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Gli atenei sotto inchiesta e lo choc dei conti in rosso: i casi di UniCt e Uni Perugia per stranieri

  • 27 gen 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

A quanto si può leggere nelle relazioni dei revisori dei conti a corredo della chiusura dei bilanci di alcuni atenei si è sforato il livello di guardia ed è a rischio l’attività ordinaria, con gravi ripercussioni sulla capacità di spesa e sul livello del servizio universitario.

E’ il caso, in particolare, dell’ateneo di Catania. Come risulta dalla relazione dei revisori contabili , pubblicata in un articolo di “Sud Press” del 9 gennaio 2020, dove, individuando uno sbilancio di 3 milioni 817 mila euro, si afferma, senza troppi distinguo, che “l’utilizzo delle riserve di contabilità finanziaria, stimato in un valore di euro 50 milioni 880 mila euro, che rispetto al valore della voce omologa delle previsioni definitive dell’esercizio precedente aumenta del 45,7% (…) per un ammontare che non ha precedenti nei pregressi esercizi, non costituisce una modalità straordinaria di copertura dei costi di esercizio in quanto assume, per il suo costante ripresentarsi, i contorni di una prassi di bilancio ricorrente.”. Alla fine, i conti dei revisori non lasciano molti spazi alla speranza: “Si stima un risultato negativo per 14 milioni 171 mila euro, che viene coperto attraverso l’utilizzo di riserve di patrimonio netto”, una situazione che “mostra una cronica incapacità dell’ateneo di adottare un bilancio di previsione se non in avanzo quanto meno in pareggio, senza attingere alle riserve di patrimonio.”.

In questa ottica entrano in gioco le scelte compiute dall’amministrazione passata e da quella recente di proseguire imperterrita negli avanzamenti di carriera del personale docente, “ricercatori che diventano associati che diventano ordinari”, aumentando la spesa senza porsi dei limiti di rientro nel bilancio, senza che ciò corrisponda ad effettivo miglioramento della qualità accademica.

Non molto diversa è la situazione all’Università per stranieri di Perugia, che vede un bilancio in rosso, un numero molto basso ed una diminuzione significativa (10%) di iscrizioni da parte degli studenti. Un ammanco di 3 milioni e 190 mila euro: sono tasse non pagate dagli studenti, o pagate con sconti insostenibili per l'ateneo, fino all'81,5%. Anche in questo caso i revisori contabili dell’ateneo non hanno dato la loro approvazione al bilancio e parlano di danno erariale, per una cifra compresa tra i 122 mila e i 738 mila euro. “Studenti fantasmi, pagamenti fantasma, sconti da "chiusura attività" mentre la rettrice e il direttore generale proseguono imperterriti nella loro politica di spesa - scrive un articolo di Repubblica pubblicato il 23 gennaio 2020 - in particolare a proposito di un recente bando per trasformare quattro professori associati in ordinari, con un costo di altri 200 mila euro l'anno che fa salire la platea docente da dieci a quattordici ordinari. Anche su questo piano di reclutamento, cioè le assunzioni e gli avanzamenti di carriera, il collegio dei revisori contabili ha espresso forti dubbi. Per ripianare le perdite l'amministrazione starebbe ipotizzando la vendita di prestigiosi beni immobiliari, proprio come accade per l’ateneo di Catania. E a proposito dell’attività del direttore generale si può leggere nella relazione “condotta omissiva gravemente colpevole e negligente, senza dubbio manifestazione di volontà dolosa". Mentre su UniCt pende la spada di Damocle del processo di Università bandita e del pronunciamento del Tar sulla regolarità o meno delle elezioni del rettore.

Che dire? Direbbe Mike Bongiorno: “Allegria!”.


Leggi l’articolo di “Sud Press” del 9 gennaio 2020

Leggi l’articolo di “Repubblica.it” del 23 gennaio 2020



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