Il fiume carsico dei centinaia e centinaia di ricorsi su concorsi universitari avviati da "Trasparenza e Merito" avanza inesorabile. Non si ferma di fronte a nulla, non si ferma di fronte alla storia, figuriamoci davanti ai tentativi della politica e delle istituzioni di insabbiare tutto, con la depenalizzazione dell'abuso di ufficio ai concorsi, la tentata riforma della prescrizione e della non procedibilità dei processi. Ormai le sentenze suscitate dai nostri ricorsi sono innumerevoli, inarrestabili, non fanno più notizia, e contribuiscono a cambiare - malgrado la strenua resistenza della conservazione accademica - il volto del reclutamento universitario italiano, nonostante la contrapposizione frontale degli atenei, dei rettori, dei dipartimenti, delle commissioni (sempre istruite a far vincere sempre i candidati predestinati, predeterminati, fingendo il concorso pubblico) e nonostante i silenzi (le coperture) delle istituzioni che dovrebbero essere preposte a i controlli e adibite a far rispettare l'esecuzione corretta dei pronunciamenti dei tribunali.
La storia che andiamo oggi a raccontarvi, ricostruita in dettaglio, fin dagli inizi, è quella della ricercatrice nata ad Amburgo e residente in Italia, a Bologna, di nome Cora Ariane Droescher. Una studiosa di altissimo livello, attualmente vice-presidente del "Deutsche Gesellschaft für Geschichte der Medizin, Naturwissenschaft und Technik" a Jena in Germania, ricercatrice di Storia della scienza (nel corso della sua carriera) alle università di Trento, Verona, Bolzano e Bologna.
Dopo aver partecipato ad un concorso bandito dall'Università di Firenze per un posto di ricercatore (junior) presso il Dipartimento di Biologia per il settore scientifico disciplinare di Storia delle Scienze e delle Tecniche, invia una richiesta di accesso agli atti, e si sente rispondere dagli uffici dell'ateneo fiorentino (27 marzo 2020) che "purtroppo al momento non possono esserle trasmessi: gli originali cartacei sono infatti contenuti nel fascicolo detenuto presso la sede dell’Ufficio reclutamento docenti dell’Università di Firenze. Ai sensi del D.L. 17 marzo 2020, n. 18 il personale svolge la sua attività ordinaria in modalità di lavoro agile e non può recarsi in ufficio se non per attività indifferibili. Considerato che la risposta alla sua richiesta non rientra tra le suddette attività, si comunica con la presente che il rilascio dei predetti documenti è differito al termine della vigenza delle disposizioni legate all'emergenza Covid-19".
Tenete conto che questo accadeva mentre in molti atenei d'Italia si continuavano a truccare, pilotare e manipolare concorsi come nulla fosse, in modalità telematica (come emerge dalle intercettazioni attivate da varie procure italiane).
Dopo aver ottenuto, con grande fatica, la documentazione sul concorso da lei stessa espletato, invia (22 maggio 2020) una prima segnalazione diffida in auto-tutela al rettore Dei (oggi interdetto e a processo nell'ambito dell'inchiesta "concorsopoli" a medicina), non ricevendo, come al solito, alcuna risposta.
A questo punto Cora Ariane contatta i colleghi dell'Osservatorio indipendente (quando all'epoca il comitato era ancora attivo), i quali inviano al rettore, al ministero e all'Anac una formale lettera (6 giugno 2020) nella quale evidenziano varie e pesanti incongruenze, illogiche valutazioni, aggiustamenti nei verbali della commissione, non solo riguardo alla consistenza complessiva delle pubblicazioni dei candidati, ma anche sulla loro intensità e continuità temporale della loro attività di ricerca, e con giudizi in palese contraddizione.
La lettera dell'Osservatorio si chiudeva in questo modo: "segnaliamo in modo da evitare ricorsi, esposti in Procura e campagne di stampa che avrebbero un grande impatto mediatico e non farebbero bene al prestigio dell’ateneo che Ella guida, né all’università italiana nel suo complesso".
Ma come sempre accade (ed è accaduto finora) purtroppo alle letterine di buone intenzioni con segnalazione agli atenei affinché si ravvedano come per magia e non delinquano più, gli interessati eludono e non rispondono. Anzi magari se la ridono anche. Come si può immaginare, infatti, che gli atenei possano rispondere alle sollecitazioni di singoli, di avvocati o di gruppi di docenti, quando in moltissimi casi essi stessi eludono perfino le sentenze dei tribunali dello Stato italiano? Se accade che pur essendo perfino a conoscenza di plurime indagini da parte della magistratura sui concorsi, rettori, direttori di dipartimento e commissioni di concorso continuano a brigare e a manipolare?
A Cora Ariane non rimane che rivolgersi a "Trasparenza e Merito".
Viene così messa in contatto con un avvocato e, forte delle sue ragioni, del suo autorevole e prestigioso curriculum vitae e della documentazione in suo possesso, deposita il ricorso al Tar.
