C'è un giudice a Berlino. Finalmente una tribunale ha stabilito che le irregolarità perpetrate dalle commissioni nelle procedure di concorsi universitari, se palesi e macroscopiche, sono reato penale. SENTENZA STORICA.
Il 16 aprile 2019 è stato un grande giorno per Giambattista Scirè e per "Trasparenza e merito". Il Tribunale di Catania (Collegio Sezione Terza Penale formato da tre giudici donne: Maria Pia Urso - presidente - Consuelo Corrao e Barbara Rapisarda - a latere) ha infatti CONDANNATO per il reato di abuso di ufficio (art. 533/535 c.p.p.) alla pena di 1 anno di reclusione ciascuno, con INTERDIZIONE dai pubblici uffici, dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, i membri della commissione (del tristemente noto concorso per ricercatore in Storia contemporanea del 2011 bandito dall'ateneo di Catania e più volte seguito da questo sito), il presidente Simone Neri Serneri, Luigi Masella e Alessandra Staderini, riconoscendo a Scirè il risarcimento del danno. Entro 30 giorni sarà depositata la sentenza motivata.
Si tratta di una condanna simbolicamente esemplare, che deve fungere da monito alle commissioni per il futuro del reclutamento universitario italiano.
La macroscopica condotta irregolare, già sanzionata a livello amministrativo, è stata confermata come reato penale. Le sentenze della giustizia amministrativa (Tar Catania nel 2014 e Consiglio di Giustizia amministrativa della Regione Sicilia nel 2015) avevano infatti certificato le irregolarità sulla base della non congruità rispetto al settore scientifico-disciplinare dei titoli e pubblicazioni (in Storia dell'architettura e Progettazione urbanistica) della candidata risultata illegittimamente vincitrice del concorso (non in possesso all'epoca del titolo di dottore di ricerca), ma adesso il tribunale ha sentenziato il reato dal punto di vista penale, accertando l'intenzionalità e il dolo nella violazione del bando di concorso e del decreto ministeriale, sulla base degli elementi che saranno scritti nella sentenza.
Alcuni elementi emersi a seguito della documentazione fornita dalla parte civile (lettere di docenti) e dopo le indagini della procura (in particolare la presenza di entrambi nel comitato scientifico dell'Aisu Associazione italiana di storia urbana, diversi saggi della candidata contenuti in volumi del presidente di commissione, il volume dello stesso inserito nel programma di esame per il corso da lei tenuto anni fa) hanno messo in luce i rapporti in conflitto di interesse tra giudicante e giudicata.
INCREDIBILMENTE l'ateneo, nonostante il precedente collegio di giudici avesse indicato nell'Università di Catania una delle parti lese, per il danno erariale (segnalato dal Tar alla Corte dei conti) e arrecato dalla condotta della commissione (vedi articolo su "Repubblica.it"), non si è mai costituito parte civile al processo. Chiediamo formalmente al responsabile dell'ufficio legale e al rettore dell'ateneo - così come ha fatto il viceministro del Miur con delega all'Università Fioramonti (in una lettera ufficiale che alleghiamo) - il motivo di questo disinteresse.
La difficile e coraggiosa battaglia di Scirè è stata condotta in solitudine, emarginato dopo il ricorso e la denuncia dal settore scientifico disciplinare di afferenza che anzi con rappresentanti della Sissco (Società italiana per lo studio della storia contemporanea) e dell'Anvur (Agenzia nazionale di valutazione dell'università e della ricerca) è andato in difesa dell'indifendibile operato della commissione, finendo smentito dai fatti e dai giudici. Salvo qualche rarissima eccezione, ad esempio il prof. Marino che ha messo in guardia il mondo accademico durante il dibattimento - dimostrando un rigore morale e una probità scientifica fuori dall'ordinario - dal continuare a manipolare con arroganza concorsi pubblici per fare interessi privati e personali con il paravento di una presunta non giudicabilità fondata sull'arbitrio assoluto delle commissioni le uniche a detenere il possesso della scienza infusa.
A molti l'esito di questa vicenda giudiziaria è sembrato come la storia del pastorello Davide che, armato di una semplice fionda, sconfigge Golia, il temibile gigante, uno degli episodi più famosi della Bibbia, simbolo della fede e del coraggio che trionfano sul sopruso e sulla violenza. Rimane a Scirè l'amaro in bocca per il mancato reintegro e la non proroga del suo contratto sulla quale prende una nuova denuncia.
Questa memorabile sentenza dimostra, in ogni caso, che se si ha il coraggio, la determinazione e la perseveranza di denunciare e di insistere (non solo con il contenzioso amministrativo ma anche con la denuncia penale) credendo fino in fondo nell'accertamento dei fatti e della verità si può colpire duramente il meccanismo di reclutamento pilotato diffuso in gran parte degli atenei italiani e nei diversi settori scientifico-disciplinari. Solo così si può innescare un cambio di mentalità culturale nell'ambiente affinché i colleghi che vedono perpetrare le irregolarità escano dall'anonimato, non si voltino dall'altra parte, per omertà o quieto vivere, in modo tale da bonificare il terreno e costruire un sistema di reclutamento fondato sulla legalità e sulla moralità.
E' comunque grave che le istituzioni, a vario livello (Miur, Governo, Parlamento), non intervengano duramente a censurare comportamenti pubblici spesso commessi da commissioni universitarie o da dipartimenti in aperta violazione delle leggi, in ogni caso moralmente scorretti, fino a che non si arriva la condanna penale da parte dei giudici. Troppo facile così. Aggiungiamo che chi denuncia pubblicamente e riferisce all'autorità azioni irregolari, illeciti e abusi per conto e nell'interesse della collettività dovrebbe essere tutelato dallo Stato. E' necessaria una legislazione più avanzata a difesa dei "whistleblower".
Solo così si potranno cambiare davvero le cose che non vanno in questo paese nel nome, appunto, della trasparenza e del merito. E per cambiare questo paese iniziamo dunque da qui: partiamo proprio dall'Università che vogliamo.
Leggi il dispositivo della sentenza del Tribunale di Catania
Leggi la lettera del Viceministro Miur Fioramonti all'ateneo di Catania
Leggi l'articolo su Repubblica.it a proposito del danno erariale provocato dalla commissione e quello più recente sulla condanna
Leggi l'articolo su "Catania Today"
Leggi l'articolo su "Meridionews"
Leggi gli articoli su "Gazzetta del Sud" e "Il Giornale di Sicilia" del 17 aprile 2019
Leggi l'articolo su "La Sicilia" del 18 aprile 2019
Leggi l'articolo su "La Sicilia" del 20 aprile 2019
Leggi gli articoli su "Giornale di Sicilia" e "Gazzetta del Sud" del 23 aprile 2019
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Anche al comune di Belpasso CT, vittima il sottoscritto. Due soli candidati. Uno esperto con pluriennali esperienze e formazione post lauream, uno appena laureato. Assumono "l'esperto" appena laureato. Ricorso al TAR e denuncia penale ex art.323 c.p. , ma dopo due anni ancora neanche la prima udienza. Viva l'Italia