perso 20 mila studenti, su 60 mila, quasi il 50% di entrate in meno”.
Come emerge dalle indagini sembra che a governare l’ateneo sia stata un’unica grande famiglia allargata. Lo documenta l’intercettazione ambientale fra l’ex Rettore Francesco Basile e il direttore generale Bellantoni: “Se si riesce a fare l’articolo 24 (la chiamata diretta ndr), perché ne ho uno al giorno, che è un problema di parentela… poi alla fine qua siamo tutti parenti… l’università nasce su una base cittadina abbastanza ristretta, una specie di élite culturale della città, perché fino adesso sono sempre quelle le famiglie”, dice Basile a Bellantoni."
Leggi l'articolo (sul cartaceo) di Giuseppe Giustolisi sul "Fatto quotidiano" del 30 luglio 2019
Comments