Un lungo articolo pubblicato sul quotidiano "L'Attacco" sull'Ateneo di Foggia dal titolo "Arriva alla ministra il caso dei 4 docenti esclusi dal Dafne perché nocivi per la salute". La vicenda era stata rivelata da "l'Attacco", ora l'eco nazionale dopo la lettera aperta alla ministra Messa del professor Giambattista Scirè di "Trasparenza e Merito". L'intervista a Scirè: "In UniFg poche segnalazioni e denunce. Rallentata l'azione della magistratura". L'articolo integrale di Lucia Piemontese su l'Attacco.
"E' arrivato sul tavolo della ministra dell'Università Maria Cristina Messa il caso rivelato da l'Attacco nelle scorse settimane dei 4 docenti ghettizzati dell'UniFg. Si tratta dei professori ordinari Matteo Alessandro Del Nobile e Diego Centonze e delle ricercatrici che collaborano con loro, Carmen Palermo e Amalia Conte. Una vicenda ripresa anche da Repubblica dopo che il professor Giambattista Scirè, amministratore e responsabile scientifico di "Trasparenza e Merito. L'Università che vogliamo" ha inviato una lettera aperta alla ministra (...)
Sta avendo una notevole eco nazionale la lettera aperta di Scirè alla ministra Messa. Dopo aver sottolineato che l'UniFg non ha esercitato il potere disciplinare davanti alle violazioni emerse, Scirè afferma che il rettore Limone e il senato accademico non possono ignorare che la legge tutela l'afferenza a un dipartimento intesa come luogo (non solo fisico) in cui ogni singolo docente attua la "libertà della scienza" prevista dall'art. 33 della Costituzione e che la magistratura amministrativa si è già pronunciata (con una sentenza del Consiglio di Stato) a favore di docenti e ricercatori a cui pretestuosamente è stata negata l'afferenza a un dipartimento universitario. Inoltre l'Università dovrebbe considerare come preminente valore di riferimento il rispetto dei diritti fondamentali della persona. Questo afferma anche lo statuto stesso di UniFg e la Carta Europea dei ricercatori (...) L'Attacco ha intervistato l'amministratore e responsabile scientifico di Trasparenza e Merito.
Professor Scirè, che idea si è fatto negli anni di UniFg?
L'idea che mi sono fatto su UniFg, sulla base dell'osservatorio privilegiato dell'associazione a proposito di segnalazioni su irregolarità varie e denunce di illeciti, è che regni, tra i docenti foggiani, un'atmosfera abbastanza generalizzata di conformismo acritico nei confronti di chi gestisce l'ateneo e i dipartimenti (il cerchio magico), cosa che lascia pochissimo spazio alle denunce e ai ricorsi. Rispetto ad altri atenei (del Centro-Nord, come Firenze, ma anche in atenei del Sud come Catania) in cui le denunce di alcuni coraggiosi hanno spinto e invogliato altri a contestare, carte alla mano, i metodi opachi, spesso letteralmente illegali e clientelari con cui è gestita l'istituzione universitaria, a UniFg riscontriamo poche iscrizioni e poche segnalazioni e non certo perché la gestione qui sia più corretta o trasparente che altrove.
Ha già avuto riscontri alla sua lettera alla ministra Messa?
Ad oggi, sono passati solo pochi giorni, la lettera è stata protocollata ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta da parte della ministra. Speriamo che l'eco avuto sul piano nazionale e locale presso la stampa spinga ad una risposta le istituzioni, che dovrebbero esercitare una funzione di controllo e garanzia rispetto a comportamenti di atenei che noi di Tra-Me riteniamo, come in questo caso, assolutamente fuori dalle righe.
Quale è l'azione della sua associazione?
