Un articolo di Pietro Barghigiani su "Il Tirreno" del 17 luglio 2020
La denuncia è partita dalla ricercatrice di Economia, Giulia Romano. L'Università di Pisa parte civile.
"PISA.
Rinviato a giudizio con l’accusa di «turbata libertà del procedimento di scelta del contraente» il professore universitario in pensione, Luciano Marchi, 71 anni, di Lucca. Lo ha deciso il gip Giuseppe Laghezza accogliendo la richiesta del pm Giovanni Porpora. Prima udienza ottobre.
Parti civili nel processo la dottoressa Giulia Romano, di Livorno (assistita dall’avvocato Francesco Agostinelli) che ritiene di essere stata estromessa dalla cattedra di ordinario di Economia Aziendale a vantaggio di un altro candidato favorito dall’imputato e l’ateneo con l’avvocato Sandra Bernardini.
Marchi è difeso dall’avvocato Andrea Da Prato. Al centro del dibattimento l’esclusione, ritenuta ingiusta della ricercatrice Romano, dalla corsa alla cattedra di ordinario di Economia aziendale. L’altro candidato, secondo l’accusa, avrebbe vinto perché Marchi prima nella predisposizione del bando e poi facendo parte della commissione di valutazione si sarebbe mosso per aiutare il vincitore in pectore. Lo avrebbe fatto inserendo tra i requisiti una serie di elementi favorevoli e presenti nel suo curriculum. Un’azione finalizzata a creare un bando ad personam ritagliato sulle specifiche caratteristiche professionali del candidato a scapito della dottoressa Romano. Agli atti c’è anche una registrazione avvenuta tra il professor Andrea Guerrini (ex presidente del Consiglio di Gestione di Asa a Livorno) marito della Romano e il docente Marchi. L’imputato ammetterebbe che il profilo del concorso era stato studiato per il vincitore precedentemente designato «perché rientrava negli accordi». «Forse non te lo avevo raccontato, ma col rettore (Augello, ndr) mi ero scontrato, poi ci ho chiarito, voglio dire non potevo non...”, si sente dire al professore nella registrazione. Perché «il rischio è quello dell’isolamento... in queste vicende una ha ragione, però appare come quella che rompe i c... i e in questo caso tutto l’ateneo è coalizzato perché tu vai a rompere una logica».
Al Tirreno il professor Marchi aveva chiarito la sua posizione e spiegato la legittimità dell’assegnazione della cattedra. «Il Consiglio di Stato ha confermato che il bando e il concorso non presentavano irregolarità. E che il vincitore aveva tutti i titoli per ottenere il posto da ordinario. I tre membri della prima commissione - di cui il professor Marchi faceva parte - compreso un ordinario esterno all’ateneo, hanno riconosciuto unanimemente la maggiore bravura scientifica e didattica del professore associato rispetto alla ricercatrice Romano. Identico giudizio, in termini sostanziali, è stato espresso dalla seconda commissione insediata in seguito ai ricorsi della dottoressa Romano, organo che ha svolto i propri lavori a stretto contatto con l’ufficio legale dell’ateneo»."
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