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Vergogna UniFi: "Non può vincere, se lo fai Papa quello fa lo scisma". Le intercettazioni a Medicina


"Non deve vincere. Se lo fai Papa fa lo scisma. Questo posto è per il neurologo che viene da Padova". Medicina a Firenze, le intercettazioni sui concorsi. L'ex prorettore: "Il Prof. Gallo scientificamente è bravo, se facciamo un bando lui lo vincerebbe". Lo sfogo di Gallo: "Io non voglio fare carriera, voglio fare un concorso: ho 53 anni e da 18 sono associato". A questo punto il sistema capisce che Gallo è diventato ingestibile. Dalle intercettazioni agli atti dell'inchiesta emergono le grandi manovre sui concorsi così da muovere professori come pedine su una scacchiera. E' un gioco ad incastri in tutta Italia - scrive il "Corriere" (ed. Firenze). Sono necessarie alcune considerazioni più generali, a margine di questa importante ed emblematica vicenda, partita dalla denuncia del Prof. Oreste Gallo, associato di "Trasparenza e merito". Questi metodi sono chiaramente la prassi in tutti i settori scientifico disciplinari di tutti gli atenei italiani (salvo qualche raro caso in cui si fa una valutazione reale e si premia chi è realmente il candidato con più titoli, produzione scientifica e pubblicazioni). Le abilitazione per l'Asn vengono usate come veri e propri regolamenti di conti, in modo da poter apparecchiare i concorsi locali. Appena attraverso un ricorso o una denuncia saltano alcuni tasselli di questo gioco ad incastro, l'intero sistema di quel settore va in crisi perché , siccome tutto è deciso attraverso scambi di favori ai concorsi, occorre sistemare chi ha "perso" il posto per colpa di un denunciante onesto che ha messo in crisi il meccanismo, quindi il sistema deve nuovamente commettere un abuso e un illecito per evitare che siano altri a denunciare, in modo da tenerli buoni. Inoltre va detto il danno economico per il paese (oltre che per le singole vittime dell'ingiustizia) è incalcolabile, come dimostrano le recenti sentenze di risarcimento a chi ha subito ingiustizie e abusi. Un danno di immagine ed economico enorme, che purtroppo, oggi senza un sistema che multa o sospende i responsabili dei reati (il Miur che eroga i fondi , quanto a garanzie di controllo è inerte, silente, per non dire altro, e dorme sonni profondi), viene pagato dalla collettività, da tutti i cittadini, dalle singole famiglie degli studenti che pagano le tasse. Anche il danno alla qualità della ricerca e dell'offerta didattica del servizio è fortissimo. Nonostante si tenda a dipingere un sistema universitario di alcuni atenei italiani che rimangono di eccellenza, in generale l'abbassamento del livello degli ultimi decenni e anni è visibilissimo, in termini generali, e va detto anche che, se non ci fossero questi concorsi truccati, il valore e lo spessore del sistema universitario sarebbe ancora maggiore. Infine vanno ricordati alcuni dati significativi che permettono di tracciare delle novità sostanziali. Iniziano a dimettersi, in giro per i vari concorsi d'Italia, molte commissioni nei diversi settori disciplinari, che hanno capito che rischiano di essere pesantemente coinvolte in prima persona per tenere in piedi un sistema che ormai è al collasso. Eppure, nonostante le inchieste, le denunce, le sentenze dei Tar che certificano abusi e irregolarità (con i ricorsi per Università e Scuola che nell'ultimo anno sono aumentati, hanno avuto una impennata del 42%), alcuni dipartimenti e alcuni atenei continuano imperterriti nel gestire il sistema di reclutamento pubblico ad uso personale, fregandosene bellamente delle indagini e dello scandalo nell'opinione pubblica. Ed è su questo che la nostra associazione vuole puntare l'attenzione: i fatti di questi ultimi mesi e giorni dimostrano che deve esserci un sussulto di coscienza, una sollevazione da parte di quei docenti onesti, che pure sono molti, che sono rimasti in silenzio di fronte ai tanti scempi, occorre che siano denunciati dai colleghi che hanno visto i falsi in atto pubblico, gli abusi di ufficio, i conflitti di interessi eclatanti, tutto ciò che getta ombre nel sistema. Questo deve accadere nell'interesse della collettività, ma anche a vantaggio della credibilità dell'Università stessa, di una Università diversa, dell'Università che vogliamo.


Leggi l'articolo cartaceo sul "Corriere della Sera" (ed. Firenze) del 28 febbraio 2019 Leggi l'articolo on line sul "Corriere fiorentino" del 28 febbraio 2019




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