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FattoQ: Università di Urbino "Il prof promuove la sua allieva", il caso in procura

Università di Urbino. Finisce al Tar e sul tavolo dei pm il concorso da ricercatore in filosofia, tra i titoli anche "un libro ancora non pubblicato".

L'articolo è pubblicato sul Fatto quotidiano del 14 gennaio 2020.

Scrive Marco Pasciuti:

"Il nome ricorre persino nel curriculum, lunghissimo, del docente. Alla voce "recensioni, prefazioni e post-fazioni" si legge due volte (...) Assegnista di ricerca dell'università di Urbino, da anni collabora con Luigi Alfieri, ordinario di Filosofia politica, e a fine 2019 ha vinto un concorso da ricercatore a tempo determinato. La commissione esaminatrice era presieduta dallo stesso Alfieri. Una vicinanza che nei corridoi di via Aurelio Saffi ha suscitato diversi dubbi, che ora si sono consolidati in un ricorso al Tar e in un esposto in procura presentati da Paolo Ercolani, noto saggista e docente a contratto nello stesso ateneo (...) il prof firma la prefazione di un libro dell'allieva (Governare l'inumano) e un'altra la verga nel 2013 per il volume (Paradossi della fragilità). Alfieri apprezza i due lavori al punto che non solo li cita nella propria biografia ma li adotta come testi nel corso di Gestione delle politiche, dei servizi sociali e della mediazione interculturale a Urbino. Dall'ottobre ad oggi la candidata vincitrice ha fatto parte del gruppo di ricerca "Potere, istituzioni e forme di controllo sociale", il cui responsabile è il prof. Lo stesso Alfieri, poi, per Aracne editrice è il direttore della collana "Il cuore nero", nel cui comitato scientifico siede l'allieva (...) La commissione presieduta da Alfieri la dichiara vincitrice con dieci punti di distacco sul filosofo romano, che a Urbino ha insegnato per 15 anni consecutivi, collabora con diverse testate ed è autore di saggi pubblicati da case editrici nazionali come Marsilio, con cui ha pubblicato "Contro le donne" e "Figli di un io minore". La decisione è presa, nonostante il prof e la ricercatrice collaborino da tempo. Nel curriculum , ad esempio, la candidata si definisce "cultore della materia presso la cattedra di Filosofia politica" di Urbino e annovera un incarico di supporto alla didattica nel corso di Alfieri. Quella che una volta si chiamava l'assistente. "La figura dell'assistente non esiste più da decenni" - replica Alfieri al Fatto (...) Il problema è che l'allieva si è candidata e il prof era presidente della commissione che poi l'ha scelta: "Non c'è una legge che lo vieta". Non c'è solo questo. Secondo l'autore dell'esposto, tra le 12 pubblicazioni sottoposte alla commissione, la vincitrice ne avrebbe presentata una da titolo "Il paradigma biopolitico e le prospettive ermeneutiche" che non era ancora andata in stampa ed era priva del codice Isbn e di deposito legale, adempimenti previsti dalla legge perché un lavoro editoriale possa essere accettato in un concorso pubblico".


Leggi l'articolo integrale sul "Fatto quotidiano" del 14 gennaio 2020



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