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Scirè al Tg1 Rai: L'ateneo di Catania continua ad abusare, ricorrerò alla Corte di Giustizia europea

Aggiornamento: 19 nov 2021

L'intervista di Giambattista Scirè a Giulia Palmieri nel servizio al Tg1 Rai delle ore 20.


"Sono tornato, dopo più di 6 anni, sul luogo del mio “omicidio” di studioso, ricercatore e docente universitario. La sede di lingue di Ragusa, Disum e ateneo di Catania. Delitto - metaforicamente - perché di questo si tratta.

In questi giorni si celebrano al tribunale di Catania le udienze del processo “università bandita” che ha come imputati per “associazione a delinquere accademica” 10 docenti tra rettori, ex rettori, prorettori e direttori di dipartimento e 45 altri docenti dell’ateneo catanese per reati vari. A Firenze, a Medicina, non è accaduto nulla di molto di diverso da Catania, a Perugia uguale, altrove ancora lo stesso.

E’ un sistema di potere pericoloso, grave per i cittadini, perché usa risorse pubbliche per fare interessi privati in modo corruttivo e clientelare, lo dicono i pm. E abbassa sempre più il livello della ricerca scientifica e dei servizi formativi offerti.

Il sistema di potere è così potente e sicuro dell’impunità che non sono bastate tutte le sentenze dei tribunali italiani, amministrativi, penali e contabili, per permettermi di essere reintegrato come avrei dovuto nell’università, come avrei meritato e come è stato riconosciuto dalla legge. Ma la legge dello Stato negli atenei italiani, purtroppo, non può entrare perché la regola dei baroni è più forte. Hanno la copertura del potere politico, della massoneria. L’unica istituzione che in questi anni di sofferenza e sacrificio mi ha supportato è stata la magistratura, che ringrazio.

Il rettore di Catania (che nell’incontro fatto l’anno scorso mi ha letteralmente preso in giro, non rispettando nemmeno la parola di impegnarsi per trovare una soluzione) ha fatto carta straccia della lettera del Presidente della Repubblica che mi ha manifestato solidarietà e appoggio, parlando di trasparenza, legalità, merito per l’Università e augurandomi di trovare soddisfazione per la mia carriera accademica. Nemmeno per sogno. Una cosa gravissima.

Le istituzioni italiane, a partire dal ministero, non rispondono, e dunque sono totalmente delegittimate ai miei occhi e agli occhi di tutti i colleghi che come me hanno avuto il coraggio di denunciare.

Mi rivolgerò, per questo, con tristezza e rammarico, alle istituzioni europee, alla Corte di giustizia europea per avere riconosciuti i miei diritti umani violati. Chiederò che sia avviata una procedura di infrazione nei confronti di questo Paese e dell’università italiana.

Mi chiedi se mi sono mai pentito di aver denunciato?

No, credo di essere stato un esempio, per tutti.

Mi chiedi se dopo dieci anni di battaglia giudiziaria e pubblica spero ancora di entrare all’università?

No, in una università degradata e ingiusta come questa non vorrei mai entrare. Solo qualora cambiasse veramente qualcosa nei metodi e si affermasse una università più giusta, più trasparente, più legale, allora forse in quel caso sarei felice di farne parte. E felici sarebbero sicuramente gli studenti, la vera unica asse portante dell’università.

Purtroppo da anni non posso più fare il mio lavoro, per colpa di questo muro di gomma e di questa ostinazione che è un vero e proprio boomerang che si ritorcerà alla lunga contro l’ateneo. Da tre anni mi occupo dell’associazione Trasparenza e Merito per supportare e aiutare chiunque altro abbia subito come me abusi e ingiustizie all’università, per non farli sentire isolati.

L’accademia è un mondo omertoso, ma insieme si può rompere il muro del silenzio.

Diamo una bella lezione di giustizia e di moralità all’ateneo di Catania e all’università italiana."


Guarda il servizio con l'intervista rilasciata al Tg1 Rai (ore 20) del 17 marzo 2021

Guarda l'intervista nel link del Tg1 Rai



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