Il 10 settembre 2020 una ordinanza cautelare del Tar Toscana accoglie "ritenuto che il ricorso appare suscettibile di un positivo apprezzamento in quanto
non appare evincibile l’iter logico seguito dalla commissione" e dispone che l’Università proceda, attraverso una commissione esaminatrice in composizione diversa da quella che ha espresso il contestato giudizio di idoneità, a nuova valutazione comparativa dei candidati.
In tutta risposta l'Università di Firenze, cocciutissima, decide di non eseguire la sentenza e di appellarsi al Consiglio di Stato e nello specifico chiede ai giudici del massimo consesso amministrativo di esprimersi sul criterio della "consistenza complessiva" e su come sarebbe stato adottato dalla commissione, (secondo il Tar in modo irregolare), chiede di rifiutare la richiesta del Tar di una nuova commissione, perché, secondo l'ateneo privo di giustificazione, e infine, chiede di giudicare illegittima l'ordinanza del Tar, in quanto anticipatoria del giudizio di merito. Sembra di sognare (incubo) ma è proprio quello che è accaduto: incredibile!
Il 3 febbraio 2021 arriva l'ordinanza del Consiglio di Stato ("l’appello cautelare merita accoglimento al solo fine di esonerare l’Università appellante dalla stipulazione del contratto con il vincitore del procedimento su cui si controverte eventualmente diverso dal controinteressato di primo grado") che rimanda tutto al giudizio di merito del Tar.
Finalmente il 21 luglio 2021, quasi un anno dopo il primo pronunciamento, il Tar Toscana accoglie definitivamente il ricorso di Cora Ariane, condannando l'Università di Firenze a pagare 4 mila euro di penale e ad istituire una nuova commissione, altrimenti tra 30 giorni sarà sostituita dal Prefetto nelle vesti di "commissario ad acta".
A questo punto della vicenda, considerato il precedente accaduto qualche giorno fa con il Tar Abruzzo e l'Università di Chieti-Pescara al concorso di statistica economica, c'è da temere che UniFI nomini una nuova commissione che semplicemente ripeta i giudizi/punteggi della commissione precedente, aggiungendo una giustificazione - fasulla - in modo tale da vanificare la enorme disparità e differenza nella produzione scientifica complessiva su pubblicazioni, riviste ed editori di fascia A, eccetera, tra la controparte e la ricorrente vincitrice. In tal caso la ricercatrice vittoriosa in giudizio sarebbe costretta all'ennesimo e defaticante ricorso per ottemperanza.
Abbiamo già letto, in molti altri casi, di tribunali dello Stato che mandano gli atti in Procura e che avvisano la pubblica amministrazione come non sia possibile eludere le sentenze e costringere i cittadini a rivolgersi nuovamente ai tribunali perché questo comportamento produce nella collettività un sentimento di repulsione e di scoramento nei confronti delle solidità e della giustizia delle istituzioni dello Stato italiano.
Come capite bene dall'esito di questa nuova storia, si evidenzia la perdita assoluta di credibilità dell'istituzione universitaria italiana e più in generale del nostro paese agli occhi del mondo.
Occorre dunque ricordare di monitorare e vigilare sempre affinché gli atenei non eludano le sentenze dei tribunali amministrativi, attraverso la denuncia pubblica, oltre che quella giudiziaria. Occorre divulgare e diffondere tra i cittadini queste incresciose situazioni di abusi di potere.
Occorre, più in generale, una riforma complessiva della giustizia amministrativa in ambito di concorsi universitari, nella direzione di una maggiore efficacia dei pronunciamenti, che possano finalmente riconoscere il bene primario del candidato ricorrente legittimato con tutte le ragioni del caso, e cioè che possano imporre alle commissioni di non eludere o abusare, e di rispettare i criteri previsti in sentenza, sanzionando definitivamente la vittoria al concorso del candidato oggettivamente più valido scientificamente e più meritevole, dati e documentazione alla mano.
Alla collega Cora Ariane Droescher va il nostro incoraggiamento e il nostro in bocca al lupo per il prosieguo del contenzioso.
All'ateneo di Firenze il consiglio è di evitare le contrapposizioni inutili, premeditate, e di evitare il muro contro muro, o peggio la difesa dell'indifendibile.
Di fronte a una simile vicenda che va avanti da anni e che ha suscitato prima l'interessamento dell'Osservatorio, poi l'appoggio decisivo di "Trasparenza e Merito" per invogliare al ricorso e adesso ha ottenuto due pronunciamenti favorevoli del giudici amministrativo, non rimane che inviare un esposto denuncia alla Procura di Firenze, affinché vengano accertate tutte le eventuali responsabilità di possibili irregolarità di natura penale.
E che tutto questo sia da monito ad agire con correttezza, legalità, trasparenza e merito per le future commissioni dei prossimi concorsi universitari.
Leggi la lettera dell'Osservatorio del 6 giugno 2020
Leggi la ordinanza del Tar Toscana del 10 settembre 2020
Leggi l'ordinanza del Consiglio di Stato del 2 febbraio 2021
Leggi la sentenza del Tar Toscana del 21 luglio 2021
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