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L'Espresso: "E a Catania l'ateneo è cosa loro"

L'articolo dal titolo "E a Catania l'ateneo è cosa loro", pubblicato domenica 8 settembre su "L'Espresso", parla dell'inchiesta della Procura denominata "Università bandita" all'ateneo di Catania. E' evidente che di fronte ai gravi reati ipotizzati dopo le indagini dalla procura e alle interdizioni già inflitte ai vertici dell'ateneo da parte dei giudici, ancora prima dell'inizio del processo, non sono giustificabili minimizzazioni da parte del mondo accademico e non è possibile da parte del Miur andare di fioretto, occorre usare la sciabola: ne va dell'immagine stessa dell'istituzione universitaria e del paese.


"A volte bastava cambiare la data di scadenza di una abilitazione. Altre volta piazzare il criterio giusto che solo uno aveva. Oppure taroccare i verbali e magari fare qualche "favore" al commissario esterno, comunque sempre un amico fidato, per fargli chiudere un occhio al momento giusto. Ecco il grande "sistema" che ha consentito ai baroni nell'Università di Catania di trasformare l'ateneo più antico della Sicilia, fondato nel 1434, il più grande a Sud di Napoli, in "cosa loro". Ne sono convinti i magistrati della procura etnea , guidata da Carmelo Zuccaro che hanno indagato 60 docenti e sospeso i due rettori uscenti, Giacomo Pignataro e Francesco Basile. Entrambi molto amati dalla sinistra dem: Pignataro, ad esempio, è stato nominato dalla ministra Valeria Fedeli, il 22 febbraio 2018, pochi giorni prima del voto per le Politiche, a capo del nucleo di valutazione dei bilanci degli atenei. Carica che ricopre ancora, stando al sito del ministero dell'Istruzione. Per i pm sarebbero stati manovrati una trentina di concorsi interni, con un sistema capillare di gestione delle selezioni per la chiamata di professori associati, ordinari e ricercatori.

Un terremoto che non ha avuto molta eco a livello nazionale, una mega indagine che ha alzato il velo su un metodo di cooptazione che, ci scommettono in molti, non cambia poi molto da ateneo ad ateneo. Per questo nessun docente e politico, né a Catania né nel Paese, ha commentato quanto denunciato dalla procura in questa mega Università del Sud.

Per favorire il proprio allievo alcuni direttori di dipartimento facevano davvero di tuto, come ad esempio cercare di far nominare nella commissione un docente esterno amico e "riconoscente". Accade a Scienze politiche, dove il direttore Giuseppe Barone voleva piazzare il suo allievo Sebastiano Granata in una selezione per ricercatore. Barone, saputo da una sua collega che per questo concorso erano arrivate molte domande, chiama quindi il suo allievo e gli dice: "Il concorso è bello tosto". Aggiungendo di essere al lavoro per avere la disponibilità a far parte della commissione di una professoressa che a lui "deve molto". Nella stessa conversazione, intercettata dagli inquirenti, Barone chiede all'allievo di fare verifiche sugli altri concorrenti: "Vediamo chi sono questi stronzi che dobbiamo schiacciare...", dice. E pur di schiacciare "questi stronzi" sarebbe stato messo in scena, secondo i pm, perfino un seminario fasullo per anticipare le spese di viaggio, vitto e alloggio, alla commissaria desiderata. I pm hanno indagato Barone e alcuni dipendenti del dipartimento "per avere, con artifici e raggiri consistiti nel simulare, anche attraverso la predisposizione di una locandina, lo svolgimento di un convegno sul tema "I volontari in Russia durante la grande guerra", inducendo in errore gli uffici amministrativi dello stesso dipartimento di Scienze politiche che, confidando sull'effettivo svolgimento del convegno in realtà mai svoltosi, erogavano in favore della professoressa le somme di 460 euro per il volo di andata e ritorno da Napoli a Catania, di euro 300 per il vitto ed una somma non ancora determinata per l'alloggio". Al di là delle note dei pm, come è andato il concorso bandito alla fine del 2017. Manco a dirlo lo ha vinto Granata, che con un lungo sms ringrazia poi Barone: "Caro Prof, volevo solo dirle grazie perché anche ieri mi ha confermato, una volta di più, non solo di essere un maestro fantastico, ma anche un vero papà". Ma Barone ha anche un figlio "vero", che qualche anno fa è stato promosso, tra i dubbi dei suoi stessi colleghi, in un altro dipartimento. I dubbi emergono dalla ordinanza della procura, quando l'ordinario di Economia politica Roberto Cellini fa notare l'inopportunità di chiamare il figlio del direttore del dipartimento di Scienze politiche Barone, Antonio. Barone jr ha comunque ottenuto la cattedra di Diritto amministrativo, anche per l'intervento dell'ex rettore Pignataro, che Barone senior ringrazia poi con un sms: "Caro Giacomo, anche se gli atti del concorso non sono ancora perfezionati, l'esito positivo ormai noto mi spinge a non aspettare oltre per ringraziarti per quello che hai fatto per Antonio e per me". Come vincerà un'altra figlia e nipote d'arte: Alberta Latteri, il cui padre Ferdinando è stato rettore, e che diventerà ricercatrice il 29 agosto 2017 dopo un interessamento dell'ex rettore Antonino Recca.

