Con queste parole il senatore Nicola Morra, presidente della Commissione nazionale antimafia, è intervenuto ad un convegno dal titolo "Università buona", organizzato l'11 novembre a Palazzo Platamone (Palazzo della Cultura del Comune di Catania) dalla deputata Simona Suriano, che già in passato si era spesa in favore della battaglia di legalità all'università di Giambattista Scirè e dell'associazione Trasparenza e Merito, con gli interventi dell'ex ministro Lorenzo Fioramonti, dell'ex direttore generale di UniCt, Lucio Maggio, e di altri.
Riportiamo uno stralcio dell'intervento di Morra e a seguire una sua intervista rilasciata a una tv locale.
"Giambattista Scirè , in più occasioni nel corso della sua vicenda, ha ottenuto dai tribunali delle sentenze che hanno riconosciuto le sue ragioni, che sono immediatamente esecutive ma che di fatto non sono state seguite dall’Ateneo di Catania (…) La battaglia di Giambattista Scirè ci permette di capire cosa sia una organizzazione feudale che sfocia poi nella cosiddetta anarchia per cui si reclama una sorta di giurisdizione speciale, sottraendosi al primato della legge (…) A quanto pare la legge è ugual per tutti tranne che per Giambattista Scirè (…) Sono passati dieci anni e la situazione se possibile è peggiorata (…) E’ quello che sta facendo nuovamente il rettore Priolo che, pur in presenza di una Sentenza del Tar Sicilia che dovrebbe essere immediatamente esecutiva perché è una sentenza in ottemperanza, in maniera fascista, “si ne frica”, detto alla catanzarese (…) Mi chiedo con quale protervia si possa chiedere ad altri paesi di rispettare norme quando noi per primi calpestiamo il principio fondamentale che è quello della effettività del diritto (…) Il nostro paese sta morendo perché si è accettata una mentalità mafiosa che è quella espressa in maniera icastica da un ex ministro del Lavoro, il quale non si è affatto vergognato di dire che per poter trovare lavoro è fondamentale sapersi scegliere i compagni con cui si va a giocare a calcetto piuttosto che gli atenei presso cui conseguire dei titoli e riconoscenze e competenze di assoluto rilievo, una relazionalità che è la categoria di potere attraverso cui le mafie si sono imposte (…) il nostro paese accettando questa mentalità fa fuggire i cervelli e fa perdere entusiasmo a chi pensa che vi possa essere un futuro (…) Tanto più si investe nell’ignoranza, cioè nel mettere in cattedra caproni sol perché hanno soddisfatto determinate richieste dei baroni, tanto più tu costringi ad andar via chi, mettendosi a lavorare per una azienda all’estero con la sua competenza produrrà un valore aggiunto per quella azienda che porterà al fallimento dell’azienda concorrente italiana, anche perché i costi della formazione e della istruzione iniziale sono invece sopportati dal nostro paese, dapprima dalle famiglie e poi dallo Stato (…) Come ha insegnato Giovanni Falcone, quando a capo delle pubbliche amministrazioni si trovano dei cretini incompetenti è perché governa la mafia”.
E ancora:
“C’è un problema di effettività del diritto perché Scirè ha ottenuto soddisfazione da un tribunale italiano, non kazako non mongolo, per cui mi piacerebbe capire perché mai l’università di Catania si astenga dall’applicare una sentenza che era immediatamente esecutiva, se questo dovesse accadere dappertutto a questo punto chiudiamo i tribunali e ognuno fa quello che gli pare. Questo è il caso di una problematica più ampia perché tanti pensano di poter eludere il rispetto della legge trincerandosi dietro, per esempio, la presunta autonomia degli atenei, a questo punto tutti i sociali intermedi potrebbero rivendicare per se stessi una giurisdizione speciale e la legge dello Stato italiano forse varrebbe soltanto per me lei e pochi altri amici, il che non è affatto giusto perché la legge, se ha valore, ha valore perché tutti siamo tenuti a rispettarla. L’università è una componente importante della società quindi a maggior ragione dovrebbe rispettarla, anche perché se poi l’università non riconosce i tuoi legittimi meriti tu probabilmente, come è avvenuto, ti fai il trolley parti e vai a lavorare per una azienda straniera che farà concorrenza a quella italiana, producendo poi un brevetto o una invenzione scientifica che metterà ancora più in difficoltà l’economia italiana, provocando una ulteriore contrazione dei redditi. C’è sempre la speranza che il confronto possa avere un valore di stimolo però io so bene che l’italiano è, come tanti altri, un uomo che replica un modello che tanta filosofia politica ha ben rappresentato, cioè l’uomo è un animale d’abitudine, noi diciamo di volere il cambiamento ma soprattutto dagli altri e non siamo mai noi i primi ad imporlo a noi stessi. In maniera ciclica ci sono fior di cervelli che segnalano le problematiche, le anomalie di un sistema che dovrebbe premiare le competenze e il merito, l’impegno, la passione ma che non lo fa”.
Guarda il video completo del convegno "Università buona" del 11 novembre 2021
Guarda l'intervista del sen. Nicola Morra a una tv locale catanese
Guarda l'intervista a Scirè e all'on. Simona Suriano su Catania Today del 12 novembre 2021
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