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Procura Catania, ricorso in Cassazione: associazione a delinquere per docenti di Università bandita

Aggiornamento: 9 apr 2022

La Procura di Catania ha presentato ricorso alla Suprema Corte di Cassazione contro la sentenza emessa dal Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Catania con la quale è stato dichiarato il non luogo a procedere per il reato di associazione a delinquere (art. 416 c.p.) nei confronti dei docenti dell'Università di Catania, Barone, Basile (nella qualità di rettore), Cavallaro, Drago, Gallo, Monaco, Pennisi, Pignataro (nella qualità di rettore), Sessa (mentre la posizione di Magnano San Lio, già condannato in primo grado per il reato di abuso di ufficio, è stata stralciata), che si sarebbero associati allo scopo di commettere più reati di turbata libertà del procedimento amministrativo, abuso di ufficio, induzione indebita a promettere utilità, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, falso ideologico, finalizzati a garantire la nomina come docenti, ricercatori, dottorandi e personale amministrativo di soggetti preventivamente individuati.

Questa decisione della Procura di Catania rappresenta un atto di portata storica.

Dal nostro canto c'è il convincimento che questo atto possa supportarci, con ancora maggior impegno e dedizione, nella meritoria e costante attività di osservatorio, controllo e pungolo sul sistema universitario. Ricordiamo che Trasparenza e Merito è stata ammessa parte civile al processo “Università bandita” a supportare le vittime del “sistema di potere” accademico e, più in generale, a rappresentare la cittadinanza propositiva e attiva che crede in una università più corretta, più trasparente, più legale (la nostra presenza al processo è resa ancor più significativa dall'assenza, a nostro avviso del tutto ingiustificata, del Ministero e dell'Ateneo di Catania).

Il quadro di illegalità diffusa nel sistema di reclutamento presente in più atenei d'Italia, come stanno a dimostrare le recenti inchieste di alcune Procure (Firenze, Perugia, Milano) e come è stato tratteggiato con dovizia di particolari nel libro Mala università, trova un ulteriore riscontro e conferma in questo passaggio. Il sistema delinquenziale e criminoso ricostruito mediante la certosina attività di indagine dell'inchiesta catanese non appare peraltro ristretto all'ateneo etneo ma si estende anche ad altri atenei nazionali, i cui docenti, nel momento in cui sono stati selezionati per fare parte delle commissioni esaminatrici, si sono preoccupati di “non interferire” sulla scelta del futuro vincitore compiuta preventivamente dalla sede, favorendo il candidato interno che è risultato prevalere anche nei casi in cui non fosse meritevole. A dimostrazione di un “sistema di potere” che va ben oltre il processo di Catania.

Il nostro augurio è che la Suprema Corte di Cassazione accolga il ricorso della Procura di Catania.


Catania,

7 dicembre 2021


Trasparenza e Merito. L'Università che vogliamo



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