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UNICT: condannata la commissione del "Caso Scirè" dalla Corte dei Conti per danno erariale

L’articolo di Sud Press dal titolo “UNICT: condannata la commissione del caso Scirè…e non solo” di Pierluigi Pigi Di Rosa scrive “Giambattista Scirè è ormai, per eccellenza, il più noto tra i ricercatori massacrati dal sistema dei baroni più scarso del mondo, quello catanese. Scirè continua a vincere in tutte le aule di giustizia, ma la Giustizia non riesce ad ottenerla davvero perché i veri responsabili restano tutti ai loro posti, anzi vengono promossi”.

L’articolo, incalzante ed efficace come ci ha abituato SudPress, titola e riprende la notizia della sentenza della Corte dei Conti che condanna formalmente la commissione al pagamento del danno erariale per il noto concorso di storia contemporanea del 2011 (Sede di Lingue di Ragusa, DISUM, Università di Catania), rende pubblico il testo stesso della sentenza (per chi fosse interessato a leggerla integralmente) e riporta per intero post su facebook di Scirè, che ha riscosso davvero tantissimi consensi, condivisioni e commenti (smentendo, per l'occasione, la regola della timidezza e del timore diffuso ad appoggiare post su argomenti seri e importanti come una denuncia giudiziaria in pubblico) e poi fa una panoramica su quello che sta accadendo all’Università di Catania in questi giorni.

Come saprete tra qualche giorno avrà inizio il processo ai responsabili (dieci docenti, tra cui ex rettori e direttori di dipartimento), secondo la Procura, della “associazione a delinquere” che ha gestito tutto il reclutamento e i concorsi pilotati (che dovrebbero invece essere pubbliche procedure di selezione) nell’ateneo catanese. Non sappiamo se il nuovo rettore Priolo, come chiede a gran voce la cittadinanza, la parte buona (che pure esiste) del mondo accademico e la nostra associazione da tempo, deciderà di costituirsi parte civile a processo, visto che, insieme al MIUR è stato individuato dai giudici come “parte lesa”.

Una decisione doverosa, in qualsiasi Paese civile, ma a ma che a Catania diventa un rebus. La non costituzione significherebbe una sorta di avallo a tutto quello che di ignobile e vergognoso è stato descritto nelle centinaia di pagine di intercettazioni e che costituisce i capi di accusa al processo. D’altronde non ci risulta, ad oggi, che sia stato preso nei confronti dei professori imputati al processo per gravissimi reati alcun tipo di procedimento disciplinare mentre invece sarebbe importantissimo un segnale in direzione del rispetto dell’etica pubblica, senza dover aspettare le condanne della magistratura. Nemmeno dal MIUR si hanno notizie in proposito, quindi anche questo sarà un’incognita. Certo sarebbe davvero clamoroso se UNICT e MIUR non si costituissero e a rappresentare la cittadinanza tutta (non solo catanese ma direi italiana) e la parte onesta e rispettosa delle regole della comunità accademica (tutta e non solo catanese) fosse l’Associazione "Trasparenza e Merito", qualora i giudici, come si spera e come dovrebbe essere più che logico (visto che siamo nati nel 2017 quando ancora erano in corso le indagini di questa inchiesta e visto che, proprio per statuto, abbiamo la finalità di combattere questo genere di "malpratiche" nell’Università), la ammettessero come parte civile al processo.

Sarebbe la prima importante azione pubblica diretta - al di là delle azioni amministrative e delle denunce pubbliche e mediatiche - in un importante processo penale.

Ad maiora!


L'articolo integrale di "Sud Press" del 12 ottobre 2020 con allegata la sentenza integrale della Corte dei Conti per il danno erariale

Il post integrale su facebook di Scirè del 11 ottobre 2020 sulla sentenza della Corte dei conti


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