A Catania alcune volte per evitare problemi i rettori intervenivano per convincere i candidati a fare un passo indietro, come ha fatto Basile per la chiamata a ordinario di Biologia: la scelta ricadeva su Massimo Gulisano, ma a quel posto ambiva anche Luca Vanella, un figlio d'arte: il padre è Angelo, noto docente dell'ateneo. Basile convince quindi Vanella a non creare problemi: "Entro fine anno farai tu il concorso". E Vanella junior risponde: "Va bene, faccio un passo indietro". In altri casi per far vincere il nome scelto dal "sistema" bastava cambiare un criterio in corso, come accade al dipartimento di Scienze biologiche dove il direttore Carmelo Monaco in una conversazione diceva candidamente: "D'altronde cu spatti avi a megghiu parti", chi comanda si prende la parte migliore. E aggiungeva: "E' chiaro che avere una posizione di direttore è importante in queste occasioni... importante è che fai contento un po' tutti". Da direttore poteva gestire le chiamate dei concorsi e scrivono gli inquirenti: "Il 15 maggio 2017 Monaco informa Salvatore Saccone di avere predisposto le graduatorie per la programmazione delle chiamate di prima e di seconda fascia da proporre al Consiglio di dipartimento". Monaco gli racconta altresì di aver saputo che, in quella sede, Angela Messina esprimerà un voto contrario alla proposta. Gli chiede, pertanto, di intercedere con i colleghi del suo settore al fine di calmarli precisando che è sua intenzione "procedere a settembre con la chiamata da ordinario per lo stesso Saccone". Chi si mette di traverso paga le conseguenze. Un docente, Francesco Sciuto, fa ricorso al Tar su una selezione per la quale Monaco aveva individuato già un vincitore. "Monaco per rappresaglia, riferisce che toglierà a Sciuto alcune responsabilità e attività di insegnamento poiché, a suo dire, "ha pestato la merda e ora se la piange...vabbè lo distruggeremo... è un uomo finito", scrivono i pm.

In ogni caso il metodo più diffuso era quello di taroccare i criteri: anche riscrivendo i verbali del concorso. Come per il concorso di Chirurgia generale. "Nella dichiarazione allegata al verbale sottoscritta dal professore Umberto Cillo si legge che la commissione si era riunita ed aveva predeterminato i criteri per la valutazione dei candidati con la presenza, -presso l'Università di Catania - dei commissari De Franciscis e Guglielmi e - presso l'Università di Padova - del commissario Cillo (asseritamente collegato per via telematica) mentre, al contrario, la riunione e la predisposizione dei criteri si svolgevano senza alcun intervento del Cillo (impegnato in sala operatoria tra le 12 e le 13.30) e nella stanza del rettore Basile che interveniva direttamente (e senza averne alcun titolo) nella formazione degli stessi criteri".

I pm hanno indagato anche l'ex sindaco Enzo Bianco: Si sarebbe attivato con Basile per far istituire al dipartimento di Scienze umanistiche una cattedra di diritto romano, poi ricoperta dal suo assessore Orazio Licandro che insegnava a Catanzaro. "Università bandita": così i magistrati hanno chiamato l'indagine. Bandita, ma solo per chi non aveva nell'ateneo il padrino giusto.

Dopo la sospensione, Basile si è dimesso. E in un clima a dir poco difficile comunque si sono appena svolte le elezioni per il nuovo rettore. Elezioni stravinte dal professore di Fisica Francesco Priolo, un nome nel settore a livello nazionale. Priolo non ha padrini politici e ha guidato la scuola superiore d'eccellenza, portando a Catania quattro premi Nobel, tra i quali John Ernest Walaker e Jean-Marie Lehn. Ma non è certo esterno all'ateneo e ha lavorato a stretto contatto con i rettori uscenti e molti docenti finiti nel mirino della procura. Riuscirà adesso a rompere davvero con il vecchio sistema, con quei colleghi che lui conosce bene e che secondo i pm consideravano l'università "cosa loro"?"


Leggi l'articolo integrale cartaceo su "L'Espresso" del 8 settembre 2019



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