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Veronese e il ricorso al Tar contro Uni Padova, settore Medicina: retromarcia dell'ateneo

Ricordate la sua lettera intitolata "Io mi vergogno per voi" , rivolta ai commissari di un concorso, che avevamo pubblicato tempo fa sul nostro sito?

Nicola Veronese, iscritto a "Trasparenza e merito", ha proseguito la sua battaglia di legalità depositando il ricorso al Tar per il concorso irregolare per ricercatore (tipo "a") bandito dall'ateneo di Padova al Dipartimento di Medicina, settore concorsuale 06/B1 Medicina interna. L'appoggio, l'incitamento, il supporto dell'Associazione significa tantissimo, in questi casi, significa non sentirsi più da soli nel denunciare le irregolarità e i soprusi. Certo, occorre una grande volontà individuale e il coraggio di portare avanti le proprie ragioni contro un intero sistema. E' quello che ha fatto Nicola.

Ebbene, come scrive Silvia Quaranta sul "Mattino di Padova", prima della sentenza del Tar il concorso contestato potrebbe essere presto annullato dall'ateneo stesso. L'Università di Padova, dunque, ha deciso di fare un passo indietro sul concorso, ancora prima che venga emessa la sentenza.

Un caso più unico che raro, perché è una mezza ammissione di "colpevolezza". Il motivo del contendere era un bando di Medicina interna, i concorrenti erano tre. Nicola Veronese era stato escluso, nonostante il suo più che valido curriculum , con 285 pubblicazioni e citazione nella "Top italian scientist", censimento degli scienziati italiani di maggior impatto.

Il concorso si era svolto a luglio scorso, e Veronese, dopo aver pubblicato la sua lettera sul nostro sito, aveva deciso di fare ricorso contestando una serie di irregolarità e illegittimità alla commissione. Tra queste, in particolare, il fatto che alcuni titoli in suo possesso, seppur richiesti proprio da bando, non siano stati minimamente considerati nell'attribuzione dei punteggi. Inoltre, secondo il ricorso depositato, la vincitrice del concorso avrebbe ottenuto un punteggio non coerente con i criteri indicati dal bando, visto che molte delle sue pubblicazioni erano del settore di ematologia ma il concorso bandito era per medicina interna. Insomma, da una parte ci sarebbe stata una sottovalutazione dei titoli, dall'altra una sopravvalutazione. L'udienza del Tar è fissata per l'8 maggio, ma il diverbio sembra ora destinato a risolversi diversamente: qualche giorno fa, il 29 aprile, l'ateneo di Padova ha infatti inviato ai candidati una nota, quindi un documento ufficiale, nel quale comunica l'avvio di un "procedimento di annullamento in autotutela". Un modo per dire - ricorda l'articolo del Mattino di Padova - che l'intenzione è quella di annullare il concorso , ancora prima della sentenza.

"Non è ancora l'atto di annullamento definitivo" - spiega l'avvocato amministrativista di Veronese, Mara Boffa, grande esperta di bandi universitari, nota agli amici di "Trasparenza e merito" per aver difeso vittoriosamente fino al reintegro la ricercatrice Anna Maria Monteverdi e per aver partecipato per conto dell'Associazione al servizio andato in onda sul Tg2 - "ma normalmente, quando viene avviata la procedura, la si porta a termine. E' un fatto inusuale che un ateneo scelga questa linea perché è un po' come ammettere che , una volta riviste le carte, hanno effettivamente trovato qualcosa che non andava bene, e che la contestazione era fondata. E allora, prima che sia il giudice ad imporlo, hanno scelto di annullare il concorso. L'autotutela, di cui si parla nel documento, significa proprio questo: adottare un provvedimento di segno contrario. Non succede spesso, perché di norma le università fanno tutto il possibile per salvaguardare la posizione del vincitore del concorso. In questo caso, quindi, abbiamo ritenuto particolarmente apprezzabile l'iniziativa."

Una volta completata questa procedura, se tutto andrà per il verso giusto, il concorso sarà annullato e il bando riaperto. Veronese , quindi, non avrà più bisogno della sentenza dei giudici del Tar, perché le sue richieste verrebbero soddisfatte direttamente dall'ateneo.

Un importante passo avanti che dimostra che il ricorso e la denuncia, se sussistono tutti gli elementi, paga nel risultato e che d'ora in poi gli atenei dovranno adeguarsi a rispettare le leggi. Anche perché su di loro, qualora dovessero continuare a impuntarsi, incombe la possibilità della denuncia penale, che va ad individuare le singole dirette responsabilità.

Dunque, come si dice, per fare retromarcia sugli abusi, meglio tardi che mai!


Leggi l'articolo integrale sul "Mattino di Padova" del 4 maggio 2019




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