“Trasparenza e Merito” ha avuto una crescita esponenziale in termini di iscrizioni e attività. Siamo nati tre anni fa ed eravamo in 10 adesso siamo più di 670 tra ricercatori e docenti, diventati un vero e proprio faro, un punto di riferimento per la lotta alla mala università. Considera che a Tra-Me appartengono studiosi di tutti i settori scientifici e di tutti gli atenei d'Italia, che le segnalazioni trasformatesi in ricorsi e denunce sono ormai più di 750, che le sentenze amministrative su abusi universitari sono più di 5 mila (dal 2014 ad oggi) e che da quando siamo nati c'è stato un incremento complessivo dei ricorsi del 40%. Ultimamente l'associazione è stata anche accolta come parte civile per rappresentare le buone pratiche universitarie al processo di "università bandita" dell'ateneo di Catania, creando così un importante precedente giuridico per processi in corso presso altri atenei.
Quali sono le proposte di "Trasparenza e Merito"?
I continui scandali legati ai concorsi universitari impongono una riflessione profonda, una presa di coscienza dei cittadini e una riforma radicale del sistema che passa, secondo Tra-Me, attraverso le seguenti proposte di modifica: l'università italiana è l'unico caso in cui l'elezione della "governance" è gestita esclusivamente dagli accademici, senza controlli, dunque occorre modificare in senso democratico (secondo il principio “una testa un voto” per docenti, personale tecnico-amministrativo, studenti) le attuali norme che regolano l'elezione del rettore secondo procedure clientelari, feudali e oligarchiche; eliminare tutte le figure precarie e istituire un ruolo unico della docenza universitaria; cancellare i concorsi locali in cui proliferano favoritismi e corruzione; predisporre dei criteri di valutazione in base ad una griglia ministeriale e monitorare costantemente l’attività del docente selezionato con una valutazione ex post della sua produzione scientifica; diminuire i fondi ordinari nella misura del 3-5% agli atenei che non ottemperano alle sentenze, non vigilano sui conflitti di interesse e non perseguono le procedure irregolari e prevedere sanzioni severe (multe, sospensioni e procedimenti disciplinari) nei confronti dei commissari coinvolti in concorsi “truccati”, in modo che il danno subìto non gravi sulla collettività ma ricada sui diretti responsabili.
Pensa che sia cambiato l'atteggiamento delle Procure nel perseguire gli illeciti nelle università?
In linea generale va detto che l'atteggiamento delle Procure nei confronti delle denunce di illeciti e reati all'università è migliorato gradualmente nel corso degli anni, parallelamente con la maggiore sensibilizzazione da parte dell'opinione pubblica attraverso le inchieste giornalistiche e l'azione della nostra associazione, come dimostrano le vicende di Catania, Firenze, Perugia, Torino, ma anche di Roma Tor Vergata e Pisa. Il problema principale è invece dato dalla politica e dalle istituzioni che tendono a minimizzare quando non addirittura a coprire certi abusi (si pensi alla riforma del reato di abuso di ufficio). La ragione di ciò è che la presenza nelle forze politiche (al governo e al ministero) da parte di personalità del mondo accademico, in tutti i settori, in particolare in quello economico, medico e del diritto, è massiccia e rappresenta una sorta di lobby di potere. Questo purtroppo tende a rallentare, in alcuni casi, l'azione stessa della magistratura, suscitando disillusione e scoramento nel cittadino che vuole denunciare. E' quanto ci sembra sia accaduto, negli ultimi anni, nella realtà di indagini su atenei come Milano, Padova, Bologna, Napoli, Reggio Calabria, Messina, e anche, nella fattispecie, nel caso di Foggia.
Per ultimo va detto che andrebbe fatta una seria riforma della giustizia amministrativa in modo tale che le sentenze dei tribunali siano efficaci e riconoscano finalmente il diritto essenziale del ricorrente vincitore al bene primario per eccellenza, ovvero il reintegro nel posto di lavoro, e non un semplice annullamento del concorso o un irrisorio risarcimento del danno pagato purtroppo sempre con i soldi dei cittadini.
Leggi l'articolo e l'intervista integrali su "L'Attacco" del 8 aprile 2021
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